Il clima pre-natalizio stimola a ricercare nella memoria come, questo periodo, venisse trascorso prima del terremoto del gennaio 1968 e prima della grande emigrazione degli anni ’60. Allora nell’immaginario collettivo questo periodo dell’anno appariva differente dagli altri. Si era ancora nel contesto della famiglia semi-patriarcale; feste e vita sociale avvenivano nella famiglia allargata che comprendeva nonni, zii, cugini prossimi e meno prossimi.
Soffermiamoci, per esempio, alla giornata del tredici dicembre, dedicata in tutta l’isola, a Santa Lucia.
E’ risaputo che da noi, in Sicilia, festa si coniuga con cibo e non c’è festa senza una pietanza (o un dolce) specifico; per Santa Lucia non si può che parlare della “cuccìa”. Per comprendere il significato del termine si deve risalire alla terza persona singolare, tempo presente, del verbo “cuccìare” che, poi, nel dialetto siciliano trova origine nella parola “cocciu”, ossia cosa piccola, chicco.
Il giorno di santa Lucia, in Sicilia, è bandito dalle tavole l’uso di pane e pasta per far luogo, appunto, alla cuccìa, che una volta preparata nella cucina di casa va distribuita a familiari, amici e vicini di casa (vicinato; ghjtonia).
La leggenda vuole che in Sicilia dopo una lunga carestia, sia finalmente approdato, nel giorno di S. Lucia, nel porto di Palermo (nella parte orientale dell'isola, si dice -invece- nel porto di Siracusa) un grande bastimento carico di grano. La circostanza venne ritenuta un miracolo e pertanto da allora (si era nel periodo della dominazione spagnola) nel giorno di Santa Lucia si è soliti mangiare cuccìa.
Originariamente era un piatto salato (grano cotto con verdure), oggi la sua preparazione è molto varia in quanto ogni famiglia segue ricette proprie; comunque adesso è un piatto dolce.
Elemento di base per la preparazione è ovviamente il grano duro, ammollato per due o tre giorni in acqua e successivamente cotto e reso gustoso, secondo l’abitudine familiare, con crema di ricotta, di cioccolato, cannella e così via.
Altra tradizione della giornata
Per completare i ricordi sulla giornata dedicata a Santa Lucia occorre dire che la Santa è considerata la protettrice degli occhi e della vista. Le suore “basiliane”, che fino ad una decina di anni fa gestivano un loro istituto religioso, adiacente alla Chiesa greca, spiegavano ai ragazzi da essi avviati nella fede cristiana che la circostanza sulla protezione degli occhi era dovuta all’attaccamento della giovinetta Lucia alla fede cristiana e alla propria verginità al punto che preferì che le fossero strappati gli occhi -ed essere successivamente uccisa- piuttosto che rinunciare ad esse.
A conclusione della Liturgia del 13 dicembre, a Contessa Entellina, il celebrante nella Chiesa greco-bizantina distribuisce a tutti fedeli, per ricordare la particolare dedizione della Santa, un batuffolo di bambagia che va strofinata negli occhi per future protezioni. I fedeli portano a casa, nella propria famiglia, il batuffolo perchè tutti possano strofinare con esso gli occhi.
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