Cristianesimo ed ebraismo
E' corretto affermare che il Cristianesimo è nato dall'ebraismo. Gesù era un ebreo ed il Cristianesimo è nato all'interno del mondo giudaico.
E' certamente un errore sostenere che il Cristianesimo sia nato, derivi, dall'ebraismo così come lo conosciamo oggi.
L'ebraismo dei nostri giorni, quello che si identifica nelle Sinagoghe diffuse in molti paesi del mondo, è pure esso sorto nei medesimi decenni, a cavallo del I e II secolo, in cui andava nascendo il Cristianesimo. Questo ebraismo dei nostri giorni è il frutto di un processo innovativo che gli storici definiscono la "riforma rabbinica", che iniziò dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme, nell'anno '70.
Quarant'anni
dopo la morte di Gesù, il Tempio di Gerusalemme venne distrutto da una guerra
rovinosa contro i romani. Questo evento segnò la fine del "giudaismo
antico", quello che ritroviamo nell'Antico Testamento. Da quella
distruzione cominciano ad emergere, a distinguersi, due filoni di giudaismo: il
cristianesimo e il rabbinismo.
Il
giudaismo fino a quell'evento distruttivo era assolutamente diverso
dall'ebraismo dei nostri giorni: era incentrato non sulla Torah ma sul culto
del Tempio di Gerusalemme e riconosceva come autorità il sacerdozio sadduceo,
non i maestri della Torah (la Legge), anche se questa assolveva cmunque a funzioni di
vita importanti.
Finchè il
Tempio si ergeva a Gerusalemme, il cristianesimo fu semplicemente un filone, un
gruppo giudaico, di quel tempo, certo con le caratterizzazioni proprie. La separazione tra Cristianesimo ed ebraismo
avvenne quindi dopo la prima guerra contro i romani (anno '70) e si dispiegò
come una separazione all'interno del popolo ebraico, tra gruppi diversi di
ebrei e tra interpretazioni parallele e divergenti della comune eredità
giudaica.
Giovanni Paolo II -
nell’intento di riparare colpe cui non erano estranee responsabilità da parte
dei cristiani - coniò una formula molto efficace: «Gli ebrei sono nostri
fratelli maggiori!». L’espressione fu ben accolta e risuonò in ogni incontro di
dialogo ebraico-cristiano.
Storicamente gli ebrei attuali non sono tuttavia
fratelli maggiori, nati prima di noi o in una posizione di eccellenza rispetto
a noi. Ebrei e cristiani insieme hanno una derivazione da un unico tronco
(quello da noi chiamato Antico Testamento), una derivazione che non dà
precedenza all’uno sull’altro. Sarebbe più esatto dire che siamo 'fratelli
gemelli'.
L'Antico giudaismo viveva in un’epoca di pluralismo di forme e di appartenenze: sadducei, esseni, farisei...
Come annotava il cardinal Ratzinger, «fede cristiana e giudaismo sono due modi di fare proprie le Scritture di Israele che in definitiva dipendono dalla posizione assunta nei confronti di Gesù».
L’Antico Testamento apre a
entrambe le strade, e se l’interpretazione cristiana vede il realizzarsi in
Gesù Cristo delle profezie dell’Antico Testamento perché ormai centro della
fede è lui, il Messia e Signore, l’interpretazione ebraica ha messo al
centro la Torah che, con i commenti rabbinici di Mishna e Talmud, va amata e
custodita «più di Dio stesso».
Cristiani ed ebrei dei nostri giorni sono quindi
nati dallo stesso ventre: il giudaismo del Tempio post-babilonese.
Gli storici ci dicono che i "farisei"
con cui Gesù ebbe molto a polemizzare non erano una corrente "al
governo", erano in realtà un filone che si opponeva ai sadducei, coloro che
gestivano il Tempio. Gli stessi farisei nel loro contestare i sadducei erano un
gruppo, una fazione, innovativa e composta da riformatori. Non rappresentavano
nè la tradizione ebraica, nè l'establishment, nè i capi del popolo. Erano in
sostanza una minoranza influente, ma non alla guida del popolo.
Eppure le scritture neo testamentarie polemizzano
più con i farisei che con i sadducei. Quale è il motivo ?
E' semplice da capire per chi conosce la Storia
del Novecento. I comunisti di quel secolo più che polemizzare con i
conservatori ed i reazionari erano specializzati nel criticare e attaccare i socialisti. I
nemici principali dei comunisti non furono mai i conservatori
democristiani nè i reazionari nazi-fascisti ma i riformisti socialisti.
Farisei e Cristiani polemizzarono fra loro perchè erano
entrambi riformatori, volevano entrambi rinnovare la tradizione ebraica. Fra
loro si svolgeva un conflitto tra due gruppi riformatori che perseguivano lo
stesso obiettivo, ma in maniera diversa.
Le polemiche le rinveniamo nel nuovo Testamento
dei cristiani e pari pari nelle fonti rabbiniche.
Con la distruzione del Tempio (dove sadducei,
farisei, cristiani si ritrovavano) scomparve il gruppo che stava attorno al
sacerdozi sadduceo, quel gruppo che aveva richiesto la condanna a morte di
Gesù, di Giacomo suo fratello, l'arresto di Paolo e tutte le misure anti-cristiane.
I vari gruppi giudaici, in buona sostanza,
avevano interpretazioni e visioni del mondo differenti fra loro. Avevano pure organizzazioni proprie. Base comune era solamente la credenza nell'unico Dio e
la Legge mosaica.
I farisei (da cui proviene l'odierno rabbinismo) avevano
proprie sinagoghe differenti da quelle degli esseni, degli ebrei ellenisti etc.
Fino al '70 l'identità ebraica fu garantita dal
culto a Dio nel Tempio. I cristiani si recavano pure loro regolarmente al Tempio per
glorificare Dio. Lo stesso Paolo fu arrestato all'interno del Tempio dove adempiva ad un
voto.
Allora in cosa si differenzia il filone cristiano
?
Per la fedeltà a Gesù, considerato Messia. Essi
avevano proprie assemblee differenti dalle sinagoghe farisee e rituali
differenziati (p.e. battesimo per la remissione dei peccati ed eucarestia
spezzando il pane). Con queste caratterizzazioni essi continuavano ad essere
pii ebrei all'interno del pluralismo giudaico.
Conclusione
Il Cristianesimo ed il rabbinismo odierno nacquero
contemporaneamente, quindi, con la distruzione del Tempio, allorchè venne meno
il terreno comune delle differenti anime cultuali pluraliste giudaiche.
Da allora i cristiani accentuarono il
riconoscimento di Gesù-Messia, i farisei accentuarono l'obbedienza alla
tradizione dei padri e alla Legge mosaica.
Da quella fase storica venne meno ogni legame,
ogni sentire unitario.
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