L'Osservatore Romano
«Santità,
ci rallegriamo di tutto cuore, in nome del Signore onnipotente, per la vostra
elezione ispirata da Dio e per la degna assunzione dei vostri nuovi e alti
doveri, quale primo vescovo della venerabile Chiesa dell’antica Roma che
presiede nella carità». Così il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo
I, si è rivolto a Papa Francesco nel saluto all’inizio dell’udienza nella Sala
Clementina. «Succedete — ha aggiunto — al vostro predecessore Benedetto
XVI, uomo mite che si è distinto per la sua conoscenza teologica e la sua
carità, il quale con spirito di coraggio ha da poco rassegnato le dimissioni
dal suo ministero per motivi di salute e di affaticamento».
Il
Patriarca ecumenico ha sottolineato come «il compito e le responsabilità» che
attendono il Pontefice siano «enormi davanti a Dio e agli uomini. L’unità delle
Chiese cristiane costituisce la prima e la più importante delle nostre
preoccupazioni ed è sicuramente uno dei presupposti fondamentali affinché la
nostra testimonianza cristiana possa essere credibile agli occhi dei vicini e
dei lontani. Per la sua realizzazione è necessario che il dialogo teologico già
intrapreso, prosegua, affinché la verità della fede, l’esperienza dei santi e
la tradizione comune all’Oriente e all’Occidente del primo Millennio cristiano
possano essere insieme comprese e avvicinate in modo comune. È un dialogo — ha
auspicato — da proseguire nella carità e nella verità, in spirito di umiltà e
di mitezza, e attraverso le armi della verità».
Quindi
il Patriarca ha fatto riferimento all’attuale crisi economica mondiale, che
«esige in modo imperativo l’organizzazione di un’azione umanitaria, per la
quale avete una grande esperienza, Santità, grazie al vostro lungo e apprezzato
ministero come buon Samaritano in America Latina, dove avete sperimentato, in
qualità di pastore, sicuramente come pochi altri, l’a m a re z z a
della sofferenza e della miseria umana. Quelli che hanno di più devono essere
stimolati a offrire del proprio in modo spontaneo e con gioia a quelli che non
hanno. In questo modo per mezzo della giustizia verrà assicurata la pace, che è
la richiesta di tutti gli uomini e l’ardente attesa di tutte le genti e di tutti
i popoli». Bartolomeo I ha ricordato che «abbiamo il dovere di nutrire gli
affamati, di vestire gli ignudi, di curare i malati, e più in generale di preoccuparci
di quelli che si trovano nel bisogno, per essere degni di udire dal
Signore: “Venite, benedetti, dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno
preparato per voi”».
Copertina di un libro di Bartolomeo I pubblicato in italiano nella giornata di ieri a cura del monastero di Bose |
Quindi
ha evidenziato come «la scelta della semplicità da parte della Vostra amata e
onorata Santità» abbia reso e renda evidente il criterio che guida Papa
Francesco «nella scelta dell’essenziale. Ciò riempie di speranza i cuori di
tutti i vostri fedeli sparsi nel mondo e in generale di tutti gli uomini di
speranza, perché — si è detto convinto — questo criterio che guida le vostre
scelte troverà una più ampia accoglienza, in modo che la giustizia e la
misericordia che rappresentano le esigenze più essenziali della legge abbiano per
la Chiesa l’importanza primaria che meritano».«nel corso della storia bi
millenaria della vita della Chiesa di Cristo, alcune verità» del Vangelo siano
state «distorte e travisate da alcuni gruppi cristiani, con il risultato che
oggi in ampi strati delle popolazioni cristiane prevalgono, purtroppo,
concezioni mondane. È assai grave e urgente il dovere e l’obbligo da parte di
tutti noi, di ricordare a noi stessi, gli uni agli altri, e a tutti, che Dio è
disceso dal cielo sulla Terra, si è fatto uomo in Gesù Cristo, affinché vivessimo
come cittadini la cui patria è nei cieli. Sì veramente il Signore è Dio e si è manifestato
a noi; Lui che dal principio è il creatore dell’universo e governa ogni cosa,
si è abbassato fino alla morte e alla morte di croce, per mostrare attraverso
la sua resurrezione che è benedetto colui che viene nel nome del
Signore, e solo nel suo nome, al servizio dell’intero corpo, affinché tutti
siamo una cosa sola e Cristo sia tutto in tutti».
Del
resto — ha proseguito — «la Terra è lo spazio in cui esercitiamo la nostra
ascesi e realizziamo la nostra incorporazione a Cristo e per mezzo di lui passiamo
alla vita eterna. La
Chiesa benedice la vita terrena ma non pone in essa il termine della sua
missione. Noi lo sappiamo e lo confessiamo. E per questo noi, pastori e fedeli,
percorriamo la via della verità, lavorando in vista delle realtà celesti
attraverso quelle terrene. Siamo certi, personalmente e come Patriarcato
ecumenico e anche come Chiesa Ortodossa di Cristo diffusa su tutta la terra,
che la vostra Santità venerabile e amatissima nel Signore, che ora intraprende con
i migliori auspici la corsa del suo ministero storico come Vescovo di Roma,
mostrerà un interesse particolare, in collaborazione con tutti gli uomini che
hanno la capacità e la volontà di farlo, nel correggere le tendenze
mondane, in modo che l’uomo possa ritornare alla sua bellezza originaria:
quella della carità». Infine ha assicurato la propria preghiera «con tutto il
cuore, insieme con tutti i fedeli cristiani sparsi nel mondo», affinché Papa
Francesco «realizzi con successo il suo alto, grave e difficile compito».
E ha
concluso rendendo «gloria a Dio che in ogni tempo sceglie coloro che
sono degni, affinché camminino in modo degno della sua chiamata e
guidino l’umanità a gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».