Si è discusso, anche se ancora non si è trovata
la soluzione, nel Circolo Culturale Parrocchiale, in piazza.
Nella serata di ieri un interessante incontro sulla identità arbereshe si e' svolto presso il Centro Culturale Parrocchiale, in piazza.
L'occasione e' stata offerta dalla rievocazione del 550' anniversario della morte di Giorgio Kastriota Scanderbergh, eroe nazionale di tutti gli albanesi, sia di quelli di fede cristiana che islamica nel suo paese, come pure degli arbereshe stanziati nel Meridione d'Italia.
A tracciare i momenti rilevanti della vita di Scanderbergh è stata Tomasina Guarino, insegnante di albanese nelle scuole locali per parecchi anni insieme a Giuseppina Cuccia, che ieri era pure essa presente all'incontro.
Interessantissimo e' stato l'intervento di papas Nicola Cuccia che ha puntato a mettere in chiaro le ragioni che hanno portato alla conservazione e valorizzazione della lingua arbereshe sia nei primi due secoli dell'arrivo in Sicilia dei profughi albanesi, quando i centri abitati vivevano in quasi assoluto isolamento l'uno dall'altro, sia successivamente quando dal settecento in poi, i seminari di Palermo, di San Demetrio Corone e di Gottaferrata, formavano oltre che il clero anche le classi dirigenti di tutte le colonie arbereshe.
Interessantissimo e' stato l'intervento di papas Nicola Cuccia che ha puntato a mettere in chiaro le ragioni che hanno portato alla conservazione e valorizzazione della lingua arbereshe sia nei primi due secoli dell'arrivo in Sicilia dei profughi albanesi, quando i centri abitati vivevano in quasi assoluto isolamento l'uno dall'altro, sia successivamente quando dal settecento in poi, i seminari di Palermo, di San Demetrio Corone e di Gottaferrata, formavano oltre che il clero anche le classi dirigenti di tutte le colonie arbereshe.
Papas Nicola ha sostenuto che allora esisteva un legame indissolubile fra l'arbrescita' linguistica e la fede cristiana e proprio questa quasi identificazione delle due sfere ha retto fino alla prima meta' del Novecento, quando la cultura laica si e' imposta nell'Europa fino al punto di esigere l'esclusione di qualsiasi riferimento di tipo religioso sulla carta fondativa dell'Unione.
L'identita' degli arbereshe nella odierna "societa' aperta" e' quindi venuta meno da quando ovunque e' cessata l'identificazione dei popoli con una precisa fede religiosa, con una memoria storica e con una specifica mitologia delle origini. Da questi collassi culturali e' derivata quasi inevitabilmente la scarsa volonta' all'autoconservazione identitaria e linguistica.
Papas Nicola, osservando il quadro della situazione locale contessiota, ha poi voluto rilevare come taluni qui nel nostro paesino confondano l'essere arbëreshë con l'appartenenza al rito greco e il non essere arbereshe con l'appartenenza al rito latino.
Circostanza questa -ovviamente- priva di senso e fondamento, in quanto si può essere arbëreshë di rito sia bizantino che romano.
Il Sindaco Spera ha riferito del positivo ed entusiastico incontro di una cinquantina di Sindaci di paesi di origine arbëreshë a San Demetrio, in Calabria, quando ricevettero i Presidenti sia della Repubblica italiana che di quella albanese.
A fronte della non incoraggiante prospettiva dell'arbëreshë in ambito locale si e' reso disponibile ad incoraggiare le iniziative che dovessero venire.
Benedetta Nicolosi, che insegna l'arbëreshë alle scolaresche locali, ha riferito della partecipazione dei ragazzi alle iniziative periodiche che coinvolgono tutte le comunita' di origine arbëreshë.
Nino Montalbano ha suggerito di portare avanti l'espletamento dell'indagine messa in campo in anni passati -e purtroppo mai realizzata- finalizzata a studiare le ragioni per cui le famiglie da alcuni decenni in qua non agevolano l'apprendimento dell'albanese ai loro figli.
La discussione prolungatasi nella massima attenzione dei presenti e' stata coordinata da Anna Fucarino, persona da sempre impegnata sul fronte della salvaguardia delle tradizioni locali.
Nel corso della serata non sono mancati i canti in lingua arbereshe, fra cui "O mburonje e Shkjiperis" ed "O ebukur Moree", accompagnati dalla chitarra di papas Nicola Cuccia.
Probabilmente nel dibattito è mancata l'analisi sociologica sull'attuale modello di vita di inizio del terzo millennio entro cui la cultura generale e la comunicazione sono influenzate dal potere dell'economia e della finanza liberista-globalizante che oltre a reggersi e diffondersi avvalendosi della lingua inglese omologano persino il pensiero ed i comportamenti dei singoli uomini, contrariamente a quanto accadeva una volta nella societa' contadina, quella di tipo patriarcale e stazionaria, tutta inclinata esclusivamente sulla tradizione.
Ma su questi aspetti avremo modo di tornare sul blog.
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