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martedì 10 febbraio 2015

Imu terreni agricoli. Domani al Senato sono convocati i dirigenti dell'Istat per capire perchè i territori montani di alcuni comuni sono tassabili e quelli collinari di altri no

Oggi 10 febbraio è stato l’ultimo giorno di chiamata alla cassa dei contribuenti sull’imu dei terreni agricoli relativa al 2014 e, come nei giorni passati, tra mille incertezze.
Le Organizzazioni dei produttori agricoli hanno continuato a richiedere ai sindaci di sterilizzare le sanzioni per i ritardati pagamenti.
Il decreto legge n. 4/2015, approvato in fretta e furia dal governo di Matteo Renzi per rimediare al pasticcio generato dall'applicazione dei criteri altimetrici applicabili all’ubicazione del Palazzo Municipale, non ha  scritto la parola fine sulla vicenda. E lo si è ancor più capito dal fatto che pochi contribuenti hanno in questi giorni varcato gli accessi agli Uffici Postale e alle Banche con l’intento di voler pagare l’odiosa imposta “patrimoniale”.
A far discutere in queste ultime ore è la rigidità dei criteri Istat che costringono al pagamento molti comuni appartenenti alla cosiddetta «collina povera»; sì, così viene definita una realtà come quella di Contessa Entellina; tanto povera che “nei secoli” ha saputo semplicemente produrre emigrazione di migliaia e migliaia di esseri umani invece che ricchezza per la popolazione.
Oggi Agrinsieme (il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane) ha rivolto un appello ai sindaci per la non applicazione degli interessi e delle sanzioni di mora per gli eventuali ritardati pagamenti.

Domani in commissione finanze sono previste le audizioni dei rappresentanti dall'Istat da cui i senatori si attendono maggiori chiarimenti sui criteri usati per attribuire ai comuni il requisito della montanità. 
Montanità che va declinandosi  sempre più, alla luce del decreto Renzi, mondanità, ossia maniera frivola di affrontare questioni serie che attengono il mondo del lavoro in agricoltura. 

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