In quel 1520,
quando ...
L'Universita' (=l'Istituzione Comunale durante il periodo feudale 1520-1812) di Contessa per tutto il periodo svolse sia le funzioni amministrative che quelle giurisdizionali.
La definizione di "Stato territoriale" non era quindi fuori
luogo. Tutto il potere spettava al Signore (in Sicilia chiamato il Barone), che vivendo altrove si avvaleva di
un "alter ego", il secreto. Operativamente l'amministrazione delle
problematiche inerenti il centro abitato, la viabilita' interna ed esterna, la
preservazione del demanio, competevano ai giurati, eletti dai capi famiglia con
censo, ma in via di fatto individuati (stante l'immenso potere) dal secreto e
dai suoi collaboratori.
Le altre funzioni svolte dallo stato feudale nei confronti dello Stato erano: il reclutamento militare, lo svolgimento della giustizia sul territorio, il mantenimento dell’ordine pubblico sul l'intero territorio della Baronia, la gestione carceraria ed altro ancora.
Le altre funzioni svolte dallo stato feudale nei confronti dello Stato erano: il reclutamento militare, lo svolgimento della giustizia sul territorio, il mantenimento dell’ordine pubblico sul l'intero territorio della Baronia, la gestione carceraria ed altro ancora.
Non puo' sfuggire che
nelle strategie delle singole famiglie influenti la presenza del regime feudale
e delle sue strutture influiva sulla pratica (allora piuttosto abituale) della faida, sull’attribuzione di maggiore
o minore status nobiliare (il prestigio), sul ruolo e le funzioni economiche.
Strumenti del “governo” locale e interlocutori privilegiati del signore (Barone) che viveva a Palermo ( o addirittura a Roma) e, soprattutto, dei suoi rappresentanti (i governatori generali, o secreti) erano oltre ai giurati gli altri ufficiali locali (capitani, proconservatori, giudici, notai) che, investiti di una parte della giurisdizione signorile, erano ammessi al controllo dei diversi ambiti dell’amministrazione feudale.
Nel caso di Contessa tutti questi "ufficiali" furono fatti provenire da fuori ma si compenetrarono nel sentire e nell'essere della comunita' arberesh.
La gestione di risorse e strutture feudali, così diversificate, lungi dall’essere sostenuta direttamente dal loro titolare, il feudatario-barone, che era contemporaneamente, nella situazione locale contessiota, marchese di Giuliana, conte di Chiusa, Signore di Contessa e di decine di altri stati feudali, era da questi sistematicamente delegata alla corte secreziale, che a Contessa fu occupata, come detto, da soggetti esterni alla comunita' arberesh ma che si compenetrarono, generazione dopo generazione, nel sentire e nell'essere della comunita' fino al punto da divenirne per oltre tre secoli guide incontrastate sia dal punto di vista civile che religioso.
E forse il merito, se oggi ancora a Contessa è cara a tutti la "tradizione" arberesh, è più loro che degli stessi soggetti con cognomi di origine arberesh.
Del resto, se «per la nobiltà, il feudo non era soltanto un capitale,
riserva da realizzarsi
in caso di urgenza», ma rappresentava sopratutto un’entità complessa, legata
all’esercizio di funzioni economiche e amministrativo-giurisdizionali che ne
legittimava la definizione di “stato”, la sua gestione richiedeva il
ricorso a una burocrazia interna professionalizzata, spesso esemplata sul
modello dello Stato, che proprio nella "secrezia"
trovava una prima fondamentale componente.
Vedremo in seguito come era strutturato lo Stato territoriale di Contessa.
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