27 Febbraio
Muore il 27 febbraio 1960 a Milano Adriano Olivetti, poliedrico imprenditore e uomo di cultura. La morte
improvvisa lo colse durante un viaggio in treno da Milano a Losanna.
La sua azienda-modello, presente su tutti i maggiori mercati
internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all’estero abbinava
la logica ed i successi dell’impresa ad un progetto sociale che risulta, ancora
oggi, innovativo.
Si tratta dell’azienda dove nacquero le famose macchine da scrivere Olivetti, la Lettera 22, mito e oggetto di culto degli anni ’60 e di cui molti conservano ancora degli esemplari.
Si tratta dell’azienda dove nacquero le famose macchine da scrivere Olivetti, la Lettera 22, mito e oggetto di culto degli anni ’60 e di cui molti conservano ancora degli esemplari.
Imprenditore, è stato anche uomo di cultura, politico, intellettuale,
editore ed urbanista. Dopo essersi laureato in chimica industriale al
Politecnico di Torino, nel 1924 inizia l’apprendistato nell’azienda paterna
come operaio. A questo proposito, molti anni più avanti, e quando l’azienda
sarà un colosso internazionale, dirà al giovane giornalista Furio Colombo: “[...] io voglio che lei capisca
il nero di un lunedì nella vita di un operaio. Altrimenti non si può fare il
mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri“.
L’anno seguente, Olivetti compie un viaggio negli Stati Uniti dove visita decine di fabbriche fra le più avanzate, sia sotto il profilo della concezione che del rapporto con i dipendenti. Per la sua sensibilità estrosa e ricettiva questo è uno stimolo fortissimo.
L’anno seguente, Olivetti compie un viaggio negli Stati Uniti dove visita decine di fabbriche fra le più avanzate, sia sotto il profilo della concezione che del rapporto con i dipendenti. Per la sua sensibilità estrosa e ricettiva questo è uno stimolo fortissimo.
La sua famiglia, di origini ebraiche il padre e valdese la madre, è di
idee antifasciste ed è protagonista della fuga dall'Italia del leader socialista Filippo
Turati.
Tornato in Italia, si mette in testa di aggiornare e modernizzare la
Olivetti, con una serie di progetti appositamente pensati da lui. Fra le novità
introdotte si trovano idee originalissime e all’avanguardia, caratterizzate da
un’attenta e sensibile gestione dei dipendenti, sempre guardati dal punto di
vista squisitamente umano prima che come risorse produttive. Ecco allora
prendere corpo un’organizzazione decentrata del personale, una diversa
strutturazione delle funzioni direttive, la razionalizzazione dei tempi e
metodi di montaggio, lo sviluppo della rete commerciale in Italia e all’estero
e altro ancora.
La nuova organizzazione fa aumentare in maniera
significativa la produttività della fabbrica e le vendite dei prodotti. Alla
fine del 1932 è nominato Direttore Generale dell’azienda, di cui diventerà
Presidente nel 1938, subentrando al padre Camillo.
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