Cercheremo di capire, attraverso l'opera di un antropologo culturale, chi era l'uomo Gesù, come viveva in un villaggio della Galilea romana, quali erano le relazioni umane che verosimilmente intratteneva nella comunità di origine. Passeremo a descrivere come i ricercatori storici, gli antropologi, filtrano i testi evangelici sulla vita pubblica dai rivestimenti teologici per ridarci -ancora una volta- l'uomo Gesù.
Nel contempo procederemo di volta in volta nel cammino storico del Cristianesimo.
Alla ricerca del Gesu' Storico
Fra le ricerche di antropologia culturale piu' recenti intese a fornire un profilo piu' aderente possibile di Gesu' di Nazareth la piu' puntuale e' sicuramente quella di John P. Meier, un eminente studioso biblico dell'Universita' dello Stato dell'Indiana, Usa.
I suoi corposi testi riescono a dare, grazie ai recenti metodi di ricerca storica, una considerazione ed un profilo personale del Nazareno come avranno avuto modo di conoscerlo i suoi contemporanei. Tutti i volumi di Meier recano il titolo, provocatorio, "Un ebreo marginale - Ripensare il Gesu' storico ", come dire che quell'uomo Gesù veniva dalla campagna e non frequentò qualcosa che somigliasse ad Oxford.
Il ritratto che viene fuori e' quello vivo, aderente al contesto sociale e culturale dell'epoca.
Nel primo volume l'autore descrive nitidamente la Palestina del I secolo, il contesto sociale, economico, istituzionale e religioso entro cui il giovane Gesu' crebbe e visse. Nel secondo, sempre con attenzione molto minuziosa al vivere sociale dell'epoca, mette in scena, come si trattasse di una proiezione, l'intero periodo di vita pubblica a cominciare dall'influsso che certamente il Battista ha avuto su di lui e come la tradizione dei miracoli non possa essere demolita secondo i canoni dello scetticismo dei nostri giorni. Contraddicendo la visione di noi uomini del terzo millennio Meier descrive come il Gesu' del I secolo operasse da taumaturgo e non da "mago", poiche' i miracoli avevano lo scopo di "condurre le persone alla Fede, al pentimento e al discepolato".
Maier precisa comunque che i pur validi metodi scientifici dell'odierna ricerca storica non riescono a fornirci il "Gesu' reale". Il Gesu' storico di cui a due mila anni di distanza possiamo disporre e' quindi una costruzione scientifica della moderna ricerca scientifica, una astrazione teorica che riesce a coincidere solo parzialmente con il Gesu' di Nazareth reale. Meier, oltre che antropologo pure sacerdote cattolico, prosegue: se il Gesu' storico non e' il Gesu' reale, non e' neanche il Gesu' teologico, quello finora investigato dai teologi secondo i loro rispettivi metodi e criteri. Come dire che nemmeno il Gesù del dotto teologo Ratzingher è reale.
Fra le ricerche di antropologia culturale piu' recenti intese a fornire un profilo piu' aderente possibile di Gesu' di Nazareth la piu' puntuale e' sicuramente quella di John P. Meier, un eminente studioso biblico dell'Universita' dello Stato dell'Indiana, Usa.
I suoi corposi testi riescono a dare, grazie ai recenti metodi di ricerca storica, una considerazione ed un profilo personale del Nazareno come avranno avuto modo di conoscerlo i suoi contemporanei. Tutti i volumi di Meier recano il titolo, provocatorio, "Un ebreo marginale - Ripensare il Gesu' storico ", come dire che quell'uomo Gesù veniva dalla campagna e non frequentò qualcosa che somigliasse ad Oxford.
Il ritratto che viene fuori e' quello vivo, aderente al contesto sociale e culturale dell'epoca.
Nel primo volume l'autore descrive nitidamente la Palestina del I secolo, il contesto sociale, economico, istituzionale e religioso entro cui il giovane Gesu' crebbe e visse. Nel secondo, sempre con attenzione molto minuziosa al vivere sociale dell'epoca, mette in scena, come si trattasse di una proiezione, l'intero periodo di vita pubblica a cominciare dall'influsso che certamente il Battista ha avuto su di lui e come la tradizione dei miracoli non possa essere demolita secondo i canoni dello scetticismo dei nostri giorni. Contraddicendo la visione di noi uomini del terzo millennio Meier descrive come il Gesu' del I secolo operasse da taumaturgo e non da "mago", poiche' i miracoli avevano lo scopo di "condurre le persone alla Fede, al pentimento e al discepolato".
Maier precisa comunque che i pur validi metodi scientifici dell'odierna ricerca storica non riescono a fornirci il "Gesu' reale". Il Gesu' storico di cui a due mila anni di distanza possiamo disporre e' quindi una costruzione scientifica della moderna ricerca scientifica, una astrazione teorica che riesce a coincidere solo parzialmente con il Gesu' di Nazareth reale. Meier, oltre che antropologo pure sacerdote cattolico, prosegue: se il Gesu' storico non e' il Gesu' reale, non e' neanche il Gesu' teologico, quello finora investigato dai teologi secondo i loro rispettivi metodi e criteri. Come dire che nemmeno il Gesù del dotto teologo Ratzingher è reale.
Avremo tempo per capire.
Quali erano le convinzioni di Gesù ?
Sono quasi tutte sintetizzate nel Padre Nostro e riportate da alcuni evangelisti. Si tratta di modi espressivi già presenti nella Bibbia ebraica. Gesù si rivolge con assoluta fiducia a Dio Padre, ne invoca la venuta del suo Regno e si abbandona alla sua volontà.
Richiesta di penitenza e invocazione del Regno improntano l'attività svolta nel deserto del Battista.
Come vedremo dall'approfondimento curato dal Meier il Gesù di una fase iniziale è infatti impregnato ed affascinato dall'operato del Battista e gli evangelisti (tutti e quattro) nel loro lavoro teologico evidenziano -in modalità differenti- il loro tentativo di sganciare il loro maestro dall'ingombrante personalità di Giovanni Battista.
Per Giovanni la purificazione da tutto ciò che è impuro dipende:
-dalla vita ascetica e rigorosa
-comportamenti retti
-pratica del battesimo.
Il battesimo compiuto nell'acqua corrente del fiume già stava a segnare un conflitto, una rottura con la ritualità sacerdotale compiuta all'interno del Tempio di Gerusalemme (sacrificio espiatorio).
Per Giovanni quella ritualità non aveva alcun rilievo di salvezza.
Gesù iniziò quindi la sua vita pubblica sotto il segno di Giovanni, ma dopo si allontanò da lui. Gli evangelisti spiegano ma al contempo lasciano intendere qualcosa. Ma su questo riporteremo le risultanze di Meier.
Per Gesù la purificazione di ciascuno dipende dal "perdono" che viene accordato. Perdono fra gli uomini in diretto rapporto col perdono di Dio, il Padre buono.
Così come Giovanni, pure Gesù è lontano mille miglia dall'ordine sacerdotale dal Sinedrio, autorità per l'osservanza della Torah, la legge di Mosè, come lo è dalla funzione a cui era destinato il Tempio, cuore della vita socio-economica-culturale ebraico.
Egli non rifiuta la funzione del Tempio però esige che venga esclusivamente riservato al culto. Da questo convincimento si spiega lo sdegno con cui scaccia da quel luogo commercianti, cambiavalute e idolatri della moneta.
Alla luce di questo quadro -oggi- scaccerebbe dalle nostre società liberiste che hanno posto al centro della loro vita la
finanza tutti gli operatori che lavorano nelle Borse.
In effetti oggi il centro di ogni città dell'Occidente, anche in senso fisico, è la Borsa (Wall Strett, London Stock Exchange, etc.) come un tempo
lo erano le cattedrali.
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