GLI STATI UNITI SI IMPONGONO COME PAESE PIU' RICCO
Il nuovo mondo (era fin troppo palese sin dal XVII secolo) disponeva di risorse abbondanti che attendevano solamente di essere sfruttate. Ciò che mancava era la manod'opera e fu su questo versante che si adoperarono i responsabili di quelle terre.
Alla fine del XIX secolo gli Stati Uniti erano potenzialmente una superpotenza che si estendevano su mezzo continente e che disponevano di tutte le risorse naturali necessarie per la pratica dell'agricoltura, silvicoltura, delle attività industrialki ed estrattive.
Vigeva un equilibrio fra i poteri di controllo governativo, l'iniziativa pubblica e la libertà privata di perseguire interessi economici personali; tutto ciò favoriva lo spirito imprenditoriale.
In quel nuovo mondo, così come nei paesi Nord-Occidentali dell'Europa, non esisteva traccia dei retaggi d'inerzia, quei lasciti dei vecchi ordinamenti feudali di cui noi, in Sicilia, siamo ancora ammantati. Se nei nostri paesini il silenzio, le strade vuote, la disoccupazione diffusa, l'ambiente e le infrastrutture devastate la fanno da padroni è perchè in noi è radicato il convincimento che altri (lo Stato, la Regione, ...la Provvidenza) devono fare; noi saremmo spettatori e destinatari del fare altrui.
Così i molti secoli di feudalesimo ci hanno impastato !
Questa immagine ci offre un esempio della rapida evoluzione dell'automobile. Questo è il primo modello brevettato nel 1886 da Karl Benz |
Nel 1900 le esportazioni britanniche ammontavano a 34,4 dollari pro-capiite, contro i 18,6 dollari di quelle statunitensi.
Negli Stati Uniti, tuttavia, l'eccezionale esplosione demografica che portò in brevissimo tempo la popolazione nazionale da 5,3 milioni a 76 milioni di abitanti, grazi anche al contributo dell'immigrazione, diede un ulteriore spinta all'espansione economica.
Nel 1914 gli Usa rano l'economia più vasta del mondo.
Nel corso del XIX e del XX secolo si delinearono con chiarezza le caratteristiche fondamentali dello sviluppo globale nell'era dell'industrializzazione e della modernizzazione. Si creò un "nucleo" di economie progressiste in grado di sfruttare non solo le opportunità di crescita offerte dalle proprie risorse interne, ma anche quelle ottenute grazie alla partecipazione all'economia internazionale, arricchendosi in misura fino ad allora insospettabile.
Assicuriamo però che quelle forze dell'economia che marciano in avanti, verso il progresso, sono le stesse che confluiscono nelle nascenti nuove politiche che si pongono l'obiettivo di abbattere il vecchio mondo feudale, realizzare inoltre l'Unità d'Italia, innescare circuiti culturali fino ad allora impensabili e far nascere i movimenti socialisti e sindacali.
Lì, come in Sicilia, dove la resistenza e l'ottusità dei ceti dominanti (legati alla mafia, nell'intento di conservare il vecchio mondo) fanno fronte contro il nuovo mondo libero (liberale), la miseria delle masse permarrà pesantemente fino agli anni cinquanta/sessanta del Novecento e saranno sconfitte dall'affermarsi del primo centro-sinistra.
L'unica valvola di sfogo, all'oppressione, come sappiamo è stata l'emigrazione di massa.
La politica e la cultura sono rimaste -dalle nostre parti- in naftalina sino a pochi decenni fà e ciò che veniva definita "cultura" non era altro che girare la testa all'indietro, nel passato.
Non meravigliamoci quindi se oggi la Sicilia è quella che è.
Nel corso del XIX e del XX secolo si delinearono con chiarezza le caratteristiche fondamentali dello sviluppo globale nell'era dell'industrializzazione e della modernizzazione. Si creò un "nucleo" di economie progressiste in grado di sfruttare non solo le opportunità di crescita offerte dalle proprie risorse interne, ma anche quelle ottenute grazie alla partecipazione all'economia internazionale, arricchendosi in misura fino ad allora insospettabile.
Riflettiamo
Ciò che andiamo dicendo forse risulterà poco comprensibile per alcuni dei nostri lettori. Assicuriamo però che quelle forze dell'economia che marciano in avanti, verso il progresso, sono le stesse che confluiscono nelle nascenti nuove politiche che si pongono l'obiettivo di abbattere il vecchio mondo feudale, realizzare inoltre l'Unità d'Italia, innescare circuiti culturali fino ad allora impensabili e far nascere i movimenti socialisti e sindacali.
Lì, come in Sicilia, dove la resistenza e l'ottusità dei ceti dominanti (legati alla mafia, nell'intento di conservare il vecchio mondo) fanno fronte contro il nuovo mondo libero (liberale), la miseria delle masse permarrà pesantemente fino agli anni cinquanta/sessanta del Novecento e saranno sconfitte dall'affermarsi del primo centro-sinistra.
L'unica valvola di sfogo, all'oppressione, come sappiamo è stata l'emigrazione di massa.
La politica e la cultura sono rimaste -dalle nostre parti- in naftalina sino a pochi decenni fà e ciò che veniva definita "cultura" non era altro che girare la testa all'indietro, nel passato.
Non meravigliamoci quindi se oggi la Sicilia è quella che è.
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