Dal Def della Regione Sicilia varato nella giornata di ieri dall'ARS, dopo che era stato bloccato il giorno prima, abbiamo estrapolato una paginetta. Si tratta della paginetta che fotografa la realtà socio-economica entro cui viviamo i nostri giorni dopo aver "subito" i governi Cuffaro-Lombardo-Crocetta. Gli ultimi due -non va dimenticato- col decisivo sostegno della finta Sinistra Pd.
Parlare di disastro è poco.
Ognuno, comunque, tragga i propri convincimenti.
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Tanto nel contesto interno, quanto in quello internazionale, i più recenti dati socio-economici,
declinati nel presente documento, ci offrono inesorabilmente un quadro allarmante della Sicilia,
relegata all‟ultimo posto tra le regioni italiane e tra gli ultimi nell‟area europea:
- dei 5 milioni di residenti soltanto 1.370.000 risultano occupati (compresi i sommersi). In dieci
anni la Sicilia ha perduto 223.600 posti con meno di 44 anni e ne ha creato 94.200, coperti da ultra
44enni. La perdita di occupazione è di 130.000 unità (tasso di disoccupazione al 22,1% quella
giovanile al 57,2%). Tra disoccupati (383.000) e coloro che vorrebbero lavorare la disoccupazione
coinvolge quasi un milione di siciliani, circa 300.000 in più del 2007, distruggendo così la
speranza di lavoro, di futuro, di famiglia di tanti siciliani. Se il riferimento é l‟Emilia-Romagna,
dove su 4,5 milioni di abitanti lavorano in 2 milioni, occorre circa 1 milione di nuovi posti di
lavoro;
- si registra in Sicilia il terzo peggior tasso di attività (40%), fanno meno soltanto Calabria e
Campania;
- il numero di occupati nel settore manifatturiero é insufficiente e pesantemente colpito dalla crisi
(123.000 occupati su 1.3 milioni di occupati totali);
- si registra il più alto numero di famiglie a rischio povertà (55,4%, ben oltre Puglia 47,8% e
Campania 46,1%) in rapporto alla popolazione;
- l‟indice di infrastrutturazione, la metà della Liguria, colloca la Sicilia al penultimo posto in
Europa, dopo la Calabria;
- la Sicilia ha il più alto numero di persone che vivono all‟estero: circa 800mila, il 15% dei cinque
milioni di residenti nell‟Isola;
- ogni anno 25.000 siciliani emigrano verso il nord d‟Italia e d‟Europa (sempre più laureati e
specializzati), con un costo pari a 5Md€ per 5 anni, il numero di Neet (giovani fra 18 e 24 anni che
non si formano e non cercano lavoro) é al 41,4%, secondo solo alla Guyana francese (44,7%) ed
alla regione bulgara Severozapaden (46,5%);
- la dispersione scolastica ed universitaria é ai massimi livelli nazionali, é infatti superiore al 20%,
raggiungendo la maggior incidenza tra i giovani tra i 18 e 24 anni con la sola licenza media e non
più in formazione;
- il PIL-pro capite (17.100€) é inferiore a Grecia ed Ungheria. Sono circa 13 i punti persi rispetto
agli anni pre-crisi, si é ampliato il divario in termini di reddito-pro capite con le aree più
sviluppate del Paese ed i principali indicatori economici si sono contratti in misura superiore alla
media nazionale (Banca d‟Italia 2017);
- tra il 2007 e il 2016 la Sicilia ha perso il 12% del PIL, quasi il doppio del Nord Italia (7%) e
comunque più del Sud (11%): agricoltura -15%, l‟industria -54%, l‟edilizia -43%, solo il turismo
ha limitato i danni e l‟export invece è cresciuto solo da 3,3 a 3,5md€;
- l‟indice di competitività europeo (che oltre al PIL misura innovazione, governance, trasporti,
istruzione, infrastrutture, salute e capitale umano) colloca la Sicilia al 237° posto su 263 regioni
europee;
- nonostante la flebile ripresa, ben più contenuta che in altre zone del Sud Europa (Spagna, Malta),
l‟economia siciliana stenta a crescere e con questa lentezza tornerà ai livelli del 2008 ssoltanto dal
2030, mentre gli investimenti infrastrutturali finanziati dallo Stato sono scesi del 40%; - per le Pmi si registra una notevole difficoltà di accesso al credito che spinge tanti operatori a non
poter più onorare gli impegni presi, determinando a traino negativi orizzonti per la catena
economica, difficoltà che hanno determinato una forte riduzione dell‟erogazione creditizia a
favore delle M-Pmi di oltre il 19% a livello nazionale (dal 2011 al 2015) e di oltre il 2,2% nel solo
2016; in Sicilia, ciò si è tradotto in un calo delle erogazioni per ben 556mn€;
- i progetti di investimento delle risorse europee hanno generato poca occupazione: in Sicilia con i
4,2 md€ della programmazione 2007-2013 sono stati creati 8.663 posti di lavoro, 484 mila euro
per ogni posto;
- i siciliani spendono ogni anno 65/70md€ per acquistare beni (in particolare nel settore alimentare)
e servizi prodotti al di fuori dell‟Isola, importando prodotti, specialmente agricoli, disperdendo
ricchezza e non valorizzando la produzione agricola locale;
- nei precedenti esercizi il debito regionale é lievitato da 5 ad 8 md€ (+41%), si sono determinate
criticità evidenziate nel giudizio di parificazione del rendiconto generale nel luglio scorso della
Corte dei conti, molti Comuni sono prossimi al dissesto finanziario, le addizionali regionali sono
elevate al massimo livello, sono stati conclusi accordi finanziari che depotenziano le previsioni
dello Statuto ed il contributo al riequilibrio della finanza pubblica é raddoppiato in cinque anni
(1,36 md€).
2. E‟ sufficiente questa sintesi per delineare la drammatica situazione per mettere in moto ogni
energia umana presente nella comunità siciliana e risalire la china. E‟ anche una questione di orgoglio
che dovrebbe alimentare un civile movimento di opinione pubblica, per riscattare l‟immagine
di un‟isola ancora prigioniera di antichi pregiudizi e appesantita da luoghi comuni. È così legittimo
chiedersi: ma quando l‟Isola cesserà di essere un problema per diventare, invece, una risorsa per i
suoi abitanti, per il Mezzogiorno, per il sistema Italia? Certo non dipenderà solo dalla politica siciliana.
Ma per primi: Governo regionale, Assemblea, enti locali, operatori economici, e la parte migliore della
società, abbiamo il dovere anzitutto morale di lavorare per ridare energia, prospettiva, smalto a
questa nostra terra, a cominciare dall‟area mediterranea, dove la Sicilia può assumere un
protagonismo nell‟ottica europea.
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Riflessione:
Il DEF (Documento di economia e finanza) fotografa nelle sue 90 pagine una realtà deprimente, trascurata e verrebbe da dire maltrattata dai politicanti di destra e da quelli della finta sinistra.
Eppure gli attuali politicanti, appena eletti, giocherellano (vorrebbero tutti essere assessori, presidenti di commissioni, vicini al calduccio). Nulla sembra che importi loro della condizionne socio-economica in cui versa l'isola.
Ps
Chi non mastica le descrizioni degli economisti esca da casa in questi giorni pre-festivi (Pasqua 2018), giri per le strade di Contessa Entellina, Bisacquino, Chiusa Sclafani etc. e poi al ritorno a casa racconti ai propri cari quante persone ha incontrato. Dica soprattutto quanti giovani ha incontrato.
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