Renzi ha vinto il congresso tra gli iscritti del Pd, anche se non ha raggiunto la maggioranza assoluta. La supererà ampiamente, secondo le previsioni, nelle primarie dell'8 dicembre. Ma in meno di 24 ore - proprio a cavallo della fine dei congressi - si sono materializzati i due nemici principali del sindaco di Firenze: la sua stessa ansia di mostrarsi diverso rispetto ai leader storici del pd, e l’uomo che più incarna quella tradizione, quell’albero genealogico Pci/Pds/Pd. Ieri sera Renzi ha attaccato da Fazio, così: “D'Alema pensa che se vinciamo noi renziani distruggiamo la sinistra, senza pensare che l'hanno già distrutta loro. È la prima volta da vent'anni D'Alema perde un congresso”.
E questa mattina l’ex premier ha contrattaccato con gli interessi, premettendo di non essere abituato a porgere l’altra guancia, e mettendo in campo tutti gli argomenti anti-Matteo. Eccoli: "Il vero cavallo di battaglia di Renzi, che di idee nuove ne ha proposte pochissime, è continuare ad attaccare me. Vorrei ricordargli che noi le elezioni le abbiamo vinte due volte nel corso di questi anni e abbiamo portato la sinistra italiana per la prima volta nella sua storia al governo del Paese. Renzi è ignorante da questo punto di vista, mente. E' spiritoso, brillante, ma è superficiale e questo non depone molto a favore di chi dovrebbe diventare il leader del più grande partito italiano”.
Il D’Alema furioso non ci sta a passare per il vecchio sbertucciato dal nuovo, dal più puro: “Alla fine Renzi potrà prevalere, ma solo grazie al sostegno di Bassolino, Veltroni, Franceschini. E' inutile che faccia il Giamburrasca: lui è l'uomo dell'establishment, e vedremo i prezzi che dovrà pagargli, ha un ampio sostegno da Briatore a De Benedetti. Renzi non raggiunge il voto della maggioranza assoluta degli iscritti. la battaglia congressuale resta aperta e noi combatteremo fino all'ultimo voto. Faccio una previsione, il voto degli iscritti al Pd rifletterà abbastanza precisamente l'orientamento degli elettori. Se però dovesse esserci una massiccia partecipazione di elettori del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, allora il risultato cambierà…”
Insomma, Renzi nuovo solo a parole e uomo dei poteri forti e dei piacioni pericolosi. Di più: uomo non gradito a buona parte del partito, può vincere solo col “trucco”, il soccorso da destra e dai grillini alle primarie. Con una minaccia: “Se Renzi dovesse vincere, cosa che spero non accada, le condizioni perché il Pd non si trasformi nel campo di battaglia di uno scontro permanente, dipendono da lui. Non temo la scissione, sono preoccupato del rischio di un abbandono silenzioso. Il nostro è un partito plurale, se dovesse somigliare alla Democrazia cristiana dei signori delle tessere, ho l'impressione che una parte dei nostri iscritti non si sentirebbe più a casa sua”.
Ecco, lo schema proposto da D’Alema è il più pericoloso per Renzi: chiama a raccolta lo spirito e l’eredità del grande partito della sinistra contro il visitor che lo può trasformare in una Democrazia Cristiana senza ideali. Perdere l’anima, è il grande tabù. Quella che D’Alema combatte è non solo una battaglia per la sopravvivenza di un gruppo dirigente tutto sulla lista nera del Renzi che sta per vincere. E’ anche e soprattutto una lotta per chi nella forma partito tradizionale è nato e cresciuto, per chi ancora dà alla parola “sinistra” un’identità culturale, politica ed esistenziale da preservare contro ogni contaminazione velenosa. Ma il sindaco che vuole essere segretario e poi premier sa che D’Alema è solo il nuovo “mostro” che gli si para innanzi del videogame del potere. Come in tutti i giochi digitali la vera gara da vincere, all’ultimo colpo, non è contro ostacoli e nemici in effigie, bensì quella con l’altro giocatore, nella consolle a fianco. Un giocatore che sta nello stesso partito e ha la sua stessa idea in testa, ma è già seduto sulla poltrona che Matteo sogna, Palazzo Chigi. Sarà con Enrico Letta la vera sfida finale.
E questa mattina l’ex premier ha contrattaccato con gli interessi, premettendo di non essere abituato a porgere l’altra guancia, e mettendo in campo tutti gli argomenti anti-Matteo. Eccoli: "Il vero cavallo di battaglia di Renzi, che di idee nuove ne ha proposte pochissime, è continuare ad attaccare me. Vorrei ricordargli che noi le elezioni le abbiamo vinte due volte nel corso di questi anni e abbiamo portato la sinistra italiana per la prima volta nella sua storia al governo del Paese. Renzi è ignorante da questo punto di vista, mente. E' spiritoso, brillante, ma è superficiale e questo non depone molto a favore di chi dovrebbe diventare il leader del più grande partito italiano”.
Il D’Alema furioso non ci sta a passare per il vecchio sbertucciato dal nuovo, dal più puro: “Alla fine Renzi potrà prevalere, ma solo grazie al sostegno di Bassolino, Veltroni, Franceschini. E' inutile che faccia il Giamburrasca: lui è l'uomo dell'establishment, e vedremo i prezzi che dovrà pagargli, ha un ampio sostegno da Briatore a De Benedetti. Renzi non raggiunge il voto della maggioranza assoluta degli iscritti. la battaglia congressuale resta aperta e noi combatteremo fino all'ultimo voto. Faccio una previsione, il voto degli iscritti al Pd rifletterà abbastanza precisamente l'orientamento degli elettori. Se però dovesse esserci una massiccia partecipazione di elettori del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, allora il risultato cambierà…”
Insomma, Renzi nuovo solo a parole e uomo dei poteri forti e dei piacioni pericolosi. Di più: uomo non gradito a buona parte del partito, può vincere solo col “trucco”, il soccorso da destra e dai grillini alle primarie. Con una minaccia: “Se Renzi dovesse vincere, cosa che spero non accada, le condizioni perché il Pd non si trasformi nel campo di battaglia di uno scontro permanente, dipendono da lui. Non temo la scissione, sono preoccupato del rischio di un abbandono silenzioso. Il nostro è un partito plurale, se dovesse somigliare alla Democrazia cristiana dei signori delle tessere, ho l'impressione che una parte dei nostri iscritti non si sentirebbe più a casa sua”.
Ecco, lo schema proposto da D’Alema è il più pericoloso per Renzi: chiama a raccolta lo spirito e l’eredità del grande partito della sinistra contro il visitor che lo può trasformare in una Democrazia Cristiana senza ideali. Perdere l’anima, è il grande tabù. Quella che D’Alema combatte è non solo una battaglia per la sopravvivenza di un gruppo dirigente tutto sulla lista nera del Renzi che sta per vincere. E’ anche e soprattutto una lotta per chi nella forma partito tradizionale è nato e cresciuto, per chi ancora dà alla parola “sinistra” un’identità culturale, politica ed esistenziale da preservare contro ogni contaminazione velenosa. Ma il sindaco che vuole essere segretario e poi premier sa che D’Alema è solo il nuovo “mostro” che gli si para innanzi del videogame del potere. Come in tutti i giochi digitali la vera gara da vincere, all’ultimo colpo, non è contro ostacoli e nemici in effigie, bensì quella con l’altro giocatore, nella consolle a fianco. Un giocatore che sta nello stesso partito e ha la sua stessa idea in testa, ma è già seduto sulla poltrona che Matteo sogna, Palazzo Chigi. Sarà con Enrico Letta la vera sfida finale.
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