Chi ancora non aveva deciso di cercare un tetto fuori paese, lo fece di corsa, occupando qualsiasi abitazione agricola appena passabile, alcune famiglie con figli piccoli e/o anziani, chiesero ospitalità all’albergo Aurora di Stassi e molte altre al Medico Condotto Dottor Giuseppe Amico .
Anche noi dovemmo decidere di lasciare la casa della famiglia Cusumano del Borgo Piano Cavaliere e accettare l’invito di mio zio Nenè, che ci metteva a disposizione la casa al Borgo Roccella.
Per effetto della terza scossa, tutto il vecchio centro abitato era stato evacuato e anche l’Amministrazione Comunale decise di traslocare gli Uffici presso l’Albergo ubicato all’ingresso del paese, venendo da Corleone.
Fu proprio nel grande salone dell’albergo che si riunirono per la prima volta a venti giorni dal 15 Gennaio 1968 tutti i Sindaci della Valle del Belice per iniziativa del nostro Sindaco Di Martino.
A me toccò per competenza il compito di trasmettere i comunicati stampa per tutti i giornali e a riferire la sintesi dei lavori e le primissime richieste dei Sindaci.
Ancora tra le Autorità del governo regionale e nazionale non c’era stata la benché minima presa di coscienza del grave problema che aveva drammaticamente toccato questa Valle della Sicilia ove le case, come a Montevago, erano fatte di povero tufo senza cordoli di cemento armato……… .
-“ L’Asse del Belice” -
La prima tentazione che si dovette respingere decisamente fu l’intervento sottile delle Prefetture che tentarono di convincere molte famiglie a mollare tutto e ad accettare i biglietti di sola andata per l’Australia e/o per il Nord.
Questa manovra ad un certo punto venne capita in quasi tutti i centri colpiti, ove moltissimi interpellati, rifiutarono i biglietti di sola andata, decidendo caparbiamente di restare attaccati alla loro terra e ai loro affetti e questo, alla luce dei fatti di Abruzzo, penso che ci accomuni tanto a quella gente.
Per resistere insieme, occorreva dare visibilità a questa forza unitaria dei paesi del Belice che nacque spontanea, innanzitutto tra i rappresentanti dei comuni colpiti, che in quei giorni, non avevano nemmeno una grande tenda ove riunirsi ……...
Per far questo e dare nuove speranze a chi decideva di restare, i Sindaci nella prima riunione di Contessa e poi nelle altre che seguirono nei vari paesi, dovettero immaginare per i loro paesi un futuro diverso da quello di prima ,….. sognarono una Valle del Belice del futuro, ipoteticamente unitaria al di là dei campanili, con alcuni paesi spostati verso l’asse autostradale più vicino, quello della A-19 la Palermo – Mazara e con una economia non soltanto agro-pastorale ma della trasformazione dei prodotti agricoli e della piccola impresa artigiana legata alla ricostruzione e al dopo ricostruzione, ecco perché venne varato il piano comprensoriale definito dell’asse attrezzato, per dare una idea concreta di un elemento in comune tra i paesi più vicini .
Anche il Consiglio Comunale di Contessa e le assemblee popolari, convocate nel capannone di Via Palermo, trattarono della questione del trasferimento dell’abitato .
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Questa chiarezza di posizione di partenza e la necessaria continuità nel progredire delle proposte unitarie, portò finalmente al paese il decreto del Presidente della Repubblica che riconosceva Contessa, zona sismica di primo grado, al pari degli altri paesi della Valle del Belice, totalmente distrutti dal terremoto.
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Quei primi mesi del ’68 volarono tra un turbine di cose da fare e la sensazione continua della precarietà della casa …….
Dopo tre mesi dalla terza scossa, pian pianino la situazione cominciò a cambiare, ci fu un ritorno alle case via via più numeroso, anche se molte famiglie preferirono andare ad abitare le baracche perché spaventate dai pericoli di lesioni gravi riscontrate nelle case. Anche il Comune lasciò progressivamente i locali dell’albergo per rientrare negli Uffici più spaziosi del centro.
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