Giornale di Sicilia
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Palazzo Adriano, Campofiorito, Chiusa Sclafani, Giuliana, Bisacquino, Contessa
Entellina e Camporeale, riunitisi a Palazzo per mettere appunto un documento
congiunto sul dopo-Ato 2. La prima obiezione al progetto riguarda
l'individuazione e l'assunzione dei dipendenti, l'altra attiene invece al costo
presunto del servizio per i Comuni, non ancora determinato. Insomma, un
intricato nodo difficile da sciogliere. Sul primo punto i sindaci mandano a
dire al presidente della Ssr «Palermo provincia ovest», Filippo Di Matteo, al
commissario straordinario della «Alto Belice ambiente» in procedura
fallimentare, Giuseppe Taverna, al curatore fallimentare Cristina Bonomonte e
all'assessore regionale all'Energia Vania Contraffatto, che in «in particolare,
giova rammentare che in ottemperanza alle vigenti disposizioni di legge i
Comuni non possono prowedere ad individuare nominativamente i lavoratori che
verranno avviati al lavoro, ne tantomeno si può procedere alla esclusione ed in
buona sostanza al licenziamento dei restanti lavoratori m quanto ciò
comporterebbe un palese licenziamento collettivo in violazione alle
disposizioni di cui agli articoli 4, 5 e 24 della legge 223 del 1991»: questo
si legge nel documento. Inoltre, «si contestal'aspetto relativo alla definizione
dell'ammontare del costo del servizio per i Comuni scriventi visto che, ancora
una volta, quest'ultimo non viene determinato sulla scorta del criterio del
centro di costo adoperando invece criteri perequativi che penalizzano i Comuni
minori a vantaggio dei Comuni con un maggior numero di cittadini utenti». I
sindaci in sostanza chiedono la riapertura del tavolo tecnico, anche alla
presenza di giuristi, al fine di indicare percorsi «rispettosi delle
disposizioni normative vigenti» circa le modalità di affidamento del servizio
di raccolta, con l'awertimento che in caso contrario i Comuni saranno costretti
anche a valutare l'opportunità di recesso dalla società, e quindi a individuare
percorsi alternativi. In altre parole, si chiede la gestione di un servizio
improntato ai cri teri di «efficacia ed efficienza», nonché a garantire per
intero i livelli occupazionale esistenti, cosi come stabilito del re sto nella
fase iniziale di costituzione della «Belice impianti». «Le delibere di
individuazione se adottate sarebbero illegittime. I Comuni non possono
individuare a propria discrezione i lavoratori. Per il personale non impiegato
si tratterebbe di licenziamento collettivo illegittimo», dice l'avvocato degli
enti locali firmatari, Giuseppe Ribaudo, A stretto giro di posta la risposta
del presidente della Srr «Palermo provincia ovest», Di Matteo. «Io posso fare
poco - dice -. Se i sindaci non riescono a garantire il posto di lavoro dei 276
lavoratori non è colpa della società. I Comuni hanno ricevuto le direttive per
mantenere i lavoratori in forza il 22 dicembre scorso. La società - aggiunge -
è stata costituita per venire incontro ai lavoratori consentendo il transito
nella gestione in house». Entro ieri sera, peraltro, si doveva consegnare
l'elenco dei dipendenti che manterranno il posto di lavoro.
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