In quasi tutte le località della Sicilia è tempo delle processioni in onore del SS. Sacramento (Corpus Domini). Tutte le comunità dell’isola vengono interessate e coinvolte da queste tradizionali manifestazioni di religiosità e di fede popolare, che hanno origine nel contesto della Chiesa romana, latina.
Questo tipo di religiosità nasce infatti nella Francia del XIII secolo per svilupparsi successivamente in tutto l’Occidente latino. E’ sorta dall’intuizione della beata suora Giuliana di Retine, che durante una “estasi”, ha visto il disco lunare splendere di luce candida ma deformato da una linea rimasta in ombra. La deformazione venne interpretata, dalla suora, come mancanza di una apposita solennità in onore del “Sacramento”. Da questa ‘intuizione’ le Autorità ecclesiastiche hanno istituito la solennità.
Fino a non molti anni fà, a Contessa, la processione del Corpus Domini veniva curata, in una domenica del dopo Pentecoste, anche dalla parrocchia bizantina; si trattava dell’incrostazione residua dei secolari tentativi messi in atto dai vescovi di Agrigento -e poi di Monreale- di latinizzare i “barbari” greci.
La teologia bizantina, sappiamo molto bene, invece segue percorsi diversi dall’intuizione della beata Giuliana per lodare il Dio vivente che opera fra gli uomini.
Come che sia, la festività e la processione del “Corpus Domini” costituiscono in Occidente una solennità che chiude il ciclo delle feste del dopo Pasqua.
La tradizione “contessiota”, a cui sono attaccati sia i greci che i latini (con sommo dispiacere del Don Mario Bellanca di turno, secondo cui ognuno deve starsene all’ombra del proprio campanile), impone di esporre in forma visibile e condurre l’Eucarestia nell’ostensorio, sotto il baldacchino, lungo le vie principali del paese. La processione fa sosta, si ferma, in alcuni casi dopo avere deviato dal percorso tradizionale, ogni qual volta si imbatte in un “artaru”. L’artaru consiste in un tavolo posto all’esterno delle abitazioni a cui la gente del quartiere tutt’attorno crea un contesto di sfarzo e di luci adoperando tendaggi, lenzuola ricamate e coperte pregiate. Il sacerdote poggerà l’astensorio sul tavolo addobbato, come su un altare, da cui dopo alcune preghiere e canti impartirà, prima di riprendere la processione, la benedizione alla gente del quartiere.
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