Con riferimento alle recenti incomprensioni insorte fra elementi del 'rito romano' e del 'rito greco' mi piace riportare alcune considerazioni non di tipo religioso, che ovviamente competono ad altri più accreditati rispetto all'attuale gruppo de "il contessioto". Nel post di ieri, qualcuno, ha lasciato intendere che non ci sono sottofondi di tipo religioso nella vicenda ma, come sempre succede in tutti i confronti fra gli essere umani, questioni molto più materiali (si diceva presidenze, potere e via dicendo). Nulla di cui scandalizzarsi, in fondo siamo tutti uomini.
Voglio pure io seguire la medesima logica, la cosiddetta logica del mondo, la logica della materia. A Contessa serve che il rito bizantino, la parlata arbreshe, le differenze dal mondo che ci circonda si acuiscano, si accrescano e non che scompaiano. A noi serve che qui si crei, o diciamo meglio si conservi, un pezzo di mondo balcanico, proprio nel bel cuore della Sicilia, per poi saperlo -se ne siamo capaci-, con intelligenza sfruttare. Chi vuole vivere una giornata, o più tempo, diversa dal modo ordinario che si vive nel palermitano, nel trapanese, nell'agrigentino e non dispone dei soldi per arrivare in aereo ad Atene, a Belgrado, deve poter pensare che alcuni frammenti di quel mondo segnato dalla cultura bizantina possono godersi girando l'angolo del proprio ambiente, a quattro passi da casa propria. Se sapremo creare (il che è compito degli amministratori, della fragilissima imprenditoria locale e di altri) un contesto di accoglienza decente qui possono nascere, anche con le nostre particolarità greco-bizantine, posti di lavoro. A Piana il fenomeno non è trascurabile, anche se non possiamo pensare che sia la soluzione di tutto.
Nessuno si adoperi, quindi, a proporre impronte latinizzanti, perchè il mondo che ci circonda ne è pieno e strapieno.
Con quanto sto dicendo non si scandalizzi nessuno. Non lo facciano i greci per il timore di essere "usati" in questo mondo dove tutto è monetizzato, e non lo facciano i latini per presunte loro mortificazioni. Greci e latini preghino l'Eterno che ha creato il mondo e alla fine ha detto che tutto è bello. La nostra parte di bello che ci è dato vivere estendiamolo a chi non lo conosce.
Fatto il discorso mondano, ho l'obbligo di assicurare sia i greci che i latini. Li invito a recarsi per pochi giorni, come abbiamo fatto alcuni di noi lo scorso luglio, in Albania: lì i "latini" o meglio i cattolici di rito romano pregano e fanno messa in albanese, i "greci" o meglio i cattolici di rito bizantino pregano e fanno liturgia in albanese (e talora in greco). Nessuno di loro si scandalizza o teme di apparire sminuito, perchè sanno di essere tutti cattolici.
In conclusione salvaguardare l'arbreshe e con esso il rito bizantino è un affare a) culturale, b) economico, c) di grande Fede. Si è di grande Fede.
Per chi non lo sapesse la Fede, la liturgia e le sacre Scritture in origine si sono sviluppate grazie al mondo greco-bizantino. I vangeli e le prime opere dei Santi Padri sono scritte in greco. A Roma fino al quattrocento inoltrato molti papi erano di area e provenienza greca. A Palermo i normanni al loro arrivo, nonostante la presenza mussulmana, trovarono l'arcivescovo bizantino.
Ascoltare la Paraclisis è in un certo senso come sentire espressioni ed emozioni che sono palpitate del cuore dei cristiani dei primi secoli. Se si è credenti queste cose si apprezzano e le hanno apprezzate infatti tutti i papi degli ultimi 150 anni, a cominciare da Leone XIII. Certo se il recente contenzioso di Contessa Entellina è fondato su orgogli e personalismi c'è ben poco da fare; in questo caso siamo in presenza di uno scontro che solamente occasionalmente si è presentato nel mondo ecclesiastico, esso avrebbe benissimo potuto presentarsi con le medesime motivazioni di orgoglio e personalismo nel campo della politica, delle professioni ed in ogni contesto. E' inutile che scomodiamo consuetudini, religione, padre Atanasio Schirò, papi e vescovi e con essi i codici di diritto canonico. Saremmo infatti in questo caso di fronte ad un problema ed a un discorso mondano, molto più mondano di quello volutamente e provocatoriamente da me sviluppato in apertura del post.
E' il caso che ognuno rifletta su ciò che siamo capaci noi uomini di fare quando siamo presi dai rancori. Confondiamo tutto (ar me bar dicono gli arbresh) senza accorgercene. Torni il silenzio, il grande balsamo di chi crede.
Il contessioto (e tutti coloro che fanno uso della sigla) infatti non interverrà più su questa storia, grottesca ed anacronistica.
Il Contessioto
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