di Lorenza Carlassare
La Corte Costituzionale è fondamentale per una democrazia: vincola il potere politico a limiti che non piacciono a chi comanda e che hanno bisogno di un organo indipendente in grado di imporli.

La Corte costituzionale è un organo del massimo rilievo, fondamentale per il funzionamento di una democrazia costituzionale, che vincola il potere politico a regole e limiti. Regole e limiti che non piacciono al potere ed hanno quindi bisogno di un organo indipendente in grado di imporli. Da qualche tempo si parla di mutarne la composizione, nei giorni scorsi se n’è parlato con violenza. Ma poiché il procedimento di revisione costituzionale (in mancanza dell’approvazione con i due terzi) prevede il referendum “oppositivo”, il popolo sovrano saprà dire di no a riforme che neutralizzino l’effettivo potere della suprema istituzione di garanzia. Una Corte addomesticata non serve più, è un’inutile presenza.
L’art. 134 stabilisce le funzioni della Corte costituzionale: la prima è giudicare la legittimità costituzionale delle leggi –dello Stato e delle regioni- e degli atti legislativi del governo. Le norme prodotte da questi atti, provenienti da organi politici, sono sottoposte al controllo qualora siano in contrasto con la Costituzione. Per i cittadini è una garanzia della massima importanza perché si tratta delle norme che regolano la loro vita, dai rapporti familiari a quelli economici e di lavoro, dalle imposte all’istruzione. Eppure, troppo spesso, per mancanza d’informazione essi pensano alla Corte come a un’istituzione lontana che nulla ha a che fare con la loro esistenza. Basta ricordare come le sue sentenze abbiano inciso su questioni essenziali, eliminando norme rimaste in vigore da prima della Costituzione, ispirate a principi opposti. Ad esempio le norme che discriminavano i figli naturali rispetto ai figli legittimi, oppure le donne rispetto agli uomini, come per l’adulterio, reato solo femminile, eliminato insieme con tutti i reati d’infedeltà coniugale; oppure gli uomini rispetto alle donne come il divieto di insegnare nelle scuole materne. Gli esempi sarebbero troppi anche soltanto guardando al principio di eguaglianza (art. 3). Ne ricorderò solo un altro, importante per la parità fra i sessi: la fine dell’esclusione delle donne dalla magistratura.
Come si arriva al giudizio costituzionale ? I cittadini hanno la possibilità di ricorrere alla Corte ?
Non direttamente, la via da percorrere passa attraverso un comune giudizio, penale, civile o amministrativo, nel corso del quale chi è danneggiato da una norma che dovrà essere applicata nel giudizio stesso e la ritiene incostituzionale può chiedere al giudice di sospendere il giudizio e inviare gli atti alla Corte. Il giudice sottoporrà la norma al controllo soltanto dopo aver valutato se è una norma che egli deve applicare a quel caso (altrimenti sarebbe solo un pretesto per allungare i tempi) e, se c’è un dubbio di incostituzionalità. Se il dubbio c’è e la questione non è “manifestamente infondata”, il giudizio è sospeso in attesa della decisione della Corte, la quale, dopo aver confrontato la norma con una precisa disposizione costituzionale che deve essere indicata dal giudice (pena l’inammissibilità), decide. Se non riscontra alcun contrasto, dichiara “infondata” la questione e il giudice deve riprendere il giudizio applicando la norma anche se gli sembra illegittima. Se invece accerta il contrasto, la Corte dichiara la illegittimità costituzionale della norma impugnata. L’effetto è importante: la legge non può più essere applicata da nessuno, né per i rapporti sorti dopo la sentenza, né sorti prima: è rimossa dal sistema.
E’ ben comprensibile che al potere disturbi veder cadere nel nulla leggi alle quali era fortemente interessato, ma questa è la democrazia “costituzionale”. Il contrasto con la Costituzionale non è consentito.
(I-Continua)
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