In Sicilia, soprattutto nell'interno dell'isola, esiste una agricoltura priva di irrigazione. La cerealicoltura persiste non perché i terreni siano particolarmente vocati ma perché non esiste alternativa.
Eppure la Regione (mamma regione) ha dotato l'isola di ben 11 enti (con relativi Consigli, talora commissariati) e 2.192 dipendenti tutti incaricati di irrigare.
Le statistiche sostengono che le zone dei litorali e quelle pianeggianti siano irrigue, poco più del 50% dei terreni agricoli.
Senonchè anche per queste zone (fortunate) esistono i nei:
-condotte colabrodo,
-oltre la metà delle zone classificate irrigue in realtà sono prive di acqua.
Gli Enti che dovrebbero occuparsi dell'irrigazione qui in Sicilia li chiamiamo "Consorzi di Bonifica". Sono 11 strutture che galleggiano in una crisi perenne perché privi di fondi da impiegare, sovraffollati di personale fino al punto che le pagine dei libri-paga non li contengono. Costano 60 milioni fra costi del personale, spese di energia, affitto locali etc.
Il personale assiste impotente al disastro delle reti irrigue rotte e colabrodo.
Attualmente i Consigli di Amministrazioni, frutto dei sottoboschi politici, sono commissariati da parte dell'assessorato regionale all'Agricoltura.
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