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mercoledì 23 settembre 2009

Se preliminarmente non si è cristiani, non si può essere nè greci ne latini. Chi caccia fuori i 'greci' non è cristiano

Eravamo convinti che con il tranquillo e sereno svolgimento della festività principale del paese, l'8 settembre, fosse finita la farsa di taluni che arbitrariamente definendosi cattolici romani avevano impedito la celebrazione secolare della Paraclisis all'interno della Chiesa della Favara. Invece pare che così non sia. La farsa continua. Gli pseudo cattolici romani, nella totale assenza di una Autorità che riporti al senso di responsabilità la situazione locale, infatti in questo mese di settembre hanno trasformato la chiesa della Favara, da luogo di culto, in una sezione dei vecchi e logori partiti novecenteschi, dove la gente andava, sentiva il capo più o meno carismatico, e tornava a casa con i volantini ed i fac-simili. Erano sezioni di partito, ossia di una fetta, di una porzione della comunità e quindi quel mondo, quella realtà, rientrava perfettamente nella logica della democrazia dell'Occidente che è per sua natura 'conflittuale'.

Adesso invece per due volte, in settembre, chi è andato a cercare nella preghiera, nella messa domenicale, il Dio unico dei cristiani nella Chiesa della Favara ha trovato il 'mullah' che spiega e poi fa distribuire volantini secondo cui ci sono diritti calpestati a carico dei "latini" e che ci sono sfruttatori "greci" che hanno sottratto qualcosa quattrocento anni fà e che pertanto devono restituire con gli interessi.

Il primo volantino, da un nostro amico firmatosi Zorro, è stato su questo sito trattato con maniere ed espressioni sarcastiche accostandolo, fra l'altro, a sentimenti comunistici marxisti piuttosto che ad aperture ecumenistiche.

Il secondo volantino di domenica scorsa invece è da ritenere volantino proveniente da nostalgici dei secoli andati. Esso riporta alcune frasi, assemblate da un libro di un buon sacerdote dell'ottocento, Atanasio Schirò, che nelle intenzioni dovrebbero mettere in dubbio la validiutà delle consuetudini bizantine locali, in particolare quelle che si svolgono nella chiesa della Favara.

Non tocca a noi replicare. Noi osserviamo fatti e se vi troviamo sconcezze ci proponiamo di correggerle, in amicizia. Da qualunque parti le sconcezze provengano.
Ai nostri amici redattori del foglio distribuito in chiesa domenica 2o settembre, sotto l'arbitraria denominazione di Consiglio Pastorale, facciamo intanto osservare che per proteggere il 'pastore' non serve l'uso di quell'etichetta "Consiglio Pastorale Parrocchiale" per il semplice motivo che essa è puramente e semplicemente da riferirsi ad un organo dell'ordinamento interno della Parrocchia ed ha ruoli 'consultivi' e non attivi, ossia di appello all'esterno. Esso dovrebbe pianificare l'incontro fra i credenti del paese, non di certo buttare fuori dalla porta chi per avverntura è stato battezzato in un'altra chiesa. Quindi la responsabilità, per l'eventuale scomunica o sanzione che possa essere, non è dei cinque che hanno funzioni consultive ma dell'unico che ha la responsabilità attiva, vera, della parrocchia, ossia del suo presidente.

Atanasio Schirò, ottimo contessioto, visse nella seconda metà dell'ottocento e scrive su atti e fatti di centocinquanta anni prima di lui, quando le consuetudini di cui parla esistevano ormai da secoli. Comunque, piaccia o non piaccia, a Contessa da quattrocento anni esistono delle consuetudini che in forza del Codice di Diritto Canonico vanno rispettate, perchè sono consuetudini che elevano lode all'Unica divinità. I vescovi latini di Girgenti e di Monreale in quattro secoli si sono più volte pronunciati, quello bizantino di Piana degli Albanesi ha confermato più volte ciò che i predecessori latini hanno sancito.

Chi non si riconosce nelle legge canoniche della Chiesa e trasforma la chiesa della Favara in sezione per sfoghi di volantinaggi di parte, automaticamente, afferma di non essere "uno" col corpo della chiesa e fomenta pertanto fazioni, frazioni, parti. Chi fa questo non riconosce l'Autorità, che nel 1990 si è espressa peraltro al massimo grado.

Se non si è cristiani è inutile dirsi 'latini' o 'greci'. Si è nostalgici di tempi che il Vaticano II ha spazzato via. Greci e Latini sono unica chiesa e le consuetudini dell'una e dell'altra vanno difese dai greci e dai latini. Chi non si riconosce nei doni di ciascun rito cerca potere, presidenze, onori, non cerca la Fede. E se pur dovesse avere una qualche buona ragione, nella Chiesa non si opera come nei partiti novecenteschi. La grettezza settaria non ha mai fatto parte del bagaglio di Santa Romana Chiesa.

Finiamola!
Se si vuole pregare a Contessa c'è tempo e spazio per tutti. A nessuno venga vietato, come è già accaduto, ciò che da sempre si è fatto. Si creino altre occasioni per chi è infervorato invece di ridurre le cose esistenti che fanno altri.
Il Contessioto

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