CRISTIANO VIDALI, giornalista
Se la storia ci ha insegnato qualcosa, è l’estremo polimorfismo delle interpretazioni dell’Evento da parte dell’uomo, oltre alle infinite manifestazioni espressive di quest’ultimo. Si può intimidire con le parole e con il silenzio; si può perdonare con una mano, con uno sguardo, con un rasserenato tono di voce; si può fare una guerra con il pensiero, con le armi, con i fiori.
E la storia non smette di stupirci, perché, anche e soprattutto nei momenti di più profonda crisi politica ed antropologica, la reazione degli uomini può rivelarsi travolgentemente ingenua, quanto incontenibilmente intensa. In una contemporaneità smarrita nelle crisi identitarie, sugli aperti conflitti religiosi c’è chi misconosce le guerre concettuali seminate irresponsabilmente dalle mortifere ideologie e manifesta la propria presa di distanza con gesti dall’inesausto coinvolgimento umano.
GIAN CARLO CASELLI, magistrato
L'attività politica e religione devono rimanere distinte, altrimenti c’è il rischio di un corto circuito, di sostituire le leggi dello Stato con il Vangelo. Ma distinzione significa che la politica, pur dovendo restare autonoma (non è nel Vangelo che si possono trovare le soluzioni tecniche dei vari problemi che essa deve affrontare), può trovare orientamenti anche nell’omelia del Papa. Specie se si va in massa (guai a mancare …) a prendere messa da lui.
Nei tantissimi interventi di papa Francesco in tema di corruzione abbondano le parole chiare ma dure, spesso spietate. I corrotti sono “putredine verniciata, devoti delle dea tangente”. Corruzione è “non guadagnare il pane con dignità” e ai figli dei corrotti tocca “ricevere come pasto dal loro padre sporcizia”.
Dopo la tratta delle persone il delitto più grave è proprio la corruzione, “cancro sociale profondamente radicato nei governi, nell’imprenditoria e nelle istituzioni; una pratica abituale nelle transazioni commerciali e finanziarie, negli appalti pubblici, in ogni negoziazione che coinvolga agenti dello Stato”.
ROBERTO MARCHESI, studioso di macroeconomia
Renzi sa benissimo che la riforma più urgente da fare in Italia sarebbe una buona legge contro la corruzione, la piaga più grave dell’Italia, ma non la fa, e nemmeno ne parla.
Perche? Chi glie lo impedisce?
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