domenica 28 febbraio 2021

Terre martoriate. Mafia, brigantaggio, emigrazione, e ...

 Ai primi del Novecento esisteva in Sicilia, già da un secolo la Mafia, quel sistema di imposizione di forza e di violenza privata ai danni della collettività sorta in seguito all'estinzione del feudalesimo  (1812) e al sorgere nelle campagne  del latifondismo privato.

 Chi nel tempo ha seguito il blog conosce come si è sviluppato il processo evolutivo di privatizzazione dei feudi  che -in qualche modo- abbiamo provato a tracciare. La Mafia con metodi ora di finta amicizia e buonsenso e ora con violenta imposizione e con omicidi governava -spesso indisturbata se non addirittura protetta dalle autorità- i territori dell'interno dell'isola, territorio di Contessa soprattutto stante qui l'assoluta prevalenza del latifondo.

Non c'era solamente la Mafia a rendere difficile la vita nei territori interni della Sicilia, c'era anche il brigantaggio, bande di fuorilegge che imperversavano, anche e forse più che altrove, pure queste,  sul territorio di Contessa.  Di queste deviazioni sociali ed umane ne tratta su basi scientifiche il sociologo Anton Bloch nei suoi numerosi studi e lavori su cui in passato ci siamo soffermati sul blog.

 Per qualche tempo intendiamo soffermarci sul brigantaggio nell'area territoriale del corleonese e contessiota, aree contigue. Lo faremo riportando alcuni articoli di giornali (Giornale di Sicilia).

 I giornali che ci sono stati messi a disposizione trattano, specificatamente, del capo banda, Giuseppe Mirto, personaggio di cui i nostri nonni, i nonni della generazione di metà novecento, raccontavano fatti e misfatti commessi anche nell'area prossima a Contessa E.

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Vedremo come il Giornale di Sicilia del primo Novecento ha riportato l'uccisione del capobanda Giuseppe Mirto e come ha rievocato il suo dominio violento da fuori-legge.

Lotta allo spopolamento. I comuni provano ad attrezzarsi sperando nell'Europa

23 Comuni si sono impegnati a muoversi in sinergia per attingere ai finanziamenti  comunitari “Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027”, “Next Generation EU”, “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia”, “Piano Sud 2030 - Sviluppo e Coesione per l’Italia”, PON, POR etc.

Gli enti locali aderenti sono tutti della provincia di Palermo: Alia, Bolognetta, Bisacquino, Campofelice di Fitalia, Campofiorito, Castronovo di Sicilia, Cefalà Diana, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Corleone, Giuliana, Godrano, Lercara Friddi, Marineo, Mezzojuso, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi, Prizzi, Roccamena, Roccapalumba, S. Cristina Gela, Vicari e Villafrati. 

Fra gli scopi ci sarebbe quello di incentivare l’offerta di servizi per il turismo sostenibile, curare la tutela del paesaggio e della biodiversità, recuperare i centri storici e valorizzare i beni culturali. Tutti comparti che si sarebbero potuti aiutare e sostenere da decenni, ricorrendo ai bandi europei e valorizzando l'associazionismo. 

Oggi comprensibilmente dilaga il risveglio sulle iniziative UE grazie alla promozione che sta derivando nel mondo dei politici veri ed anche purtroppo in quello dei mali intenzionati sulle risorse del Recovery Fund.

sabato 27 febbraio 2021

Storia municipale. Ripresa dal Giornale di Sicilia del 4-5 gennaio 1904

 

Nell'Italia pre-fascista le gestioni municipali non conoscevano formazioni politiche solide. Quella era l'Italia liberale con partiti piuttosto liquidi dove al massimo la distinzione era fra "liberali-conservatori" e "liberali-democratici". Il movimento socialista era sorto in Sicilia al seguito del Movimento dei Fasci Siciliani di fine '800 e nei paesi dell'entroterra possedeva radici ancora piuttosto deboli. Pur in questo quadro, di nascente spirito partecipativo, accadeva gia' allora che le amministrazioni comunali andassero in tilt o per contrasti interni o per il venir meno del numero legale per sostenere le maggioranze consiliari, dovuto all'allora inarrestabile flusso migratorio verso gli Usa dei consiglieri comunali.

 Di gestioni commissariali nel nostro Comune, Contessa Entellina,  ne sono esistite, oltre che nel periodo fascista quando poteva capitare che il podestà arrivasse da altri centri, anche nel periodo liberale quando la vicenda locale ruotava attorno ai due schieramenti, quello dei bianchi e quello dei neri (entrambi più o meno liberaleggianti).

 Da persona vicina al Blog ci è stato fornito un ritaglio del Giornale di Sicilia del 4-5 gennaio 1904 che prefigura un imminente scioglimento del Consiglio Comunale. 

 In seguito contiamo di contestualizzare il periodo del primo Novecento contessioto nel quadro socio-economico ampio e comprensibile nelle  articolazioni civiche.

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GIornale di Sicilia 4-5 gennaio 1904

La situazione municipale

in Contessa Entellina

Contessa2. (Scanderbergh) Per la decadenza e l'allontanamento dal paese di alcuni consiglieri, appartenenti alla maggioranza consiliare, la situazione dell'attuazione si è resa alquanto difficile.

Il bilancio per l'anno 1904, elaborato da questa Giunta con criteri notevolissimi di santa amministrazione, per ragioni facili da comprendersi non fu approvato dall'opposizione.

L'attuale amministrazione ha cercato di provocare le elezioni generali per essere riaffermata e corroborata e di meglio continuare la sua nobile via di correttezza e saviezza amministrativa, necessaria in ogni epoca e degna dei nostri tempi.

Crediamo pertanto che fra non molto il Consiglio Comunale verrà sciolto ed inviato un R. Commissario per formare un bilancio ed indire le elezioni.

Lotta allo spopolamento. 42 paesi siciliani si muovono; Contessa Entellina ?

42 piccoli comuni siciliani in tutte e nove le province si strutturano in un network sotto l'egida della Fondazione Le Vie dei Tesori.

Consapevoli che da soli i piccoli centri non riescono ad avere voce in capitolo hanno pensato bene di fare sistema, strutturandosi  in un network sotto l'egida della Fondazione Le Vie dei Tesori, che ha condotto  un censimento del patrimonio esistente sul territorio: castelli, abbazie, chiese, miniere, piccoli musei, conventi, siti rupestri, grotte, cave, ed altro. L'indagine ha coinvolto inoltre i tesori immateriali: sapienze antiche custodite dagli artigiani - veri tesori viventi - ricette tradizionali, tradizioni e costumi tipici.  La Fondazione e i 42 Comuni hanno anche scelto di strutturarsi - oltre la partecipazione al bando MiBaCt “Borghi in Festival” - in modo stabile per portare avanti politiche di rigenerazione, valorizzazione, lotta allo spopolamento. 

Evitiamo di riportare l'elenco dei paesi che si sono attivati, che comunque il lettore può facilmente visionare sulla cartina riportata qui sopra. Ci interroghiamo inevitabilmente su quale sia stata la ragione che ha indotto il Comune di Contessa Entellina a non aderire. I partecipanti all'iniziativa sono centri abitati con popolazione inferiore -quasi tutti  o tutti- con meno di 10mila abitanti'.

Proveremo a capire e a riferire. È certo che beni da valorizzare a Contessa ne possediamo più di tanti centri che invece ritroviamo sulla cartina. Peraltro comune capofila -in Sicilia- è la vicina cittadina di Sambuca di Sicilia e da noi è disponibile per le prevedibili attività operative l'Associazione "Vivere Slow".

Fronteggiare la pandemia. Mancano i vaccini e manca l'avveddutezza di chi guida la lotta antivirus

  Arcuri, il plenipotenziario anti-virus nel nostro Paese, aveva promesso "entro marzo avremo vaccinato 28 ml.  di italiani". Finora ne sono stati vaccinati meno di 3 milioni. Non solo!  Si è iniziato a vaccinare i meno esposti. Gli anziani, gli ultraottantenni che sarebbero (così viene detto e scritto) i più esposti, attendono. Attendono cosa ? 

 Siamo tutti consapevoli delle difficoltà di approvvigionamento dei vaccini, difficoltà che stanno investendo l'intera Unione Europea, ma dall'iniziale piano che puntava a salvaguardare per prima gli anziani ultra ottantenni siamo passati a ... .

 Incidono più le lobby di varia natura che fanno pressione (categorie, sindacati ...) o le dichiarazioni scientifiche?

Forse non lo sapremo mai!

venerdì 26 febbraio 2021

Contessa Entellina e Territorio. Cosa c'è da valorizzare (14)

 La libertà è il bene più grande

che i cieli abbiano donato agli uomini.

Don Chisciotte della Mancia

Nei prossimi giorni riprenderemo la pubblicazione a stralci del Rapporto sulla mai definitivamente realizzata ricostruzione del Belice. Pubblichiamo intanto alcune riflessioni frutto di confronti fra conoscenti residenti in vari centri della Valle e insieme ai quali  intendiamo proseguire nella amplificazione di queste pagine sulla valorizzazione del territorio.

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Il terremoto del '68 interessò gran parte della Sicilia Occidentale, ma i comuni che più duramente risultarono colpiti furono quattordici, tutti collocati più o meno al centro della Sicilia Occidentale (ad ovest e ad est del Belice). Al punto centrale del sisma, stranamente convergono i confini delle province di Trapani, Agrigento e Palermo. 

Siamo abituati a trattegiare l'area colpita dal sisma, ove ricade la nostra Contessa Entellina, come una delle più trascurate dai politici e dagli apparati burocratici ministeriali e regionali, eppure in un incontro fra amici e non dei giorni scorsi si è insistito nell'evidenziare che quella del Belice è una delle zone più ricche di risorse storiche, culturali e archeologiche e di siti di grande rilievo naturalistico e ambientale.

Alcune zone di particolare interesse naturalistico sono state riconosciute "riserve naturali", "siti di interesse comunitario", o "zone di protezione speciale". Riportiamo solamente un breve elenco, riservandoci di tornare sul Blog più frequentemente su queste tematiche miranti alla valorizzazione territoriale e che -da noi- troviamo impegnata lodevolmente l'Associazione locale "Vivere Slow".

AREE PROTETTE:

Rocche di Entella, Monte Genuardo, Ex Monastero di S. Maria del Bosco,  Grotte di Entella, e poi ampliando lo sguardo: Rocca Ficuzza, Montagna Grande, grotte di S. Ninfa etc. tutti in contesti caratterizzati da paesaggi straordinari e quasi incontaminati.

L'interno dell'area belicina è caratterizzato dall'andamento collinare del territorio e dalla diffusione di piccoli centri che tendenzialmente per l'incuria degli uomini, anno dopo anno, si vanno rendendo disabitati. L'agricoltura in anni recenti nel territorio contessioto non mostra  abbia avuto impennate produttive nonostante negli ultimi decenni siano state realizzate nel bacino del Belice tante dighe  (Garcia, Carboj, Jato). Eppure paesagisticamente queste dighe hanno contribuito di parecchio a migliorare il paesaggio.

Cose da conoscere. L'agricoltura e il terzo millennio

Riflessioni

Da pochi decenni stiamo vivendo i giorni della "rivoluzione tecnologica"  caratterizzata dall'incorporazione dell'intelligenza artificiale in apparecchiature elettroniche sofisticatissime. Le capacità operative ed intellettive che un tempo erano affidate alle attitudini dei singoli, adesso dipendono invece dall'attitudine di saper usare la tecnologia.

Nei paesi avanzati del mondo già oggi si vive nel tempo "post industriale" caratterizzato dal prevalere delle attività del terziario (i servizi). In questi paesi (Usa e in buona parte dell'Europa Occidentale) la centralità del sistema di avanzamento sociale ed economico ormai dipende dalla "conoscenza" e dal saper guidare "le applicazioni scientifiche".

Per la prima volta dall'origine dell'uomo, la maggior parte della popolazione vive oggi, quasi ovunque, nelle città e nei loro sobborghi, e non più nelle campagne. Ovunque il valore dei beni è segnato dallo sviluppo dell'industria e dai progressi della tecnica piuttosto che dal lavoro dei campi (agricoltura).

Ciò che conoscevano,, sapevano fare, i nostri genitori ormai costituisce retaggio lontano. Molti mestieri sono scomparsi, molti poteri di governo comunitari sono mutati. Ovviamente restano tracce e retaggi della passata società, soprattutto nell'agricoltura, e resta da dire, per restare ottimisti, che la nuova società è figlia e frutto della precedente; non saremmo al punto in cui siamo se non fosse stato percorso il cammino precedente.

giovedì 25 febbraio 2021

Sicilia post-unitaria. Cosa eravamo e forse ancora siamo

 Amare Palermo è sentimento spontaneo. Va amata per il suo disordine, il vociare, il caos del traffico e la spontaneità dei suoi quartieri. Ma va amata anche  e soprattutto per le sue biblioteche, i suoi musei e i suoi archivi. Chi scrive ama su tutte le situazioni elencate le sue biblioteche ed i suoi archivi.

 Continueremo a pubblicare parte del carteggio governo/luogotenenza di Sicilia nel periodo post-garibaldino. Vedremo anche cosa si scriveva su Contessa di allora, cosa qui c'era e cosa mancava.

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IL LUOGOTENENTE DEL RE IN SICILIA AL MINISTRO DELL'INTERNO 

(Minuta)

Luogotenente Generale del Re nelle prov. Siciliane

N. del prot. 2                             Palermo 16 dic. 1860

  Stimatiss. e Cariss. Sig. Ministro,

Obbedisco ed uso la formula confidenziale che meglio si acconcia al pronto ricambio delle note ed osservazioni sopra gli affari.

Posso assicurarLe che si farà la convenuta pubblicazione dei codici e ordinamenti, e che già eravamo decisi che non crearci impaccio od opposizioni costituendo magistrature, anche consultive, sopra gli Atti del Governo. A ciò ne aveva persuasi, oltre l'esempio di Napoli, lo stato stesso del paese. Negli amici nostri trovammo grandi distanze e trepidazione, e pochi accettano le cariche pubbliche. I nemici si fanno allievi, s'organizzano, o piuttosto cercano di organizzare la plebe per scendere in piazza. Quindi ben capisce che sarebbe follia l'impastoiarsi con inopportune consulte, consigli ed altro.

Ella sia certa però che il morale delle persone preposte al governo non si accascia menomamente al cospetto delle condizioni attuali. Ciascuno di noi poteva vagamente presupporre il carattere e la natura delle difficoltà che si sarebbero qui incontrate, e credo che siamo risolti a superarle ad ogni costo. Forse un tumulto che ci dia plausibile occasione di mettere la mano sopra alcuni dei capi avrebbe conseguenze più felici che funeste. Si sta con gli occhi aperti ed Ella non tema che non mancheremo al debito. Ottenga in grazia da Farini che tenga sempre a Reggio una barca pronta per recare a Messina i dispacci elettrici. Noi abbiamo a Messina tre barche consacrate a questo servizio, ed i nostri dispacci vanno ed arrivano celermente e regolarmente. Quelli che vengono dal continente sostano a Reggio finché giunga una nostra barca , e si trovi pronta una barca di cola' che non è mai allestita. Noi siamo assolutamente scomunicati e ciò è male. Vorremmo avere il Giornale Uffiziale di Napoli in sei esemplari dell'Ufficiale nostro. Le mando intanto i numeri che Ella desidera dal giorno sei all'oggi. 

La circoscrizione elettorale si pensava poterla compir presto perché calcolavasi sopra i documenti esistenti all'Ufficio di Statistica, ben ordinato e fornito di classificate nozioni. La prodittatura non solo abolì l'ufficio, ma ne disperse o lasciò disperdere le carte, ed ora quel lavoro si trova riescire  più lungo e difficile. Ho stamane ancora sollecitato il Lafarina, e ci si lavora indefessamente.

Ieri sera previo avviso ci giunse un vapore carico di Garibaldini congedati e da pagarsi. Allo stato delle cose e delle cause occorre almeno essere avvertiti per predisporre gli alloggi e le partenze , giacché di agitatori che battono il lastrico ne abbiamo già di troppi, senza che ne sopravvengano dal continente.

Fra gli ufficiali dei carabinieri Siciliani v'hanno crispini attivi ed influenti che potrebbero, in dati momenti, travisare la bassa forza, che pare sarebbe utilizzabile. Rammenti al ministro della guerra che questi due corpi di Carabinieri diversi in presenza sono un'anomalia ed un pericolo. Poi per Palermo un solo Reggimento è veramente poco. Il servizio richiede 300 uomini al giorno, i malati sono molti ed, occorrendo, l'imponenza desiderabile manca alla nostra forza.

Credo a un di presso toccato i punti culminanti della situazione, meno delle finanze che richiederebbero più largo sviluppo.

Ma oggi o domani farò al Conte di Cavour una prima relazione, necessariamente sommaria, sullo stato dell'Isola, e il Governo sarà sempre a giorno delle condizioni correnti.

Mi abbia ...                        Massimo di Montezemolo


Cose da conoscere. L'agricoltura e il terzo millennio

 Fino a non molti decenni fa l'agricoltura coinvolgeva la stragrande maggioranza delle popolazioni del pianeta. Oggi essa non esige molta manodopera e il settore manufattoriero e persino il terziario occupano più addetti.

Sono passati più di diecimila anni da quando l'umanità,  che fino allora aveva condotto una vita nomade, iniziò a coltivare la terra e a organizzarsi in forme di insediamento stabile. A cominciare dalla seconda metà del milleottocento, l' agricoltura in Europa e negli Usa non è  più la colonna portante dei rispettivi sistemi economici  ma ha continuato fino a non molto tempo fa in tante parti del pianeta.

 Anche la' dove aveva conservato un ruolo preminente  ormai va pure lì cedendo il passo alla diffusione delle fabbriche e alle attività commerciali, alle istituzioni finanziarie e alle strutture amministrative oltre che ai servizi pubblici e privati.

 Come non accorgerci che siamo entrati nel mondo della tecnologia? e che l'agricoltura è il mondo della nostalgia?

Rappresentazioni e falsità. La Storia e la sua rappresentazione

 Il Medioevo sui libri di Storia ci viene sempre rappresentato come un periodo di decadenza non tanto sotto il profilo socio-economico quanto su quello culturale.

Fu veramente così? Sappiamo che fu un'epoca in cui prosperarono i menestrelli itineranti e soprattutto le dissertazioni filosofiche.  Ci furono molte, troppe visioni mistiche e altrettante dotte dissertazioni sul pensiero religioso. Il tutto avveniva in un sottofondo di arcane melodie e di senso del mistero. Canti e musiche spingevano all'ascolto e alla meditazione. Le trame della vita si combattevano quasi inevitabilmente nei simboli e nei significati trascendenti. 

 Era un contesto quello che per la mentalità di noi contemporanei del Terzo Millennio appare e ci viene presentato come una ideale provocazione. Oggi stiamo vivendo i primi decenni del terzo millennio da semplici spettatori  di una società dominata dal potere mediatico e dal culto dell'immagine; siamo spinti ad ammettere il valore assoluto di un'arte scarna ed essenziale peraltro attraversata da continue tensioni drammatiche. Tecnica e scienza ci forniscono binari ma non ci indicano mete.

 Siamo certi che culturalmente e valorialmente abbiamo fatto passi in avanti?

mercoledì 24 febbraio 2021

Sicilia post-unitaria. Cosa eravamo e forse ancora siamo

 Da un rapporto lunghissimo del senatore Diomede Pantaleone inviato al Ministro degli Interni piemontesi Bettino Ricasoli (1861) nell'immediato post-unificazione del Paese estrapoliamo il paragrafo IX).

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Ma la piaga ancora più acerba in Sicilia e' la mancanza della pubblica sicurezza. Non parlo delle pubbliche vie e del brigantaggio, perché vero brigantaggio non esiste e la circolazione del paese, è libera: ma l'assassinio e il tentativo di esso è comune e direi cosa di quasi tutti i di', e anco meglio nelle grandi che nelle piccole città. L'assassinio è quasi ognora o personale vendetta, la quale importa un eguale ritorno di vendetta per la parte offesa, e tale che di assassinio in assassinio si funestato le città e le contrade  ed in Palermo si registrano nel diario ufficiale 29 attentati in 27 giorni nel mese di luglio, ne' la giustizia ripara a ciò,  imperocche' il terrore della vendetta è tale che non si trovano testimoni per deporre, Sindaci e questori di pubblica sicurezza per decretare gli arresti, e, quando pure questi abbiano luogo per azione di benemeriti carabinieri reali, non giudici per procedere e condannare. Non si stimi esagerazione quanto io espongo, e se meno acuti  se ne sentano i lamenti di quelle popolazioni, gli è che esse stesse preferiscono la personale vendetta all'azione della legge. Che poi sia male ristretto infra loro e non cosa politica lo si può vedere da ciò che non un solo ufficiale o un non siciliano è stato toccato da questi assassinamenti , che anzi di preferenza colpirebbero questi, ove la politica passione muovessero.

 Insomma il Governo nella sua amministrazione , non meno che nella sua tutelare azione, non trova il concorso delle popolazioni. Gli è questo un fatto formulato anco evidentemente da molti diari, e cantato da molti individui dell'opposizione. Ma da cosa essa nuova, da cosa esso è originato?

martedì 23 febbraio 2021

Democrazia e non. Putin in Russia e Al Sisi in Egitto, ... e tanti altri altrove

Chi detiene qualsiasi forma di potere, civile o politico, per definizione può svolgere due facce di uno stesso esercizio: può aiutare chi resta indietro, può contribuire alla crescita civile della società indipendentemente dai colori politici esistenti al suo interno e puo' porre attenzione alle buone iniziative che possono venire anche dagli stessi avversari ed oppositori oppure di contro può darsi da fare per creare problemi e difficoltà a chi egli ritiene nemico, a chi persegue una strada ed una visione diversa nell'affrontare le cose del mondo e della comunità locale o nazionale.

È facile pensare a come si comportano i vari Erdogan, Putin e Al-Sisi. Ma la riflessione più potente circa l'esercizio del potere è sicuramente quella dei cittadini che si autoconferiscono la dignità di protagonisti nei contesti e nei paesi in cui la dignità viene calpestata da chi occupa i vertici delle istituzioni. Come non pensare alla Biellorussia, all'Egitto e ad altri paesi dove domina la repressione.

Pensandoci bene pure fra noi, nella nostra Italia, sia pure con forme ovviamente meno eclatanti, chi detiene una piccola porzione di autorità invece di far sprigionare energie positive sia dagli alleati che dai classificati avversari si adopera perché si spengano azioni e punti di vista non coincidenti alle proprie influenze di presunto potere.

Nostra convinzione è, e resta, che quando una "autorità" invece di agire "per" si adopera per agire "contro" le espressioni di liberta' e di autonomia dei corpi sociali diffusi nella società, la migliore risposta  al potere, e al presunto potere,  è di agire "insieme". Agire insieme significa che gli amanti della libertà, da disorganizzati che generalmente operano, devono sapersi organizzare. Proprio come fanno gli amanti della libertà in Biellorussia. Così Michela Murgia sviluppa l'idea di collaborazione di tutte le minoranze umiliate dal Potere o dal presunto potere.



lunedì 22 febbraio 2021

Motivi per riflettere. Noi gente del XXI secolo

Fatti e detti vari

Di Maio: “Il voto interno si rispetta, le faide non fanno bene al Paese”.

Su Conte: “M5s lo accolga a braccia aperte” (Il Fatto Quotidiano)


Annalisa Chirico, giornalista

Lo vedo in strada, tra i tavoli affollati alle 4 del pomeriggio con aperitivi serviti in orario nordeuropeo. Lo vedo con i branchi di ragazzi che si muovono spaesati prima che la città si spenga: han voglia di vita. La soluzione non è chiudere ancora ma VACCINARE TUTTI E SUBITO.

Milena Gabanelli, giornalista

Ne ammazzano una al giorno. Ma io vedo solo donne manifestare, protestare, gridare aiuto. Non ho visto a una sola iniziativa organizzata dagli uomini, contro gli uomini che uccidono le loro mogli o fidanzate. Dove siete? Non è una cosa da maschi proteggere le donne?

Alessandro Zan, parlamentare Pd

Solidarietà a Giorgia Meloni  per le irripetibili e vergognose parole d’odio misogino ricevute. Quando finalmente la legge contro misoginia, omotransfobia e abilismo sarà approvata, questa tutelerà anche lei proprio in quanto donna. E quello sarà un bel giorno.

Giulio Meotti, giornalista

L'Italia non venda armi a chi vuole annientare gli armeni. L’Azerbaigian è in trattativa per i nostri jet da guerra. Abbiamo interrotto la vendita ai sauditi. Perché riforniamo chi cancella un pezzo di Armenia, ne decapita i civili e bombarda le chiese?

Gennaro Carotenuto, storico

La BBC sdogana Soberana02, il vaccino cubano entrato nella fase 3 e la Pan American Health Organization si dichiara ottimista. Se ne produrrebbero 100 milioni di dosi nel 2021 per Cuba e il Sud del mondo. Potrà stare in un normale frigorifero. Gente e ricerca seria i cubani.

Oscar Giannino, giornalista

Chiunque segua Ugo Magri sa che non è tipo da far soffietti ai partiti. Ergo leggetelo prima di credere sia panegirico leghista. Dice che se 5s-Pd non si fossero impiccati da soli a Conte, Salvini non avrebbe mai potuto giocare il ruolo che ha ora e di cui li ringrazia ridendo...

domenica 21 febbraio 2021

Vaccinazione Sicilia. Si procede ma ...

 Sono 6 i Centri dell’Asp di Palermo che da ieri, sabato 20 febbraio, hanno avviato la vaccinazione anticovid agli over 80. Nel rispetto delle prenotazioni registrate sul portale dedicato, si è dato quindi il via alla somministrazione delle prime dosi.

Le persone con più di 80 anni di età che hanno avuto somministrato il vaccino, sono così distribuite tra città e provincia: 80 a Villa delle Ginestre e 60 ciascuno all’Ospedale Ingrassia, all’Ospedale “Civico” di Partinico, al “Cimino” di Termini Imerese,  all'Ospedale “Dei Bianchi” di Corleone ed al “Madonna dell’Alto” di Petralia Sottana.

 Non è sicuramente un ritmo rassicurante e sicuramente non è un ritmo da Paese efficiente. Risulta peraltro -ad oggi- quasi impossibile prenotarsi per la vaccinazione a domicilio di quegli anziani che hanno difficoltà nella mobilità.  Ovviamente per ogni disfunzione c'è sempre un capro espiatorio: la colpa è delle case farmaceutiche che disattendono la consistenza degli ordini disposti.

 Per tutelare noi ed i nostri cari affidiamoci quindi alla prudenza di ciascuno.

Contessa Entellina. Quella domenica di cinquantatre anni fa (12)

  Estratti dalla

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE 

D'INCHIESTA SULL'ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI PER LA RICOSTRUZIONE 

E LA RIPRESA SOCIO - ECONOMICA DEI TERRITORI DELLA VALLE DEL BELICE 

COLPITI DAI TERREMOTI DEL GENNAIO 1968 

(Istituita con legge 30 marzo 1978, n. 96)  

continua da:

Prima parte pubblicata Pigiare qui)   Seconda parte pubblicata (Pigiare qui)   Terza parte pubblicata (Pigiare qui)   Quarta parte pubblicata (Pigiare qui)   Quinta parte pubblicata (Pigiare qui)   Sesta parte  pubblicata (Pigiare qui)   Settima parte pubblicata (Pigiare qui)   Ottava parte pubblicata (Pigiare qui)   Nona parte pubblicata (Pigiare qui) Decima parte (Pigiare qui)

CAPITOLO IV 

LA PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE URBANISTICA 

AI VARI LIVELLI  — I TRASFERIMENTI DEGLI ABITATI 

Il trasferimento degli abitati. 

— // quadro di riferimento. 

L'introduzione, agli articoli 1 e 11 della legge 241/1968, del concetto di trasferimento degli abitati è un fatto abbastanza nuovo, nella storia urbanistica italiana. In questo senso può sorprendere che a poco più di un mese dal sisma, con il decreto-legge n. 79/1968 (convertito nella citata legge n. 241 del 1968), si assumesse in linea di principio una tale determinazione e che si ritenessero sufficienti trenta giorni per deliberare definitivamente in proposito sulle singole situazioni. 

La successione formale degli atti previsti dalla legge è la seguente: 

a) Il Ministro dei lavori pubblici (di concerto con i Ministri dell'interno e del tesoro e d'intesa con il Presidente della Regione Siciliana, sentito il parere del Consiglio Superiore dei lavori pubblici), propone gli abitati o le parti di abitato da trasferire; 

b) il Presidente della Repubblica determina gli stessi, con proprio, apposito decreto;

e) la Commissione tecnica di cui all'articolo 12, presieduta dal capo dell'Ispettorato, redige i programmi delle opere di competenza del Ministero dei lavori pubblici, che vengono definiti più chiaramente come programmi di trasferimento con l'articolo 4 della legge 858/1968. Quest'ultimo prevede anche che i Comuni interessati debbano esprimere il proprio parere (sul programma, non sul trasferimento) entro venti giorni. 

d) Il Ministro dei lavori pubblici, seguendo la prassi di cui al punto a), approva i programmi; 

e) in seguito all'approvazione dei programmi, l'Ispettorato redige il progetto esecutivo del trasferimento. 

Né la legge 241/1968, né la legge 858/1968 precisano in che cosa consista tale progetto esecutivo, ma certamente esso è cosa distinta dal programma, come pure dai progetti delle singole opere cui l'Ispettorato darà seguito, eventualmente valendosi delle facoltà di concessione ad enti pubblici o comunque autorizzati. Non sarà inutile, nel prosieguo, distinguere nettamente tra i due diversi ruoli assegnati agli Ispettori per le zone terremotate, come capi dell'Ispettorato e come Presidenti della Commissione tecnica di cui all'articolo 12 della legge n. 241/1968. Benché infatti questo settore non sia oggetto specifico del presente capitolo, è opportuno notare come dall'esame degli atti risulti costantemente, e non senza conseguenze, la confusione tra i due ruoli, da parte dei protagonisti di allora.

 Per quanto riguarda i 14 Comuni soggetti a trasferimento parziale o totale degli abitati, l'attività svolta dall'Ispettorato sembra aver coperto di fatto una gamma di funzioni e competenze assai più vasta di quanto previsto. Ciò è avvenuto valendosi forse di ulteriori istruzioni ministeriali, ovvero occupando progressivamente gli spazi istituzionalmente riservati ad altri enti ed organismi, sia locali che statali, decentrati, per carenza degli stessi, ovvero reputando necessario, almeno nei primi anni, mantenere accentrata l'iniziativa della ricostruzione. Sta di fatto che l'Ispettorato si è trovato oggettivamente impreparato ad assolvere i propri compiti, quelli istituzionali e quelli in un modo o nell'altro acquisiti. 

È chiaramente in questo contesto che si colloca, fin dall'inizio, la stretta collaborazione con l'ISES, che indubbiamente va molto al di là di un semplice rapporto di committenza, garantito da convenzioni, per l'affidamento della progettazione ed esecuzione di opere, sia pure di tutte le opere programmate. Nella vicenda dei 14 Comuni a trasferimento parziale o totale degli abitati, le attività dell'ISES, dell'Ispettorato e della Commissione ex articolo 12 costituiscono un insieme difficilmente districabile e ne fanno fede alcune testimonianze (delibere e lettere dei Comuni, ad esempio), in cui si confondono chiaramente tecnici dell'Ispettorato, o addirittura l'Ispettore, con tecnici incaricati dall'ISES. Sulla base di testimonianze ed indizi si può ragionevolmente presumere che l'ISES, unico ente autorizzato per legge all'intervento in caso di calamità, fin dall'inizio si sia mosso a livello locale e centrale, prendendo contatti con il Ministero dei lavori pubblici, al cui controllo del resto era sottoposto per statuto, e con la Regione, per la quale, come è già stato ricordato, elaborò uno « schema territoriale » (presentato nel novembre 1968), non dissimile dallo « studio preliminare » elaborato dal Consiglio Superiore dei lavori pubblici nel marzo 1968. 

Un « piano di coordinamento » redatto dall'ISES, ad esempio, fu discusso da un non meglio identificato « Comitato », costituito presso l'Ispettorato e, a quanto sembra, presieduto dallo stesso Ispettore, il 12 ottobre 1968 (come risulta da un rapporto dell'Ispettore al Ministero, datato 21 novembre 1968), appena quattro giorni dopo la stipula della prima convenzione-studi. È probabile, in realtà, che questo piano fosse lo stesso redatto dall'ISES per incarico della Regione Siciliana, ma in tal caso non si spiega a che titolo il piano stesso venisse sottoposto prima all'Ispettorato, sia pure in sede di « comitato », né se tale piano facesse o meno parte di elaborati conseguenti la convenzione-studi e a chi fossero stati imputati i relativi oneri. Sempre a titolo di esempio, è opportuno citare il problema delle relazioni geologiche. Quella redatta dall'ISES, non firmata (ma concordemente attribuita al Prof. Florida, che l'avrebbe curata a titolo « amichevole », secondo la dichiarazione resa dai responsabili dell'ISES nel corso dell'audizione), non è datata. Tuttavia la relazione del Servizio Geologico di Stato, collocabile tra la fine di luglio ed i primi di agosto del 1969, fa esplicito riferimento a studi geologico-localizzativi redatti dal Prof. Florida per l'ISES, in data evidentemente precedente, e soprattutto precedente alla convenzione per studi e rilevamenti di tale tipo, stipulata solo il 19 aprile 1970. 

Studi geologici (e tantomeno « localizzativi ») non erano infatti previsti dalle precedenti convenzioni-studi per quanto ciò possa sembrare strano, data la situazione. Si rileva, tra l'altro, l'atteggiamento critico del Servizio Geologico di Stato, per le localizzazioni prescelte. La stipula delle prime convenzioni tra l'ISES e l'Ispettorato, in sostanza, sembra potersi intendere come precisazione e ratifica di un rapporto collaborativo effettuato dall'ISES a « scopo promozionale » in periodo anche antecedente le convenzioni stesse. Anche l'ingresso ufficiale dell'ISES nella vicenda del Belice, con la prima « convenzionestudi » dell'8 ottobre 1968 desta tuttavia non poche perplessità. Con tale convenzione, infatti, l'ISES entra in campo, indipendentemente da ogni questione di legittimità (approfondita altrove), in un momento decisionale delicato e comunque antecedente quello previsto dalle leggi per « altri » enti pubblici o comunque autorizzati ad intervenire. L'Ente, in sostanza, avrebbe dovuto fungere da supporto tecnico per l'Ispettorato, non solo per la progettazione e realizzazione delle opere di competenza ministeriale, ma anche per la loro programmazione e quantificazione. In altre parole avrebbe dovuto quantomeno collaborare a definire e quantificare le opere che esso stesso avrebbe presumibilmente e (certamente dal 17 giugno 1969, data della prima convenzione-lavori) progettato ed appaltato in futuro. Può essere ancora una volta ricordato che la programmazione di dette opere, nei Comuni a trasferimento parziale o totale degli abitati, non era di competenza dell'Ispettorato, ma della Commissione tecnica di cui all'articolo 12, presieduta dall'Ispettore in carica, mentre all'Ispettorato spettava il compito di redigere ed eventualmente far redigere i progetti esecutivi. È anche opportuno ricordare che le opere di competenza ministeriale di cui all'articolo 1 della legge 241/1968, potevano essere effettuate anche nelle località prescelte per il trasferimento, ma non esclusivamente (articolo 8 della stessa legge) (1). Ciò significa che dette opere (servizi pubblici, urbanizzazioni e case per i senzatetto) potevano essere previste, progettate e realizzate anche nell'ambito dei vecchi centri con la sola esclusione di quelli a trasferimento totale. Non risulta invece che tale ipotesi sia stata presa in considerazione; anzi si è teso a trasferire il più possibile anche attrezzature e servizi esistenti nei nuovi insediamenti, nonostante vi fosse in genere opposizione da parte delle autorità locali. Per i Comuni soggetti a trasferimento totale o parziale degli abitati, l'insieme delle opere di competenza ministeriale da realizzarsi nei nuovi insediamenti assumeva di fatto una tale entità da rendere praticamente impossibile la redazione dei programmi relativi e soprattutto la previsione delle spese necessarie, senza un preciso riferimento dimensionale e localizzativo. Ciò configurava, per ovvi motivi, qualcosa di molto vicino e formalmente simile ad un piano urbanistico attuativo. Esso si sarebbe trovato, per di più, a non dipendere da uno strumento urbanistico di grado superiore, come un Piano regolatore generale o, almeno, un Programma di fabbricazione. C'è da notare, tuttavia, che l'articolo 1 della legge 241/1968, nell'elencare le opere di competenza ministeriale, distingue sub f) il trasferimento di abitati dalle altre opere, lasciando supporre per questo una qualità diversa, che non la semplice somma delle opere precedentemente indicate. 

Nella stesura della legge 241/1968, come si è visto in precedenza, il legislatore aveva evitato ogni possibile riferimento ad una vera e propria azione di pianificazione urbanistica, sia perchè, per la Sicilia, essa era già allora materia di competenza regionale, sia probabilmente per il comprensibile timore di ritardare la ricostruzione, subordinandola ad una prassi amministrativo-decisionale tradizionale, lenta e complicata basata in gran parte sull'iniziativa comunale nei confronti della quale, evidentemente, non si riteneva di poter fare grande affidamento. Infine, forse, perchè non era possibile prevedere a priori l'estensione e la complessità dei trasferimenti attuati. In teoria del resto, secondo la legge regionale tutti i Comuni, compresi 10 dei 14 di cui trattasi, avrebbero dovuto essere dotati entro la prima decade del novembre 1968 almeno di un programma di fabbricazione. Secondo la legge 241/1968, invece, tutti i programmi ministeriali di trasferimento avrebbero dovuto essere approvati entro l'aprile 1968, e così è stato, almeno formalmente (1). 

(1) I primi programmi sòpo stati approvati il 26 aprile 1968 e per Sambuca, Menfi, Camporeale e Contessa Entellina il 30 gennaio 1969. I programmi definitivi, a meno di modifiche e varianti, sono stati invece approvati dal marzo all'agosto 1969 con l'eccezione di Salemi (14 aprile 1970).

Nonostante il mancato coordinamento tra legislazione nazionale e regionale (cioè tra la realizzazione delle opere di competenza ministeriale e la pianificazione urbanistico-territoriale) i Comuni avrebbero dunque potuto, nel periodo tra l'aprile ed il novembre 1968, redigere i propri programmi di fabbricazione sulla base dei programmi di opere ministeriali e questi essere successivamente perfezionati e resi esecutivi, sulla base dei programmi di fabbricazione comunali, che avrebbero, tra l'altro, indicato la localizzazione dei nuovi insediamenti. In ogni caso, tra Comuni e Ispettorato si sarebbe dovuto stabilire un rapporto di collaborazione che, invece, appare del tutto assente, anche dall'esame dei documenti. La Regione, dal canto suo, avrebbe potuto sia accelerare la progettazione e l'approvazione dei piani comprensoriali, sia surrogare quei Comuni che, trovandosi in oggettive difficoltà, non avessero potuto provvedere da soli alla redazione dei programmi di fabbricazione. Considerando che i programmi effettivi sono stati in realtà approvati tra il marzo e l'agosto 1969, nello stesso periodo si sarebbe potuta conseguire una piano-programmazione integrata tra i vari soggetti, ben più organica ed ordinata di quanto non sia stato. Essa, inoltre, avrebbe permesso un più facile passaggio dal regime « straordinario » a quello ordinario. Non bisogna infatti dimenticare che l'Ispettorato era un organo provvisorio. Il pur contraddittorio tentativo delle leggi successive a quella n. 241/ 1968 di graduare il passaggio di competenze dall'Ispettorato ai Comuni ed in parte alla Regione si è di fatto sempre vanificato nella sostanza, proprio a causa del totale accentramento di compiti e funzioni nell'Ispettorato, anzi, fino al 1974, nel binomio ISES-Ispettorato. Prima di affrontare in dettaglio i programmi di trasferimento, dì esclusiva pertinenza dell'Ispettorato e, per la parte tecnica, dell'ISES, è bene ricordare ancora una volta che essi non possono in alcun modo essere considerati esaustivi della ricostruzione nel Belice. Né lo spirito né la lettera della legge 241/1968, infatti, attribuiscono ai programmi di trasferimento l'importanza ed il ruolo che essi hanno in realtà assunto. Si può senz'altro affermare che i programmi di trasferimento hanno praticamente assorbito tutte le riserve umane, tecniche e finanziarie e che proprio questa dilatazione ha determinato sia la centralità dell'Ispettorato, sia la subalternità degli enti locali, in particolare dei Comuni, Non è un caso che solo dal 1976, con il vero inizio della ricostruzione, i Comuni abbiano potuto assumere nuovamente un proprio seppur limitato ruolo. Anche questa situazione, tuttavia è parzialmente attribuibile alla legge 241/1968, o meglio all'interpretazione che si è voluto dare dell'intento, manifestato dalla legge, di provvedere alla « rinascita » economica e sociale delle zone colpite dal sisma. Tale intento di natura generale è stato trasferito di peso alla progettazione dei singoli programmi e piani di trasferimento, come si dimostrerà in seguito. Basti qui ricordare che questa impostazione fa da premessa ad ambedue le convenzionistudi stipulate dall'ISES con l'Ispettorato e non è stata priva di conseguenze nella predisposizione dei programmi stessi. Ciò che interessa sottolineare è che gran parte delle scelte e delle decisioni che hanno guidato la ricostruzione del Belice non erano affatto « obbligate » dalla legge o da situazioni di fatto. La legge 241/1968, infatti, prevede la possibilità di trasferire gli abitati, ma come provvedimento « estremo » (non obbligato) e non isolato, anzi integrato a tutti gli altri provvedimenti che si sarebbero dovuti prendere per la ricostruzione e che sono stati spesso trascurati. Né la legge, né, come si vedrà in seguito, lo stato di fatto conseguente il sisma giustificavano inoltre l'uso estensivo ed esclusivo dei trasferimenti e l'entità che essi hanno assunto, e che indubbiamente è stata accettata fin dall'inizio con estrema leggerezza da tutti i soggetti in causa, eccettuate forse le popolazioni colpite. La disamina degli errori e delle anomalie che si sono sommate nella redazione e nell'attuazione dei programmi di trasferimento, è bene ricordarlo, può essere condotta solo partendo da questi presupposti. 

Analisi dei programmi di trasferimento.94

Segue

Alle radici del Cristianesimo

I° Domenica di Quaresima

 Nelle Chiese di tradizione bizantina si commemora il ristabilimento del culto delle icone. 

Dal 717 fino ai primi decenni dell'842 gli iconoclasti puntarono alla distruzione di tutte le immagini sacre nel presupposto che esistesse il divieto di fare immagini del Divino (Esodo 20,4-5 e Deuteronomio 4,15-19). In realtà col Concilio II di Nicea, nel 787,  si assrì che, con l'incarnazione del Verbo di Dio, Dio nel Figlio si è reso visibile, sperimentabile e quindi raffigurabile.

Le Chiese di tradizione bizantina nella prima domenica di Quaresima portano in processione le iconi e proclamano in maniera rielaborata gli atti del secondo Concilio di Nicea. 

Questa domenica viene detta dell'Ortodossia per il trionfo della vera dottrina sull'eresia iconoclasta che, distruggendo le immagini, negava l'incarnazione del Verbo di Dio.

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Una domanda rivolta all'Arcivescovo Vincenzo Paglia,  consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio e presidente della Federazione Biblica cattolica internazionale, dal giornalista e scrittore Saverio Gaeta.

Domanda:

Unitamente all'espressione di fede nel Creatore, i cattolici asffer4mano durante la Messa di credere un "Gesù Ctristo, unigento Figlio di Dio", tanto cher proprio nmel suo nome ha tratto origine la parola cristianesimo. E allora, andiamo al cuore della qwuestioner, chi è questo uomo nato duemila anni fa dal grembo di Maria? In che consiste l'attualità del suo messaggio?

Risposta:

E' il punto centrale della fede cristiasna: quel bambino, che circa duemila anni fa è nato da Maria, è l'Emmanuele, il 'Dio con noi', colui che libera il mondo dal peccato e che salva i credenti dalla morte eterna. E il mistero è esattamente questo: Dio non è venuto come un potente di questo mondo,  protetto da eserciti e ben fornito di ricchezze, ma come un neonato, nudo e privo di tutto. E' venuto come un uomo che si commuove per le folle stanchew e abbandonate come pecore senza pastore; come uno che si ferma dinnanzi a una vedova che accompagna il figlio morto e glielo ridona in vita; come uno che piange l'amico morto; come uno che, pur di restarci accanto, si fa pane affinchè  possiamo nutrirci di lui; come uno che accettas la croce per mostrarci fin dove giunge il suo amore per noi.

Scorrendo le pagine evangeliche, e vedendon Gesù amare gli uomini senza porsi alcun limite, ci sentiamo scaldare il cuore nel petto fino a riconoscewrci nel grido del centurione pagano, sotto la croce: "Vistolo spirare in quel modo, disse: veramente quest'uomo era Figlio di Dio!" (Marco 15,39).  E' il mistero che dobbiamo riconoscere, accogliere e proclamare a tutti.  Questo nostro mondo, dove il sangue degli innocenti continua a scorrere, dove si moltiplicano le guerre e dove l'egoismo sembra crescere senza sosta, ha bisogno di Gesù, di qualcuno che finalmente dica: "Vi amo sino alla fine". Non è un caso che sotto la croce tutti, i sacedoti e la folla,  i soldati e il ladrone, gli gridino: "Salva te stesso e ti crederemo!" E' il grido che continua a risuonare ovunque anche oggi: "Pensa a te stesso e ti salverai".

Gesù rifiutò di pensare a se stesso anche sulla croce, perchè aveva sempre vissuto per gli altri. Come poteva quindi rinnegare la sua missione? Del resto spesso aveva ripetuto: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto di molti". Gesù ha amato gli uomini fino all'ultima goccia di sangue; si è svuotato d'amore. E noi?  Forse, proprio questa è òa grande domanda che ciascuno deve porsi ogni qualvolta apre il Vangelo. Di fronte a un Dio come questo, noi cosa facciamo? Dobbiamo tutti abbassare la guardia dell'egocentrismo perchè un tale amore tocchi il cuore. Se ci apriamo all'amore, salveremo la nostra vita e aiuterermo a cambiare il mondo.

sabato 20 febbraio 2021

Contessa Entellina. Frances LoJacono compie oggi 103 anni

 Francesca LoJacono è nata 103 anni fa a New Orleans, la città del Sud statunitense dove era allora fiorente e numerosa la comunità degli arbëreshe originari di Contessa Entellina. Lì i suoi genitori Teodoro LoJacono e Concetta Finazzo si erano sposati e avevano cresciuto quattro figli, di cui Frances era la più piccola. Teodoro ancora giovanissimo già da fine Ottocento era emigrato con altri fratelli negli Usa e nell'ultimo dei suoi periodici viaggi di andata e ritorno per far visita agli anziani genitori rimasti a Contessa -nel primo decennio del Novecento- da Palermo a New Orleans, sulla nave, conobbe quella che diventerà sua moglie, Concetta Finazzo. Questa con i rispettivi genitori e altri cinque fra fratelli e sorelle emigrava da Cinisi, pure essa con destinazione New Orleans. Dal matrimonio, Teodoro e Concetta ebbero quattro figli: Nicolò, Felice, Frank e appunto Frances. Il papà di Concetta, Felice Finazzo, era stato un garibaldino ed aveva partecipato  alla battaglia di Ponte Ammiraglio oltre che -successivamente- al Movimento dei Fasci dei Lavoratori di fine Ottocento.

 Teodoro e Concetta nella New Orleans del primo Novecento oltre a crescere i quattro figli gestirono uno "store", un negozio multi genere, dai tabacchi ai generi alimentari con annessa sala bigliardo, che in realtà costituì il punto di ritrovo delle migliaia di contessioti (e loro discendenti) della città che dà sul Golfo Messico, alla foce del Mississippi.

 Alla fine della prima guerra mondiale Teodoro ritenne di avere già raccolto un gruzzolo di soldi sufficienti per tornare a vivere discretamente nella nativa Contessa Entellina e dopo aver venduto quello che nei racconti familiari continuò sempre ad essere definito lo "store",  con moglie e figli rientrò in Sicilia. Ed erano gli anni venti del Novecento. 

Qui, nel contesto contessioto, tanto diverso dalla città culla del Jazz, Teodoro e Concetta crebbero i quattro figli, di cui Frances oltre che la minore era l'unica femmina.

 Alla fine degli anni quaranta del Novecento Frances (o Frenzi, come tutti la conoscono ancora oggi  a Contessa) sposò Pietro Clesi da cui ha avuto due figli: Domenico ed Elisa. 

 A festeggiarla e a starle vicini in queste ore del suo 103° compleanno, sentimentalmente e affettuosamente nella situiazione particolare dei nostri giorni caratterizzati dalla pandemia, sono oltre ai due figli, la nuora Michela ed i nipoti Pietro e Francesca, oltre ai numerosi parenti ed amici del luogo.

 Frances, a prescindere dal peso degli anni, sta discretamente bene in salute e segue le vicende della cronaca e della politica attraverso la televisione e non manca di esprimere giudizi sui nostri giorni.

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Spegnere 103 candeline non è da tutti al tempo del Coronavirus. È un traguardo speciale quello raggiunto da Francesca LoJacono  vedova Clesi. Tornata dagli Stati Uniti appena bambina a Contessa Entellina, paese di origine del padre Teodoro, non ha mai abbandonato il paese. Qui si è sposata con Pietro dopo che questi è tornato nel dopoguerra dalla prigionia trascorsa nella lontana Prussia Orientale. Dal matrimonio sono nati due figli, Mimmo ed Elisa.

Oggi vive relativamente autonoma e comunque seguita con occhio attento dai due figli. Non ci sarà l'intera famiglia -ampia- oggi a cantarle "tanti auguri a te" dal vivo, ma il calore non le mancherà. I figli, i suoi 2 nipoti e la nuora le hanno preparato una torta e chi da vicino e chi da lontano con le video-chiamate la saluteranno. Il brindisi collettivo, tutti insieme, è posticipato a tempi migliori.

Oggi non si può perché la vicinanza di tanti è vietata, ma questo non impedirà a Frances di brindare al tempo che passa. 

Mai Frances aveva immaginato di dover affrontare ancora un nemico invisibile (covid 19), lei che era nata oltre un secolo fa, esattamente ai tempi della "spagnola". 

Viene da scrivere che Frances (Frenzi) ne ha attraversate tante nel corso della vita. Ma a godere della sua memoria e delle sue narrazioni sono adesso i figli, i nipoti, la nuora e i tanti parenti ed amici.

venerdì 19 febbraio 2021

Vaccinazione Sicilia. Si procede ma ...

Dovrebbe partire domani, sabato 20 febbraio, la somministrazione in Sicilia dei vaccini anticovid sulla popolazione over 80 (fino alla classe 1941). Un'operazione di massa pare di capire.

I centri vaccinali saranno 66, ad essi a partire dal 1° marzo dovrebbero aggiungersi le squadre sanitarie che effettueranno la vaccinazione a domicilio per gli anziani impossibilitati a raggiungere i luoghi dove si effettuano le inoculazioni.

Secondo le disposizioni del piano nazionale dovrebbe impiegarsi per gli ultra ottantenni il vaccino Pfizer e Moderna. 

Al momento il piano vaccinale stando alle disposizioni nazionali prevede di sottoporre alla somministrazione forze dell'ordine, militari, personale della scuola e delle università e, a seguire, servizi di comunità ed essenziali nonchè i cittadini ai quali deve essere somministrata la dose di richiamo. 

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Oggi è stata la prima giornata per effettuare le prenotazioni per gli over 80 anni. Non diciamo che è stata una presa in giro, ma ci siamo vicini.

Il motivo? Il sito web messo a disposizione dal Ministero della Salute segnala che non ci sono centri di vaccinazione disponibili a Palermo, per l'Asp Palermo.

“La compilazione della domanda prevede l’inserimento del CAP della provincia presso cui la persona vuole farsi vaccinare. Quando abbiamo inserito i Cap di Palermo, il portale ha bloccato la pratica notificando che non ci sono centri di vaccinazione disponibili nell’area indicata”.

Renzi e Macchiavelli. Il leader di I.V. -in dialogo con Violante sul "potere"- spiega

 Riportiamo un aricolo ripreso dal giornale La Repubblica.

6 febbraio 2021

Renzi: "La crisi del governo Conte? Mi sono ispirato a Machiavelli..." di Silvia Bignami


"La crisi del governo Conte? Mi sono ispirato a Machiavelli...". Lo confessa con una battuta Matteo Renzi, partecipando con Luciano Violante alla presentazione online del libro dell'ex magistrato ed ex presidente della Camera "Insegna Creonte. Tre errori nell'esercizio del potere", edito da Il Mulino, che ospita l'incontro tra il leader di Italia Viva e l'autore.

A pungolarlo è il moderatore Pietrangelo Buttafuoco, che all'ex premier chiede se nel provocare la caduta del governo Conte, che ha aperto la strada a Mario Draghi, Renzi si fosse sentito più Niccolò Machiavelli o Tommaso Moro. Il leader di Italia Viva non ci pensa un attimo: "Nel caso mio, per quel che riguarda come ho gestito questa fase, c'è stato molto più Macchiavelli che Moro. Diciamo che in entrambe le mie ultime iniziative politiche grosse, quella del 2019  e quella di questi giorni, l'ispirazione è stata molto più machiavellica".

Parole che arrivano in una lunga chiacchierata sugli errori del potere, a partire dalla tragedia greca fino ai giorni nostri, in cui Renzi non si sottrae dal raccontare alcuni retroscena sulla crisi di questi giorni. Nel dire di "non sentirsi erede di nessuno, al massimo successore di troppi", Renzi racconta ad esempio la conversazione avuta la scorsa settimana con Dario Franceschini, definito inizialmente dall'ex premier "un autorevole sherpa del Pd". "Dario mi ha detto: 'Matteo, tu devi decidere se essere come noi della sinistra Dc,  che tutte le volte che c'era da tagliare la testa alla fine ci fermavamo. Oppure se vuoi essere come Andreotti, che alla fine la testa la tagliava davvero, e chi s'è visto s'è visto".

Una "civetteria", la definisce lo stesso Renzi, che si sofferma poi sulle evoluzioni delle ultime ore della crisi di governo. Dal fatto che "si sta andando verso un governo istituzionale, con una maggioranza ampia, e non politica", alla "interessantissima svolta di Matteo Salvini di questa mattina, che nei partiti tradizionali non sarebbe stata possibile". E che la dice lunga su questa legislatura "iniziata con la vittoria delle forze più antieuropeiste e destinata a finire probabilmente con Mario Draghi presidente del Consiglio".

Sulle domande di Buttafuoco, si discute anche del "rispetto", "unica vera regola della politica" spiega Violante raccontando il suo libro. Un tema sul quale anche Renzi si sofferma: "Rispettare, etimologicamente, significa 'guardare a fondo, guardare per bene'. Noi non siamo abituati a farlo: i selfie hanno sostituito il guardarsi. Noi siamo pieni di occasioni in cui ci facciamo selfie, ma non ci sono tante occasioni in cui ci guardiamo, in cui ci 'rispettiamo' appunto".

Parlando di errori - tre quelli di Creonte: aprire un conflitto senza saperlo governare, sottovalutare l'avversario e sopravvalutare se stessi, e fare della propria personalità un presupposto di onnipotenza - Renzi si sofferma sulla parte del libro di Violante in cui si parla degli sbagli commessi sul referendum costituzionale perso a dicembre 2016: "Io credo che il mio errore più grande non sia stata la  personalizzazione - dice il leader di Iv -, ma l'arroganza, la ubris, di pensare che non dovessi soltanto vincere, ma anche di vincere con una certa percentuale di affluenza. Questo è stato l'errore più clamoroso, perché  ho lavorato perché crescesse la partecipazione e ho costruito, io stesso, la mia sconfitta".

Sicilia e Storia. Dai greci a ... (7)

 La Colonizzazione

Le città greche di Sicilia nel loro assetto sociale e istituzionale ricalcarono ovunque lo schema della madrepatria. Il potere politico era competenza di un gruppo di famiglie che costituivano l'aristocrazia locale; si trattava in linea di massima dei discendenti dei primi coloni giunti dalla Grecia e che avevano costituito la "colonia". Ad essi competeva oltre che il ruolo di governo anche il controllo delle funzioni di culto nei templi e l'amministrazione della giustizia.

Agli aristocratici competeva, quando la politica mostrava la propria impotenza, capeggiare le "stasis", che per facilità traduciamo in "guerre civili". Toccava agli aristocratici risolvere i contrasti interni alla città, quindi, anche ricorrendo all'uso delle armi; in fondo si trattasva di travagli interni alla stessa oligarchia.

Via via che le città greche dell'Isola diventarono prospere e mano mano che l'oligarchia diventava sempre più ricca divenne inevitabile lo scontro tra l'oligarchia e le plebi. Nè mancarono gli scontri tra una "polis" e un'altra "polis", entrambe greche. Più rare le guerre tra greci e indigeni che nel tempo erano stati ormai quasi tutti assimilati.

Come erano governate le città?

Da quanto apprendiamo dalle testimonianze storiche nelle città greche di Sicilia non mancarono mai i tiranni (individui spregiudicati, demagoghi e avventurieri) che frequentemente si impadronirono del potere approfittando dei disordini e degli scontri fra i gruppi oligarchici che gestivano il potere.

I primi tiranni comparvero poco prima del V secolo a.C. e ad essi, già nel IV secolo a.C. erano subentrsati i "grandi tiranni". Ma di questi aspetti tratteremo in seguito.

Aristotele così tratteggia le tirannie: "E c'è una trasformazione della oligarchia nella tirannide, com'è successo in Sicilia alla maggior parte delle antiche oligarchie; così a Leontini si passò nella tirannide di Panezio, a Gela in quella di Leandro e nello stesso modo in molte altre città". (La Politica)