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mercoledì 31 marzo 2010

Forse ha ragione Pannella. L'Italia è in mano ad un regime partitocratico che finge, al suo interno, di avere una destra ed una sinistra. Ma sono tali e quali.

I politici italiani, di destra e di sinistra, si rivelano inaffidabili. Basta ascoltare le dichiarazioni di queste ore sui risultati elettorali regionali.
Premettiamo e riconosciamo che è normale minimizzare le proprie perdite. Cosa diversa è apparire disorientati completamente.
Cominciamo dalla sinistra (ma si chiama ancora sinistra?), cioè da Bersani:
Il PD ha perso 4 regioni, che in termini di popolazione pesano per 1/3 della popolazione (Piemonte, Campania, Calabria, Lazio). Cosa ci dice sui telegiornali Bersani ? "Nessuno parli di sconfitta; il PD è andato bene".
Più rincoglioniti di così non si può.
Vediamo cosa si dice a destra (nel partito dell'Amore, come preferisce chiamarlo B.)
Qui, di fatto, è accaduto che lo schieramento di centro-destra, ha conquistato quattro regioni (quelle perse dal PD, e  di cui Bersani ancora non si è accorto). E' successo però che il partito del Berlusca ha perso più del 5% del suo elettorato. Ma è anche accaduto che nelle regioni economicamente più importanti del paese (Veneto - Lombardia - Piemonte) il primo partito è divenuta la Lega, il partito xenofobo; non solo, nel Piemonte e nel Veneto, i presidenti sono leghisti.
A fronte di questo panorama pure i tre Coordinatori del PdL si dichiarano vincitori. Forse scommettono che riusciranno a mettere le briglie a Bossi.

Non c'è dubbio che l'Italia è in mano a delle persone false che non sanno riconoscere la verità. Ecco perchè il nostro paese è sempre più mal ridotto: chi è falso, non è una persona etica, non ha rispetto verso chi gli sta davanti (i telespettatori), non sa dire la verità e non conosce cosa sia l'onestà. Mancando questi requisiti non siamo lontani dal dire che i due partiti dal nome che si somiglia (PD - PdL) sono in mano a bugiardi.
Gli italiani dovranno ancora continuare ad essere governati da questa gente ?

martedì 30 marzo 2010

Christos Anesti - CHrist is Risen - Cristo è Risorto. Domenica è Pasqua

Il Christos Anesti (Christ is Risen), l'annuncio della Resurrezione di Cristo, da parte della comunità bizantina nella Chiesa parrocchiale romana di Contessa Entellina, domenica prossima si farà con le stesse modalità con cui avviene da cinquecento anni.
E' stato ribadito ieri nella sede eparchiale di Piana degli Albanesi. 

In attesa di pubblicare sul nostro blog il tradizionale canto dell'Oriente Cristiano nella versione locale, riportiamo una versione cantata da IRENE PAPAS.

Per calmare i 'pincopallini' torniamo ancora sulla Tarsu 2008.

Il ricorso amministrativo (di cui quello tributario è una specie) è il ricorso prodotto da chi (uno o più cittadini) vuole tutelare un proprio diritto soggettivo o interesse legittimo, contro atti della pubblica amministrazione.
La funzione del ricorso è, pertanto, quella di far individuare da un giudice (nel caso del ricorso della tarsu 2008 dalla Commissione Tributaria Provinciale) se sussistono, o meno, le doglianze del ricorrente, dei ricorrenti, contro l'operato della Pubblica amministrazione, e nel caso di Contessa Entellina dell'Amministrazione Comunale che ha deciso di aumentare la tassa sui rifiuti solidi urbani del + 160%.
Essendo quindi come detto la funzione del ricorso quella di palesare le doglianze del ricorrente, appare evidente che la forma del ricorso deve essere idonea a tale scopo e va presentata prioritariamente all'Ente che, si ritiene, abbia commesso l'irregolarità (notifica). Successivamente va presentata al giudice, o in materia tributaria alla Commissione Tributaria.
Fare ricorso non è un atto sovversivo. E' un DIRITTO garantito dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato ai propri cittadini. Nessuno può frapporre ostacoli o tentare di impedire l'esercizio di un diritto, quale quello di cui ci stiamo occupando.
Che fare ricorso ad una cartella esattoriale sia un diritto previsto dall'Ordinamento basta leggere la lettera che, obbligatoriamente, deve accompagnare le cartelle, ove si dice che entro 60 giorni dalla notifica il contribuente ha due strade che liberamente può percorrere: o pagare o FARE RICORSO.
A Contessa Entellina la FederConsumatori e la Camera del Lavoro, entrambi espressioni della Cgil -ossia di un organismo che della legalità fa una bandiera-, avendo individuato più passaggi illegittimi commessi dal Comune hanno suggerito ai contribuenti -che lo desiderino- di presentare ricorso. E' quanto hanno fatto (o si accingono a fare) circa 200 contribuenti contessioti.
Tutto qui !
Non c'è alcuna stranezza, nè congiura.
Chi oggi si agita tanto e ritiene che l'iniziativa possa creare problematiche di vario genere doveva pensarci prima. Chi non sa amministrare e accoglie acriticamente le proposte di aumento di un tributo del 160%, dovrebbe prima andarsi a studiare la normativa e verificare se tutte le proposte che vengono dai funzionari sono o meno legittime.

Chi è amministratore responsabile deve tentare di evitare che si attivino i contenziosi. La prima regola di un Amministratore Pubblico è di evitare aggravi e danni maggiori all'Ente. Nel caso della Tarsu 2008 al Sindaco attualmente in  carica fu proposto, nel corso di due Assemblee pubbliche promosse dalla FederConsumatpori e dalla Camera del Lavoro nel gennaio 2009, di rimuovere la grave illegittimità di aumentare del +160% sulla tarsu 2008 in via di autotutela. La stessa richiesta fu proposta alla maggioranza consiliare nel marzo 2009 (intervento in autotutela) nell'Aula Consiliare. Ebbene nè il Sindaco-competente, nè i consiglieri di maggioranza (in)competenti hanno ritenuto di dover rimediare ad un problema grave.
Ai cittadini, a quel punto, non è rimasta da percorrere che la via del ricorso. Quando un'autorità pubblica compie grosse illegittimità, l'espressione che si usa è: "Va bene, ma esisterà pure un giudice a Berlino !". E' questa l'espressione che usò un mugnaio prussiano quando, non volendo vendere il suo mulino a Federico II, questi lo confiscò d'autorità.
Su questi principi di contestazione delle illegittimità si regge la nostra civiltà democratica. Chi oggi si lamenta, si agita, paventa disastri al patrimonio comunale e così via avrebbe dovuto pensarci prima, quando nell'Auditorium comunale gridava "DOVETE PAGARE, DOVETE PAGARE".

Ma poi ci sia consentita una riflessione ! 
Se l'apparato comunale competente e gli amministratori hanno respinto ogni percorso in autotutela è da presumere che sono convinti che la commissione tributaria darà loro ragione; quindi, perchè si agitano e paventano terremoti e dissesti ?
"Siamo uomini di legge o pincopallini?"  ebbe a dire un giorno un piccolo uomo, che si ritrovò prigioniero dei suoi stessi errori.

Costituzione Repubblicana: Art. 32 - Salute e dignità

SALUTE E DIGNITA’ NELLA CARTA
di Lorenza Carlassare


L’articolo 32 della Costituzione tutela l’integrità della persona nelle sue molteplici dimensioni: fisica, psichica e sociale. Al centro i concetti di dignità e libertà

L’art. 32 della Costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti” è l’unico in cui un diritto viene qualificato ‘fondamentale’. Grande è il rilievo attribuito alla salute, presupposto indispensabile per la realizzazione piena della persona e base di tutti gli altri diritti. In quanto “diritto primario fondamentale” inerente alla persona deve essere riconosciuto a tutti: ai cittadini e, nel suo nucleo irrinunciabile, agli stranieri qualunque sia la loro posizione rispetto alle leggi sull’immigrazione e il soggiorno nello Stato (Corte Cost., sent. 252/2001; 432/2005). E deve essere assicurato in modo “eguale” in tutto il territorio nazionale, almeno nei suoi livelli essenziali. “Il “perseguimento di una sempre migliore condizione sanitaria della popolazione”, uno degli obiettivi primari assegnati alla Repubblica, coinvolge tutti gli apparati pubblici: l’espressione “Repubblica” designa infatti lo Stato, le Regioni e gli enti pubblici esistenti sul territorio. Diverse sono le situazioni garantite: dalla pretesa negativa di ciascun individuo a che altri non tengano comportamenti dannosi per la salute, alla pretesa positiva verso la Repubblica, tenuta a predisporre mezzi e strutture per assicurare cure adeguate a tutti e gratuite agli indigenti. Siamo infatti nel campo dei ‘diritti sociali’ che –a differenza dei diritti di libertà che esigono la ‘non interferenza’ dello Stato’- per essere soddisfatti richiedono l’intervento pubblico e l’erogazione di prestazioni positive. L’art. 32 tutela l’integrità della persona nelle sue molteplici dimensioni fisica, psichica e sociale.: la giurisprudenza, da questa ampia concezione di ‘salute’ è arrivata alla risarcibilità del “danno biologico”, danno alla salute come bene in sé a prescindere dalle conseguenze matrimonialmente valutabili sulla produzione del reddito. Dal diritto all’integrità prico-fisica dell’individuo la giurisprudenza ha tratto il diritto a un “ambiente salubre” come indispensabile presupposto: La Corte costituzionale ha dato “riconoscimento specifico alla salvaguardia dell’ambiente come diritto fondamentale della persona e interesse della collettività” (sent. 210/1987). L’ambiente è protetto “come elemento determinativo della qualità della vita” e “assurge a valore primario e assoluto (sent. 641/1987). Tuttavia il bilanciamento con i costi economici, la considerazione della necessaria gradualità nell’imposizione alle imprese della modifica di impianti dannosi e inquinanti, le tolleranze crescenti, rendono difficile affermare che, a tanti anni di distanza da quelle sentenze, viviamo in un ‘ambiente salubre’. Eppure già in Assemblea Costituente si affermava che la tutela della salute implica anche la prevenzione delle malattie. Con il comma 2 dell’art. 32, “Nessuno può essere sottoposto ad un trattamento sanitario se non nei casi previsti dalla legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” rientriamo in pieno nella dimensione dei diritti di libertà. Trattamenti sanitari imposti, ai quali il malato non abbia consentito, sono rigorosamente vietati; “se non nei casi previsti dalla legge” è scritto nel testo, che non significa libertà per la legge di costringere a trattamenti sanitari (come ha sostenuto un politico scarsamente informato nel caso Englaro). La salute è tutelata come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività; due sono quindi i riferimenti costituzionali, l’individuo e la collettività: il diritto del primo può cedere, eccezionalmente, soltanto di fronte ad un interesse della seconda. La persona è al centro del sistema,; non la collettività o lo Stato come nel Fascismo. Il trattamento sanitario non può essere imposto soltanto quando sia direttamente in gioco l’interesse collettivo: ad esempio epidemie, malattie contagiose che per la loro diffusione si risolvono in un diretto danno sociale. Ogni limitazione alla libertà individuale deve trovare un’adeguata giustificazione negli interessi collettivi. Per consentire trattamenti sanitari imposti l’interesse della collettività dev’essere anche attuale; se si tenesse conto di un possibile danno futuro, o di un interesse futuro della collettività a selezionare individui sani, belli e simili, si arriverebbe ad esiti finali spaventosi: interventi di eugenetica, conosciuti nei regimi autoritari, come la sterilizzazione obbligatoria dei portatori di malattie ereditarie, o degli individui di una certa razza. “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” così termina l’art. 32; ed è interessante ricordare la formula originaria del Progetto: “Sono vietate le pratiche sanitarie lesive della dignità umana”. Sulla dignità della persona è costruita l’intera Costituzione (basta ricordarne i primi articoli) e ad essa, come alla libertà della persona, si richiamano i Documenti fondamentali che fissano i principi cardine della nostra civiltà. E’ scindibile la vita umana dalla dignità e dalla libertà ? La domanda ha una risposta certa: ogni persona è libera di scegliere fra il rischio di una morte naturale e trattamenti sanitari che le assicurino il prolungamento di una vita senza libertà e dignità. Incertezze rimangono sulla “naturalità” della morte (nel progresso tecnologico) e sull’apprezzamento necessariamente soggettivo del concetto di vita libera e dignitosa. Per questo la decisione non può che essere del malato, nessun altro può sostituirsi a lui. Ciascuno ha il diritto di rifiutare le cure anche per il futuro se non sarà in grado di esprimersi: la legge potrebbe disciplinare le modalità di esercizio delle dichiarazioni ma non limitare un diritto: “Il valore costituzionale dell’inviolabilità della persona” va costruito “come libertà nella quale è postulata la sfera di esplicazione del potere della persona di disporre del proprio corpo” e dunque come diritto d’impedire illegittime intromissioni altrui, ha detto la Corte.

lunedì 29 marzo 2010

La Mafia esiste in ogni angolo della Sicilia - Negarlo significa aiutarla ad opprimerci (3)

Ci siamo proposti, qualche giorno fà, di scandagliare sul nostro essere "siciliani". Sul nostro essere 'indifferenti' di fronte al malaffare. Prima ancora di partire nell'itinerario delle nostre riflessioni, che ovviamente prenderanno il passo dal libro di Anton Blok, ecco che ci capita l'articolo di La Repubblica su Raffaele Lombardo, il presidente della Regione Sicilia, quello attualmente in carica, che risulta indagato per fatti di mafia.
Nessuno delle persone a cui abbiamo posto la questione si è indignato. Ci hanno guardato, come per dire: ebbè, che c'è di strano ?
Da noi è normale che si possa essere amici di mafiosi. In qualsiasi parte del mondo ad una simile notizia, chiunque ricopra incarichi pubblici, sia fondata o meno una simile accusa, si sarebbe dimesso o avrebbe, comunque, suscitato reazioni estese e coinvolgenti. Da noi la notizia non interessa nessuno.
Non intendiamo concludere che Lombardo sia già "colpevole"; è semplicemente indagato. Non è però indagato per clientelismo (cosa che in Sicilia è un merito), è indagato per rapporti con mafiosi, e con lui, lo è, anche il fratello, senatore della Repubblica Italiana.
Il Contessioto


Lombardo sotto inchiesta a Catania

"Concorso esterno con la mafia" Indagati anche il fratello Angelo e il parlamentare regionale dell'Udc Fagone. I rapporti del governatore sono documentati in un faldone dei carabinieri composto da tremila pagine. Nel dossier della procura etnea i rapporti con il boss Vincenzo Aiello. L'autista di Angelo Lombardo il "tramite"
dai nostri inviati FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI

Il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo

CATANIA - Il Governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo sono indagati a Catania con l'accusa di "concorso esterno in associazione mafiosa". La decisione è stata presa dalla procura etnea sulla base di un corposo rapporto di tremila pagine confezionato dai Carabinieri del Ros. Il dossier, all'esame del Procuratore della Repubblica, Salvatore D'Agata, fa riferimento alle relazioni tra il Governatore e il fratello, deputato nazionale, con alcuni boss.
Nel faldone top secret, spiccano le rivelazioni di un pentito e le intercettazioni telefoniche e ambientali che documenterebbero i contatti tra il capo assoluto della mafia catanese, Vincenzo Aiello, e i fratelli Lombardo. Con loro sono indagati anche un deputato regionale dell'Udc, Fausto Fagone, il sindaco di Palagonia, altri sindaci di comuni catanesi, numerosi amministratori comunali e provinciali, che sarebbero stati eletti grazie al "massiccio" appoggio ed "impegno" delle cosche mafiose del clan storico di Cosa nostra che faceva capo a Nitto Santapaola e che ora è capitanato da Vincenzo Aiello.
Quest'ultimo è stato arrestato qualche mese fa durante un summit in cui si discuteva se aprire o meno una guerra contro le bande criminali catanesi, degli appalti da gestire e di come "comunicare" con il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo che - una volta eletto a capo del Governo Siciliano - aveva eretto una vera e propria barriera per evitare intercettazioni telefoniche e "contatti" compromettenti. Accorgimenti che non hanno impedito agli investigatori del Ros di ricostruire, in due anni di indagini, le relazioni tra i fratelli Lombardo con i boss di Catania, in particolare con Vincenzo Aiello, "capo Provincia" di Cosa nostra, ed altri esponenti della malavita che durante il periodo elettorale si erano trasformati in "galoppini" raccogliendo, con le buone o con le cattive, migliaia di voti per fare eleggere Raffaele ed Angelo Lombardo, ed altri esponenti politici segnalati alle cosche mafiose.
"Raffaele ha creato un circuito chiuso" diceva Vincenzo Aiello ai suoi uomini e alla persona (identificata ed indagata) che faceva da "corriere" tra Lombardo ed il capomafia riferendo soltanto "a voce". Nelle conversazioni intercettate dai carabinieri del Ros anche le "critiche" che il capomafia faceva a Raffaele Lombardo, per avere voluto nella sua giunta, magistrati-assessori, Massimo Russo, ex magistrato antimafia a capo dell'assessorato alla Sanità, Giovanni Ilarda, ex assessore alla Presidenza della Regione e Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione di Palermo, ucciso dalla mafia con un'autobomba nel 1983.
"Raffaele ha fatto una "minchiata" a fare questi magistrati assessori, perché questi, anche se lui è convinto che lo faranno, non potranno proteggerlo" commentava il boss Vincenzo Aiello parlando con i suoi "picciotti" e riferendosi al fatto che proprio in quei giorni un alto funzionario della Regione Siciliana era stato indagato per l'appalto relativo all'informatizzazione della Regione. Agli atti dell'inchiesta, coordinata direttamente dal Procuratore D'Agata ed affidata al procuratore aggiunto Gennaro e ad altri quattro sostituti, ci sono ore ed ore di intercettazioni telefoniche ed ambientali che inguaiano il fratello del Presidente ed il suo autista "personale".
Quest'ultimo, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Ros, teneva i rapporti ("da vicino e mai al telefono") con i boss e gli altri esponenti delle famiglie mafiose. La sua automobile era stata imbottita anche di microspie, ma l'autista, le aveva scoperte e in automobile non parlava più. Un'altra parte dell'inchiesta, molto corposa, riguarda gli "affari" dei fratelli Lombardo e di esponenti politici e funzionari regionali a loro legati che hanno sostituito i burocrati fedeli all'ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro (anche lui indagato, processato e condannato per favoreggiamento a Cosa Nostra), che controllano ormai tutti i punti vitali della spesa pubblica siciliana, dalla Sanità ai finanziamenti europei, alla formazione professionale, al grande business dell'energia alternativa, fino alla gestione dei rifiuti. L'inchiesta è ormai conclusa, i fratelli Lombardo rischiano la richiesta di arresto. Raffaele, anche se presidente della Regione, non gode dell'immunità parlamentare, per il fratello Angelo, invece, sarebbe necessaria l'autorizzazione della Camera dei deputati.

domenica 28 marzo 2010

Oggi è domenica

Conoscere il patrimonio culturale e religioso bizantino
La domenica delle Palme
Gesù entra in Gerusalemme per manifestare ancora una volta, prima della sua passione e per chi vuole vedere e ascoltare, che in lui si compiono le profezie. Le palme prefigurano la vittoria della risurrezione, mentre “il Signore entra nella città santa, affrettandosi a camminare verso la sua passione, per compiere la Legge e i Profeti”.

Passo dell'Evangelo: Oggi si legge, dal centro della chiesa, davanti all’icona della festa, la versione di Matteo (Mt 21, 1-17) dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme:
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un’asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito”. Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta: Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma. I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava: Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli! Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: “Chi è costui?”. E la folla rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea”. Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: “La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri”. Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì. Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: “Osanna al figlio di Davide”, si sdegnarono e gli dissero: “Non senti quello che dicono?”. Gesù rispose loro: “Sì, non avete mai letto: Dalla bocca dei bambini e dei lattanti ti sei procurata una lode?”. E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte”.

Breve Commento: “È venuto ad annientare l’irrazionale seduzione degli idoli, e a domare l’indomabile impeto di tutte le genti”. “Cristo giunge mite e per salvare, seduto su un asinello, per abbattere la tracotanza equina del nemico (la morte)”. “L’iniquo sinedrio degli increduli è escluso dalla cinta divina, perché ha fatto della casa di preghiera di Dio una spelonca di ladri, cacciando dal loro cuore il Redentore”.

Riflessioni per gli uomini liberi
A proposito della libertà di pensiero e dell'esistenza dei vari 'minzolini'
Il dispotismo, nella sua versione più radicale, ossia un governo tirannico -ma legittimo- perché esercitato su uomini per natura servi, colpisce profondamente gli uomini liberi di tutti i tempi, suscitando i più diversi interrogativi.
Esistono uomini per natura servi o gli uomini nascono tutti liberi? E se alcuni nascono servi, qual è la causa? E in che parte del mondo si collocano?
Commentando l'opera di Aristotele, molti maestri si interrogano su questi quesiti, fornendo risposte diverse, accentuando o minimizzando il ruolo della natura nella determinazione dei caratteri degli uomini. L'idea di dispotismo è divenuto recentemente parte del linguaggio politico, indicando una forma di governo ritenuta inadatta agli europei, che sono liberi per natura, ma suggerendo nello stesso tempo che in altre parti del mondo essa possa ancora essere legittima.
Satira Politica


sabato 27 marzo 2010

COMUNICATO DELLA FLAI-CGIL AI LAVORATORI FORESTALI

COMUNICAZIONE IMPORTANTE E URGENTE


In questi giorni è circolata la notizia, tra l’altro diffusa dagli stessi agenti tecnici forestali, che ai lavoratori verranno pagati gli stipendi solo ed esclusivamente tramite bonifico bancario obbligando in questo modo, tutti i lavoratori ad aprirsi il conto corrente sostenendo un ulteriore spesa. Non solo questa notizia è falsa e senza alcun fondamento, ma è stata diffusa attraverso una nota anonima tratta da un comunicato di un sindacato autonomo. Nessuno può obbligare i lavoratori ad aprire il conto corrente e tantomeno, in caso contrario, a non corrispondere le retribuzioni per tale motivo. La FLAI di Palermo, unitamente alle altre OO.SS. Provinciali, ha attivato le procedure anche a carattere legale, al fine di individuare e perseguire i responsabili di questo atto vile ed inqualificabile. Inoltre, ha chiesto alla Direzione dell’Azienda foreste di smentire con atto ufficiale quanto comunicato dagli agenti tecnici ai lavoratori.
Vi comunicheremo, ulteriori notizie al riguardo.
Fraterni saluti
Palermo 26/03/2010
Il Segretario Generale
Nuccio Ribaudo

venerdì 26 marzo 2010

A Contessa scriviamo libri sugli arbrëshë ma evitiamo di esaminare il libro di A. Blok "La mafia di un villaggio siciliano"

Contessa Entellina dista pochi chilometri da Corleone. Nella storia cittadina ci sono dei grossi buchi che raramente i 'contessioti' tentano di capire e/o di scandagliare.
Contessa nel dopo unità d'Italia era immersa nel latifondo (ben il 95% del territorio apparteneva a non più di tre/quattro entità) e possedeva quindi tutti gli ingredienti per vedere sviluppare sul proprio terrritorio la "Mafia". E in effetti il nostro territorio è stata patria della nascente onorata società, cosa nostra, mafia.
Nessuno di noi Contessioti affronta con disinvoltura l'argomento. Tutti osiamo dire che Contessa è sempre stata al di fuori da questo fenomeno definito, dagli altri, Mafia. Tanti di noi probabilmente sono in buona fede, ma molti ritengono questo argomento politicamente non corretto. Discorso da non fare, insomma. Da lasciare a gente che non si vuole integrare nella comunità.

Eppure in qualsiasi posto del mondo ci rechiamo, da siciliani, veniamo immediatamente identificati per mafiosi. Eppure i giornali parlano giornalmente della nostra terra, della Sicilia, come terra mafiosa per antonomasia. Eppure una lunga serie di personaggi (sindacalisti, contadini e intellettuali) nell'immediato dopo guerra, negli anni cinquanta del Novecento, è stata ammazzata perchè osava alzare la testa rispetto ad altri personaggi che non amavano che circolassero troppi grilli per la testa delle masse. Eppure fino ai primi degli anni novanta del Novecento tantissimi uomini delle istituzioni (magistrati, funzionari, forze dell'ordine, politici) sono stati ammazzati perchè anteponevano il valore della "legge" al valore dell'amicizia, della logica che una mano lava l'altra. Eppure ogni giorno i giornali ci parlano di arresti di boss e di associati a 'Cosa Nostra', alcuni dei quali uomini insospettabili, appartenenti al mondo delle professioni, della chiesa, della politica. Eppure ogni volta che abbiamo da affrontare un problema della vita civile, sociale, non pensiamo di studiare la normativa, la legge, sulla materia ed esigere che ci venga riconosciuto quanto prescritto, ma pensiamo di contattare un amico, che essendo amico di un amico dell'onorevole xy ci possa aiutare.

Con una serie di prossimi scritti, attorno alle problematiche sollevate, vorremmo capire perchè noi siciliani siamo privi di strade, carenti di acqua, mancanti di strutture sanitarie, scolastiche etc. che possano -anche alla lontana- essere raffrontate con le infrastrutture esistenti in Lombardia, in Piemonte, in Emilia.
Possibilmente ci capiterà di apparire provocatori. Però una spiegazione ci deve pur essere se questo Sud, tanto calpestato dalle autorità pubbliche, è il maggior serbatoio di voti delle Autorità (di sempre), mentre nelle regioni dove lo stile di vita è equiparabile a quello francese, tedesco, americano, la gente di tanto in tanto -col voto- punisce le Autorità.

La nostra sarà una serie di scritti che, periodicamente, scomoderà tanti scrittori, sociologi ed intellettuali di ieri e di oggi che della comprensione del problema 'meridionale', del problema mafioso, hanno fatto una ragione di vita.

Quella che segue è la notte in cui viene annunziata la resurrezione di Lazzaro

  La notte del venerdì precedente la Domenica delle Palme, nei paesi italo-albanesi (Contessa Entellina, Mezzojuso, Piana degli Albanesi, Palazzo Adriano) è tradizione che gruppi di giovani cantino a coro, dietro la porta delle famiglie, il racconto del miracolo della resurrezione di Lazzaro in lingua albanese.
   A conclusione di poche strofe (del lungo canto), subito i cantori passano ai versi finali. Ngreu ti Zonije ënna ç do kee miell o djath i shumë vee (Alzati, o Signora, regalaci qualche cosa, farina o cacio o molte uova). I padroni aprono, a questo punto, la porta di casa e regalano uova, cacio e talvolta soldi.

Ripportiamo il testo che viene cantato, per tutta la durata della notte, in arbrëshë:
-O mirë mbrëma o mir menatë; erdha t'ju thoshia jë fjalë mirë; Një thagmë t'madhe bëë Perëndia tek ajo horë ç i thon Betania.
Buona sera - buon mattino; son venuto a darvi una buona notizia. Un gran portendo operò Iddio in quel paese chiamato Betania.
-Ish një njeri ç kluhej Lazar, nga Krishti i dashur me lipisì. Di motra kish vetëm, jo mèë; me varfëri e pa mosgjëë.
C'era un uomo chiamato Lazzaro, da Cristo amato con affetto. Aveva solamente due sorelle, non più orfane, e null'altro.
-Lazëri vdiki se vdëkia e mbjoth e tue klar zëmbra ju loth. Pràn e varrzuan tue shkulur krip; drasme, e pështruan e u vun ndë lip.
Lazzaro morì perchè la morte lo colse ed esse, per il pianto, ebbero il cuore stanco.  Lo seppellirono, quindi, strappandosi i capelli; lo ricoprirono con la pietra sepolcrale e si misero in lutto.
-Te Perëndia u nisnë e vanë; me lot' ndër  si muarne e i thanë: O Zot, O zot. na kishe klënë ng' e kishëm sbjerrë vëllauthin t'ënë.
Dal Signore si incamminarono e andarono; con le lacrime agli occhi gli dissero: O Signore, O Signore, se tu fossi stato qui, non avremmo perduto il nostro fratello.
-Fashijni atò lotë mos t'kini drë, se tek ai varr Lazëri flee. E cë na thua o i madhi in' Zot ? kà kàtrë ditë ç Lazri hà botë.
Asciugatevi quelle lacrime, non abbiate timore, perchè nel sepolcro Lazzaro dorme. Cosa ci dici, o grande Signore ? Sono quattro giorni che Lazzaro si ciba di terra.
-E' Krishti i thot: mos t'kini drë se u jam giella, u vetm in' Zot. U nis in' Zot. me gjith apostojit; me zëë të math merr e thërret: O Lazër, Lazër ngreu e rrëfiej si u farmëkose te dheu i zi ! Lazëri u ngre e haristisi e proskjnisi si Perëndi.
E Cristo disse loro: Non abbiate timore, perchè io sono la Vita, io solo il Signore. Il Signore si mosse con tutti gli Apostoli, e a gran voce quindi lo chiamò: Lazzaro, O Lazzaro alzati e racconta come si sei avvelenato nella terra nera. Lazzarò si alzò, lo ringraziò e gli si prostrò come Dio.
-E pran i tha: O' Zot, O Zot, farmëk i math, ç issht ajò botë ! In Zot i tha: kush rron me besë  me gëzim vdes e pa kopòs; E n d'anë t' drejtë hu ng'isht kush klà te dita e ligjës do t' gjëndet prà.
Ktë vërtet Vangjeli e thot; kle te kjò jet kur itsje in Zot.
E quindi gli disse: o Signore, o Signore, quella terra è un grande veleno ! Ed il Signore disse: chi vive nella Fede morirà intrepido e senza alcun affanno. E si ritroverà nel lato destro, dove nessuno piange, nel giorno del Giudizio.
Questa Verità è riportata sul Vangelo; avvenne su questa Terra quando venne il Signore.
Segue quindi la strofa finale; quella della richiesta di un regalo.

giovedì 25 marzo 2010

La Mafia esiste in ogni angolo della Sicilia - Negarlo significa aiutarla ad opprimerci (2)

L'ANALISI/MAFIA, L'ECCEZIONE E LA REGOLA

LAUREE E SALOTTI BUONI: l'aristocrazia che sa di Gattopardo
di Peter Gomez (ripreso da Il Fatto Quotidiano del 24-03-2010)

Adesso che è in carcere tutti gridano all'insospettabile. Giuseppe Liga, l'architetto di Cosa Nostra, diventa all'improvviso un corpo estraneo, un caso, un qualcosa che non può far parte di quella Palermo elegante e borghese da anni, a parole, schierata contro la mafia, ma in realtà da sempre tra mafia e antimafia. Si, perchè chi non vuole fermarsi alle cronache delle tv e dei giornali del nord sa benissimo che la storia di Liga -il leader del Movimento cristiano lavoratori diventato, secondo l'accusa, capo della famiglia mafiosa di Tommaso Natale- non è una eccezione. E' la regola. O quasi. A partire dal 1994 in Sicilia gli arresti di boss laureati, o comunque dotati di dichiarazioni dei redditi (ufficiali) da decine e decine di migliaia di euro, si sono moltiplicati. Uno dopo l'altro sono finiti dietro le sbarre, e in molti casio sono stati condannati, avvocati, medici, notai, politici. Prendete per esempio Raffaele Bevilacqua il capo della commissione mafiosa della provincia di Enna. Negli anni '80 e nei primi anni '90 era un giovane e brillante legale eletto in consiglio provinciale nelle file della Democrazia Cristiana. Dopo le stragi finisce in manette per la prima volta. Resta in carcere per quasi due lustri e intanto in Cosa Nostra fa carriera. Quando esce, eccolo entrare alle 13:45 del 19 dicembre 2001 in un hotel di Pergusa dove gli uomini della Squadra Mobile di Caltanissetta hanno piazzato microspie e microcamere nella speranza di immortalare una gang  solita taglieggiare i commercianti. E invece Bevilacqua, accompagnato da due guardaspalle, si dirige verso un uomo  dalla faccia larga e simpatica che lo accoglie a braccia aperte. E' Mirello Crisafulli, lo storico leader dei Ds di Enna, oggi promosso senatore del Pd. I due si sorridono e si baciano (se lo avesse raccontato un pentito non ci avrebbe creduto nessuno). Poi discutono a lungo di lavori e di appalti.  Il mafioso chiede, il politico lo invita con forza a stare al suo posto ("fatti i cazzi tuoi" dice a un certo punto Mirello). Per la gioia dei sociologi il colloquio (ritenuto dalla magistratura esecrabile sotto il profilo morale, ma poco rilevante da quello penale) lascia aperto un interrogativo: chi comanda su chi ? Comanda la mafia o la politica ? In attesa della risposta restano i dati di cronaca. Bevilacqua, dopo poco, viene ri-arrestato, questa volta per omicidio. Crisafulli invece entra in orbita tanto da approdare su uno scranno di Palazzo Madama. No, il concetto di disapprovazione sociale trova ben poca cittadinanza nelle regioni del sud. Per le classi dirigenti, inciampare in accuse di mafia, frequentare abitualmente uomini d'onore o, persino, esserlo, è poco più che un accidente. Come, per i contadini, lo è la siccità o la grandine. Scriveva Manfredi Borsellino, il figlio di Paolo, dopo il coinvolgimento in un'indagine per riciclaggio di un sacerdote che presiedeva un centro intitolato alla memoria di suo padre "Non bisogna avere paura, soprattutto in questa città, di non intrattenere rapporti con uomini di potere, con persone importanti o denarosi, poichè è agli occhi di tutti che la c.d. Palermo bene, la Palermo dei circoli, la Palermo dei salotti buoni, è inquinata, e lo è da tempo, da quando gli stessi rappresentanti delle istituzioni frequentavano, e purtroppo frequentano tuttora, persone sospette, chiacchierate o addirittura già destinatarie d'inchieste giudiziarie". Era il 2002. Nelle ville barocche dell'aristocrazia palermitana, come nella sede di Forza Italia, si alzavano le spalle quando qualcuno osava sussurrare che forse non era il caso di avere troppo a che fare con l'elegantissimo radiologo, Giovanni Mercadante, visto che era finito più volte sotto inchiesta ed era cugino di Tommaso Cannella, il boss di Prizzi, legatissimo a Bernardo Provenzano. Mercadante, però, era un deputato regionale, Come si faceva ad ignorarlo ? Già, ignorarlo forse no. Ma almeno, quando nel 2006 finisce in manette perchè incastrato dalle intercettazioni dei suoi colloqui con boss di ogni ordine e grado (tra cui il medico di Totò Riina, Antonio Cinà), si poteva evitare di andare a trovarlo in carcere. E invece gli onorevoli di centrodestra che fanno la fila per incontrarlo si moltiplicano. Basilio Germanà, Stefania Craxi, Innocenzo Leontini, Mario Ferrara, e persino l'enfant prodige della politica siciliana, il futuro ministro della Giustizia, Angelino Alfano, vanno a processione dall'amico. Poi tutti fuori, come sempre a commemorare affranti i martiri e i caduti per mano mafiosa. C'è poco da sorprendersi, insomma, se la Confindustria italiana viene pubblicamente elogiata, ma  privatamente guardata con sospetto, quando decide di espellere non solo i collusi, ma anche chi paga il pizzo (imprenditori cioè che, codice penale alla mano, non commettono un reato, ma lo subiscono). Meglio applicare il principio dell'ex presidente della regione, Totò Cuffaro, che sorpreso mentre si incontra con un medico condannato per fatti di mafia (il cui capoclan, Giuseppe Guttadauro, era un vice primario), si giustifica dicendo :"Aveva espiato la sua pena. Ho sempre avuto culturalmente l'idea che la gente può sbagliare, paga il prezzo alla giustizia e poi torna a fare il suo lavoro". Tesi encomiabile se si parla di reati comuni. Garantismo d'accatto se si discute di cosa nostra. Perchè la mafia è mafia se ha rapporti con la politica, le istituzioni e la società civile. Se non li ha è semplicemente gangsterismo. E noi dopo 200 anni non staremmo ancora ad indicarla  come la causa principale della povertà e del sottosviluppo delle regioni del sud. Classi dirigenti a parte, s'intende. 

mercoledì 24 marzo 2010

Da noi gli assessori sono "indennizzati di carica", ma a Roma i parlamentari vivono nel paese delle meraviglie, dove la crisi è una favola.

Nell'Italia della crisi perenne dove la disoccupazione è sempre stata alta, nel meridione d'Italia dove si continua ad emigrare come duecento/cento anni fà, a Contessa Entellina dove i giovani non vedono prospettive occupazionali se non di sperare di poter fare l'assessore comunale (purtroppo limitato a quattro unità), in queste realtà così disarmanti, dove i politici si fanno vedere (con faccia tosta) solo per chiedere i voti in periodi elettorali (ma con Berlusconi non avviene nemmeno questo, in Italia votiamo su liste bloccate come durante il Fascismo; a scegliere i 900 parlamentari di Camera e Senato ormai sono in tre/quattro persone -Berlusconi, Casini, Di Pietro e Bersani-), in queste realtà, dicevamo, suscita vomito apprendere quanto costa la casta politica.
Un deputato in Italia guadagna:
a) lo stipendio di €. 20.000,oo nette mensili;
b) abbuono delle spese per i collaboratori, è pari ad €. 7.000,oo mensili;
c) abbuono mensile di €. 2.000,oo, per consentirgli di poter viaggiare per l'Italia;
d) abbuono mensile di €. 5.000,oo per l'affitto dell'appartamento a Roma;
Ma non è tutto. La Camera spende 7 milioni di euro annue per la ristorazione a favore dei 630 deputati; €. 600.000,oo (mille euro procapite) per l'affitto a ciascun deputato di una apparecchiatura fotocopiatrice; €. 400.000,oo (quasi €. 700,oo pro-capite) per l'acquisto delle agende a ciascun deputato; Altri €. 500,oo pro-capite per la fornitura della carta intestata e cartoncini inviti personalizzati, oltre ad €. 500,oo pro-capite per far imparare l'inglese ai nostri deputati -tutto su base annuale-. Non è tutto. I nostri rappresentanti a Roma per ricevere cittadini e per incontrare gli elettori hanno necessità di disporre di uffici: per questa funzione la spesa pro-capite è di €. 90.000,oo annue (non abbiamo scritto male: Novantamila euro per ogni deputato annualmente).
Ognuno penserà che i nostri parlamentari lavorino tantissimo e quindi quegli uffici siano un porto di mare. No, i nostri parlamentari a Roma ci stanno due giorni la settimana, massimo tre giorni: dal martedì pomeriggio al giovedì mattina.
Fosse finita: No; quegli uffici necessitano di pulizia, manutenzione, tapezzeria. Tutto è a carico dei contribuenti italiani (che quei parlamentari non hanno mai scelto: sono stati scelti -nominati, non eletti- da quattro signori: Berlusconi, Bersani, Casini e Di Pietro). La cosa strana è che nel mondo l'Italia è classificata fra i paesi ancora democratici. La verità che mai nessuno ha dato il voto di preferenza ai quei 630 signori (oltre che ai 315 senatori).
Le spese di Montecitorio (fonte: Partito Radicale, in seguito all'interrogazione presentata dall'on.le Rita Bernardini)
--Costi per le auto  €. 1.342.000,oo
--Servizi fotografici €. 307.000,oo
--Ristorante €. 6.953.000,oo
--Noleggio fotocopiatrici €. 658.000,oo
--Agende e agendine €. 400.000,oo
--Corsi di lingue €. 300.000,oo
--Costi locazione uffici per i deputati: €. 51.000.000,oo.

E poi ci dicono che c'è la crisi.

martedì 23 marzo 2010

Si avvia alla conclusione la campagna di contestazione della Tarsu 2008. Ma .... dietro l'angolo ci attendono le cartelle 2009 e ... poi 2010.

Dalla Camera del Lavoro apprendiamo che sono stati oltre cento i ricorsi presentati dai contribuenti di Contessa Entellina contro l'aumento del +160% della Tarsu (tassa rifiuti solidi urbani) disposta dall'Amministrazione Comunale, relativamente al 2008. Viene precisato che si tratta di una prima tornata di ricorsi (le cui cartelle sono state notificate nel gennaio scorso) e che nei prossimi giorni nei locali della Camera del Lavoro -in Via Cucci, 20- verranno sottoscritti altri ricorsi, le cui cartelle sono state notificate dall'esattoria nel corrente mese di marzo.

A conclusione della campagna "contro il CaroRifiuti", caro-rifiuti voluto, per il 2008, dall'Amministrazione Comunale, si stima che saranno circa 200 i contribuenti che si sararanno opposti, presentando ricorsi alla Commissione tributaria, all'arroganza e alla prepotenza di chi ha voluto scaricare sulle spalle dei contribuenti gli esosi costi del servizio, fatti crescere del +160% nell'elaborazione delle tariffe rispetto al 2007.

Sappiamo che l'Amministrazione Comunale, nella giornata di oggi (23.03.2010), ha diffuso volantini con cui asserisce che sta tentando di ridurre l'impatto dei costi dell'ATO per il 2010. E' una questione che corre fra Comune ed ATO.
Sappiano gli Amministratori che in seguito all'esperienza maturata nella coscienza dei cittadini con la vicenda della TARSU 2008, nessuno sconto per sviste o irregolarità procedurali sarà tollerata dai contribuenti. La Camera del Lavoro ha infatti allo studio la situazione che si verrà a creare con le notifiche della Tarsu 2009 e nulla toglie che si passi allo studio (sostanziale e procedurale) di quanto verrà fatto con la Tarsu 2010.
Amministrare la cosa pubblica è difficile, però chi ha difficoltà sappia che nessun medico ha mai prescritto di fare l'amministratore pubblico.
Gli amministratori seguano la vicenda con l'ATO -spetta a loro-; i contribuenti seguiranno la vicenda della Tarsu, che ormai tutti sanno viene decisa in Municipio.
Se tutti fanno bene il proprio compito, tutti ne trarranno benefici. Se qualcuno sbaglia nello svolgere il proprio compito, le conseguenze possono riversarsi su tutti. Sbagliare non significa errare le procedure, sbagliare può significare rifiutare il dialogo, come è avvenuto nel gennaio 2009, quando in seguito a più assemblee pubbliche, chi di dovere, invece di ascoltare i ragionamenti delle minoranze consiliari e della Camera del Lavoro ha preferito l'autosufficienza di chi si ritiene superiore.
Il senso è: Chi ha voluto la bicicletta pedali, se sa pedalare.
Il Contessioto

lunedì 22 marzo 2010

I casali medievali non erano paesi, nè giuridicamente erano Comuni (Università) dotati di autonomia.

DAGLI ATTI delle QUARTE GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA (Erice, 1-4 dicembre 2000) RIPRENDIAMO LO SCRITTO CHE SEGUE DI "MARIA ADELAIDE VAGGIOLI". Ci sembra interessante perchè riduce la portata dei tanti discorsi e scritti sulla preesistenza di Contessa all'arrivo degli arbrëshë. Nei nostri scritti su questo blog abbiamo in ogni caso appurato che il Comune (l'Università) di Contessa nasce con i capitoli sottoscritti nel 1520.
Il termine latino casale (s. v., in DU CANGE, o. c., 198-199), corrispondente all’arabo rah≥l o manzil (su cui cf. PEcasale (in DU CAN199 ), corrispondente all’arabo rah≥l o manzil (su cui cf. PELLEGRINI, Terminologia...cit., 178-179 e 187-188; JOHNS, Entella... cit., 79, 81; in generale, per il lessico dell’insediamento rurale di età normanna, cf. MAURICI, Castelli... cit., 119 sgg.), compare nell’XI sec., ma è intorno al 1120 che si impone nella terminologia ufficiale latina, ancora in alternanza con vicum, per poi diventare di uso esclusivo verso il 1150, e almeno fino alla fine del XIII sec. designa in Sicilia un villaggio rurale aperto, privo di difese, appartenente al territorio di un castrum (cioè di un abitato fortificato e munito di castello: quello che verrà definito terra nella terminologia ufficiale del regno normanno-svevo). Il casale è caratterizzato, con rare eccezioni, da un rapporto di dipendenza giuridica, amministrativa e militare, e i suoi abitanti, che generalmente appartengono alle etnie sottomesse (greca e musulmana), sono di norma donati insieme al casal stesso e alle relative terre. Riguardo alle dimensioni, il termine casale può indicare realtà molto diverse, estendendosi dal villaggio di una certa grandezza e articolazione, talora anche con edifici di culto (chiesa o moschea) e con strutture produttive (per esempio fornaci di ceramica e vetro) alla semplice azienda agricola a carattere familiare. Con un processo che intorno al 1350 può dirsi ormai concluso, e i cui caratteri costituiscono uno dei grandi problemi aperti dell’archeologia medievale siciliana (nell’ambito della vastissima letteratura sull’argomento, si cita qui soltanto la sintesi di F. MAURICI, L’insediamento medievale in Sicilia: problemi e prospettive di ricerca, Arch Med, XXII, 1995, 487-500, 497 sgg., con bibl. cit), il popolamento rurale per casali tende a rarefarsi, e nel corso del XIV sec. può dirsi completamente scomparso: la popolazione vive ormai tutta raggruppata nelle terrae fortificate, e anche se il termine casale compare ancora in documenti del XIV sec., non corrisponde più ad un abitato, ma ad un tenimentum terrarum o feudo, cioè ad un territorio spopolato. Sul casale nella Sicilia arabo-normanna e sulle dinamiche insediative tra tardoantico e medioevo cf. soprattutto M. AYMARD - H. BRESC, Problemi di storia dell’insediamento nella Sicilia medievale e moderna, Quaderni Storici, XXIV, 1973, 945-976; H. BRESC, La casa rurale ... cit. e, da ultimi, A. MOLINARI, Il popolamento rurale in Sicilia tra V e XIII secolo: alcuni spunti di riflessione, in «La Storia dell’Alto Medioevo italiano (VI-X secolo) alla luce dell’archeologia, Atti del Convegno Internazionale, Siena 1992», Firenze 1994, a cura di R. Francovich e G. Noyé, 361-377, e MAURICI, Castelli... cit., 119 sgg.; ID., L’insediamento... cit., tutti con ampia bibliografia.

domenica 21 marzo 2010

Costituzione Repubblicana: artt. 29, 30, 31 - la famiglia

di Lorenza Carlassare
LA FAMIGLIA NELLA COSTITUZIONE
Riconoscimento del matrimonio, diritti e doveri dei coniugi e dei figli. Mentre si pone con forza il problema del riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso

Del primo comma dell'art. 29 "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio" si è cercato di forzare l'interpretazione. Ma -chiariva Esposito già negli anni cinquanta- il suo significato è semplicemente di avere "riconosciuto i diritti, le facoltà, le potestà che si svolgono all'interno della famiglia", i cui membri non sono legati fra loro da vincoli soltanto giuridici, ma affettivi, spontanei, di sangue. Vincoli "naturali" che rendono la famiglia una "società naturale" di cui lo Stato deve rispettare  l'autonomia senza pretendere  di imporsi al suo interno come il fascismo, "non è una definizione, è una determinazione di limiti" precisava Aldo Moro, limiti all'intervento dello Stato. Conseguenza di questo principio è la priorità riconosciuta ai genitori nell'istruire ed educare i figli: non possono essere privati del loro diritto e sostituiti da altri, salvo la provata incapacità (psichica o materiale, indigenza, malattia). "Nei casi di incapacità dei genitori la legge assicura che siano svolti i loro compiti" dice l'art. 30 comma 2.
La formula "società naturale fondata sul matrimonio" non implica l'indissolubilità -la parola "indissolubile" venne eliminata- ma pone la "stabilità" come esigenza del vincolo matrimoniale. E dunque "non vuole imporre la teoria che solo dal matrimonio possa sorgere la famiglia", ma implica che i diritti costituzionali garantiti sono soltanto quelli della famiglia fondata sul matrimonio. Quale tutela, allora, per altre forme di convivenza, per le "famiglie" non fondate sul matrimonio ? Benchè la "famiglia di fatto"  si inquadri nelle formazioni sociali tutelate  dall'art. 2, in mancanza di una disciplina legislativa non si arriva ad estendere  ai conviventi i diritti dei coniugi.  Solo simbolico è il valore dei "registri" delle unioni civili dei comuni, e prive di efficacia giuridica (ha detto la Corte) le indicazioni di alcuni Statuti regionali.
Connessa ma diversa è la questione dei riconoscimento delle unioni omosessuali, prevista nei vari Paesi europei ma non in Italia dove il matrimonio contratto da persone dello stesso sesso in quei paesi non viene trascritto dall'Ufficiale di stato civile. Sulla questione è attesa a giorni la decisione della Corte Costituzionale.  E' vero che i costituenti  non intendevano "cristallizzare la famiglia"  bensì porre "punti fissi che non siano irrigidimenti della nostra vita sociale, ma fondamento sicuro per ulteriori sviluppi costruttivi " (Dossetti), e ritenevano "le forme" delle famiglie "storicamente determinante" (Togliatti). Ma il compito della Corte non è facile, anche se il matrimonio fra persone dello stesso sesso in qualche modo è già consentito (ai transessuali dopo la correzione chirurgica e anagrafica): è probabile che concluda che è una scelta  rimessa alla "discrezionalità del legislatore".
"Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unione familiare" stabilisce il comma 2. Il richiamo all'unità familiare rese inizialmente più difficile la realizzazione dell'eguaglianza in una famiglia gerarchicamente ordinata, dominata dall'assoluta preminenza del marito, dove la moglie non disponeva neppure della dote, nè decideva sull'educazione dei figli. L'interiorità rimase fino alla Riforma del diritto di famiglia del 1975, preceduta da diverse sentenze della Corte costituzionale che intervenne anche successivamente dichiarando illegittime norme relative ai rapporti personali e patrimoniali fra coniugi, ai rapporti dei coniugi con figli oltre che sulla legislazione previdenziale e assistenziale, talora a favore dell'uomo , estendendo al padre una serie di diritti inizialmente previsti per la donna lavoratrice. La parità ha trovato resistenze, benchè fin dagli anni Cinquanta fosse stato chiarito che in nome dell'unità familiare non era più possibile per il legislatore fissare il dominio di uno solo dei coniugi, un solo "capo" e l'altro sottoposto al suo potere. 
L'art. 30 "E' diritto e dovere dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio" da un lato riconferma il principio della parità dei genitori nel rapporto coi figli, dall'altro chiarisce che il diritto-dovere di mantenimento, educazione, istruzione è dei genitori come tali, anche se, non essendo sposati, non abbiano creato una famiglias. Ad evitare che si sottraggano al loro dovere occultando il fatto della generazione, sta il terzo comma "La legge detta le norme ed i limiti per la ricerca della paternità".  Il dovere di mantenimento, educazione, istruzione è pieno e incondizionato: assicurato direttamente dalla Costituzione, non può essere limitato da una legge ordinaria. Qual è allora il significato del comma 2 "La legge assicura ai figli  nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale compatibile  con i diritti  dei membri della famiglia legittima" ? Indiscusso l'eguale diritto a mantenimento, istruzione ed educazione, è tutelata la coesione della famiglia che non può vedersi imporre la coabitazione coi figli illegittimi ai quali, a parte questo, dev'essere assicurata ogni tutela sul piano giuridico e sociale ad evitare che siano colpiti nell'onore o posti in situazione d'inferiorità. Un esempio dei Costituenti fu la cancellazione dalla pagella di "figlio di N. N." umiliante di fronte ai compagni.
Per rendere effettivo il diritto-dovere dei genitori di mantenere, educare, istruire i figli "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia  e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù favorendo gli istituti necessari a tale scopo" dice l'art. 31. Un programma da realizzare, completato dalle successive norme sulla scuola e sul lavoro: ma mai come oggi la Costituzione è tradita.

Oggi è domenica

Conoscere il patrimonio culturale-religioso bizantino
Santa Maria Egiziaca.
Non è possibile stabilire con certezza cosa sia storicamente fondato e cosa sia evoluzione nella tradizione sull'Egiziaca. Possiamo dire che nel VI secolo i pellegrini veneravano, nei pressi di un monastero egiziano, la tomba di una santa donna chiamata Maria, che aveva vissuto nel deserto in solitudine e penitenza. Nel VII secolo il patriarca Sofronio di Gerusalemme scrisse una vita di santa Maria Egiziaca che, pur non risalendo ad alcuna fonte storica verificabile, servì da base a tutta la successiva letteratura.

La pericope evangelica domenicale è Mc 10, 32 – 45:

Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà”. E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: “Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: “Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Gesù disse loro: “Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”. All’udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Breve commento
San Giovanni Crisostomo commenta il brano in questi termini: “Quelli credevano di entrare nel regno senza passare per la croce e la morte: l'avevano ascoltato mille volte, ma non avevano potuto capire chiaramente. Poiché non erano giunti ad una conoscenza chiara ed esatta di ciò che veniva loro insegnato, ma credevano che Gesù si incamminasse per un regno visibile, e che avrebbe regnato su Gerusalemme, avvicinandosi a lui sul cammino e ritenendo che fosse il momento opportuno, gli rivolgono questa domanda; infatti, separandosi dal gruppo dei discepoli, colta l’occasione propizia, chiedono a Cristo il privilegio di sedere vicino a lui, e di essere i primi fra gli altri; loro credevano che le cose fossero ormai giunte al loro termine, che tutto era stabilito, e che era giunto il tempo delle corone e dei premi (nostra nota: Come tanti di noi meridionali chiesero, pure loro, una 'raccomandazione'). Vedi come quelli non sapevano ciò che chiedevano, quando parlavano con lui di corone e di premi, non essendo ancora iniziate le lotte. Gesù chiama calice e battesimo la sua croce e la sua morte: calice, perché andò verso la croce volontariamente; battesimo, perché con la sua morte purificava la terra intera. E non esistono altri motivi, eccettuata la facilità con la quale risuscitò. Come colui che battezza con acqua, con tutta facilità si alza, non essendo impedito in nulla dalla natura dell’acqua; così anche lui, dopo essere disceso nella morte, con molta facilità risuscita: per questo chiama quella battesimo”.

Riflessione per gli uomini liberi
La libertà altrui, secondo Bobbio
"Con Norberto Bobbio scompare la coscienza critica della sinistra italiana. È stato l'«oracolo» al quale, periodicamente, e soprattutto nei momenti più critici della recente storia italiana, politici e intellettuali della sinistra hanno fatto ricorso. Sempre sorprendendoli, gettando nel pensiero politico l'inquietudine di chi - come lui - sentiva di appartenere alla categoria di uomini che non sono mai contenti di se stessi. L'eredità della riflessione politica lasciata da Bobbio alla sinistra italiana è riassumibile in una via che lui stesso ha chiamato «la politica dei diritti»." [Corriere della sera - 10/01/2004]

"'Dalla osservazione della irriducibilità delle credenze ultime ho tratto la più grande lezione della mia vita. Ho imparato a rispettare le idee altrui, ad arrestarmi davanti al segreto di ogni coscienza, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare. E poiché sono in vena di confessioni, ne faccio ancora una, forse supeflua: detesto i fanatici con tutta l'anima."

Satira Politica

sabato 20 marzo 2010

Noi meridionali. Essere di destra e/o di sinistra.

Le definizioni, e le catalogazioni di appartenenza sono tutte giuste e tutte sbagliate. Fare politica oggi dovrebbe significare: osservare la società, il contesto, il procedere.
Se una parte del paese, l'Italia, è debole economicamente e socialmente (il meridione), verosimilmente le ragioni affondano nel passato, nella Storia, ma non vi è dubbio che su questa debolezza la classe politica odierna continua, come nei decenni passati, a far prosperare raccomandazioni, ricatti morali, clientelismo.
Su tutti noi grava la prepotenza di una classe dirigente che non ha interesse a toglierci di torno il malaffare; in una società "normale" avremmo bisogno di una classe politica "normale" e l'attuale che farebbe ?
Poca gente però, oggi, non si dà per vinta e non concepisce alcun "lasciamo perdere".
La società normale dipende da noi. Non sarà nè Berlusconi nè Bersani a darcela e nemmeno Di Pietro. Noi dobbiamo essere protagonisti, a cominciare dai piccoli gesti di ogni giorno.
E' dura... ma almeno saremo da modello per i nostri figli.