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sabato 30 novembre 2013
Beni Culturali e Regno delle Due Sicilie. Il sovrintendente Tusa: riscoprire il passato per capire da dove veniamo
Che i beni culturali debbano essere aperti alla fruizione pubblica appare oggi incontestabile, eppure la gran parte di essi -nella nostra Sicilia- giace in cassettoni, in depositi ed in sotterranei. Che la loro gestione possa essere affidata pure a soggetti privati, capaci di farli rendere più di quanto non faccia il sistema pubblico, purché sia garantito il massimo rispetto di Storia e decoro del bene, dovrebbe essere anch’esso pacifico, ma la questione è materia di discussione ormai da anni. A Palermo nelle ultime settimane e' scoppiato il caso "Cattedrale".
Un grande cartellone e' rimasto affisso sulla facciata della Cattedrale per alcune settimane e sponsorizzava una societa' privata che ha contribuito sul piano economico-finanziario al restauro del portale del monumrnto normanno.
La stessa societa' intenderebbe restaurare Porta Nuova, eppure il Comune ha bloccate questo tipo di iniziative perche il Regolamento Comunale non e' cosi' liberale come gli sponsor privati, che ovviamente puntano ad ottenere almeno un guadagno di immagine, vorrebbero.
Perche' ci intratteniamo su queste problematiche ? Perche' a Contessa i beni culturali invece che volano per produrre ricchezza vengono tenuti nei depositi. Ma procediamo con ordine.
1) Ieri pomeriggio un interessantissimo convegno promosso dall'ordine costantiniano di Sicilia sulla "politica culturale dei Borboni" a cui hanno partecipato, fra gli altri, il Sovrintendente Tusa e lo storico Pasquale Hammel, e' servito a rivalutare quella falsa immagine che i libri di Storia ci danno del Regno delle Due Sicilie, e cio' e' avvenuto a partire dalla politica culturale.
Gia' dagli anni trenta dell'Ottocento, primi in Europa, i Borboni promossero scavi archeologici a Ercolano, Pompei e restauri dei templi greci di Sicilia (Segesta, Selinunte, etc.) e valorizzarono in questo tipo di iniziative l'apporto di privati che intendevano trarre beneficio di magnificenza nel contribuire al recupero delle tracce del mondo classico.
2) i Borboni osarono, primi in Europa, varare la legislazione di salvaguardia sui beni culturali stabilendo che ovunque rinvenuti appartengono allo Stato (che solo a fini di custodia puo' affidarli a privati finanziatori) e soprattutto, per fronteggiare la rapacita' inglese che rapinava in quel periodo grandi pezzi di antichita' dal Partenone di Atene, dalle Piramidi in Egitto, dagli scavi in Mesopotamia ed in Persia, stabilirono il divieto assoluto di loro trasferimento fuori dal Regno.
Qui fu facile allo storico Hammel evidenziare che i Borboni ebbero il coraggio di ostacolare gli inglesi che trasferivano i beni culturali di diverse terre del mondo nel British Museum, pero' l'averli sfidati contribui' (certo non solo per questa ragione) a far perdere loro il Regno. Contrastare gli inglesi, allora, equivaleva a contrastare -oggi- gli americani. E sappiamo cosa costo' a Craxi -ha aggiunto il relatore- avere sfidato a Sigonella la potenza americana.
3) che i Borboni non furono retrogradi o ottusi come i libri di Storia ce li descrivono basta pensare che lo Stato unitario italiano ha varato la prima legge di salvaguardia dei beni culturali (con le medesime misure ) solamente nel 1939, ossia un secolo dopo il varo della legislazione borbonica.
4) un ultimo motivo sul perche' ci stiamo intrattenendo sul tema dei Beni Culturali e' che gli inglesi con le rapine del primo Ottocento dispongono oggi del piu' importante museo del mondo classico (British Museum) meta' di grandi attenzioni e di turismo mondiale, noi italiani disponiamo del piu' immenso patrimonio e, oggi, non riusciamo tuttavia a valorizzarlo sia perche' puo' capitare che il Comune di Palermo tenga regolamenti assurdi e riesca a bloccare i restauri finanziati dai privati, sia perche' puo' capitare che a Contessa Entellina la realizzazione di un museo (finanziato, progettato e ... in attesa di localizzazione) venga bloccato in odio ad un precedente sindaco, Piero Cuccia che aveva ottenuto il finanzianento e lo aveva pure progettato. A Contessa, parola del grande professore Nenci, sono esposti alla fruizione pubblica nel museo locale solamente il 30% dei beni provenienti da Entella, l'altro 70% giacciono nei cassettoni, sottratti alla fruizione pubblica che cosi' resta un diritto dei cultori solo sulla carta.
Come non possiamo non lodare nel 2013 i Borboni di fronte a tanta ignoranza odierna ?
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