ANTONIO POLITO, direttore de Il Corriere dl Mezzogiorno
Il
nuovo Pd di Renzi si è fermato a Eboli. Anzi, non ha neanche varcato il
Garigliano. Più che la minoranza interna, il rischio peggiore per il segretario
è questa maggioranza esterna di notabili e cacicchi locali che, soprattutto da
Roma in giù, controlla tuttora il partito: un ceto politico rimasto del tutto
immune alla cosiddetta «rivoluzione» renziana.
Non si
tratta solo della questione morale. Che pure conta. L’ultimo arrestato in
Campania, il sindaco di Ischia, non è uno qualunque: è un capo locale, uno
capace di prendere 70 mila preferenze in tutto il Sud alle Europee fallendo per
un soffio l’ascesa a Strasburgo, uno che fino a dieci anni fa stava in Forza
Italia, un Nazareno ante litteram nella sua isola, che governava in un patto di
ferro con la destra.
Più che
una devianza, incarna cioè una filosofia politica molto diffusa nel Pd..,
spesso usato come un taxi da chi è a caccia di potere. Vedremo se con lui il
segretario sarà inflessibile come con Lupi o flessibile come con De Luca.
Conterà molto il clamore mediatico: che in questo caso è assicurato, perché le
duemila bottiglie del vino di D’Alema non hanno niente da invidiare al Rolex di
Lupi.
Ma prima ancora che morale, il problema è politico. Nel
Mezzogiorno Renzi è un estraneo. Ci si fa vedere anche poco, per la verità. E
comunque non c’è una regione meridionale dove si possa dire che abbia cambiato
verso al suo partito. I governatori e gli aspiranti governatori del Pd sono
tutti esponenti di un’altra epoca, che traggono la loro forza dal sistema di
consenso costruito sul territorio e che sono al massimo tollerati, non certo
scelti, dal centro. Crocetta in Sicilia, Emiliano in Puglia, Oliverio in
Calabria, De Luca in Campania: niente di più lontano dalle camicie bianche, l’
e-government e i talk show.
THOMAS PIKETTY, economista
«Dagli anni 80 in poi, la progressività dei sistemi fiscali si è drasticamente ridotta, con una riduzione su vasta scala delle imposte applicabili ai redditi più elevati e un graduale aumento delle tasse indirette, che colpiscono i più poveri».
THOMAS PIKETTY, economista
«Dagli anni 80 in poi, la progressività dei sistemi fiscali si è drasticamente ridotta, con una riduzione su vasta scala delle imposte applicabili ai redditi più elevati e un graduale aumento delle tasse indirette, che colpiscono i più poveri».
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