domenica 21 febbraio 2021

Alle radici del Cristianesimo

I° Domenica di Quaresima

 Nelle Chiese di tradizione bizantina si commemora il ristabilimento del culto delle icone. 

Dal 717 fino ai primi decenni dell'842 gli iconoclasti puntarono alla distruzione di tutte le immagini sacre nel presupposto che esistesse il divieto di fare immagini del Divino (Esodo 20,4-5 e Deuteronomio 4,15-19). In realtà col Concilio II di Nicea, nel 787,  si assrì che, con l'incarnazione del Verbo di Dio, Dio nel Figlio si è reso visibile, sperimentabile e quindi raffigurabile.

Le Chiese di tradizione bizantina nella prima domenica di Quaresima portano in processione le iconi e proclamano in maniera rielaborata gli atti del secondo Concilio di Nicea. 

Questa domenica viene detta dell'Ortodossia per il trionfo della vera dottrina sull'eresia iconoclasta che, distruggendo le immagini, negava l'incarnazione del Verbo di Dio.

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Una domanda rivolta all'Arcivescovo Vincenzo Paglia,  consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio e presidente della Federazione Biblica cattolica internazionale, dal giornalista e scrittore Saverio Gaeta.

Domanda:

Unitamente all'espressione di fede nel Creatore, i cattolici asffer4mano durante la Messa di credere un "Gesù Ctristo, unigento Figlio di Dio", tanto cher proprio nmel suo nome ha tratto origine la parola cristianesimo. E allora, andiamo al cuore della qwuestioner, chi è questo uomo nato duemila anni fa dal grembo di Maria? In che consiste l'attualità del suo messaggio?

Risposta:

E' il punto centrale della fede cristiasna: quel bambino, che circa duemila anni fa è nato da Maria, è l'Emmanuele, il 'Dio con noi', colui che libera il mondo dal peccato e che salva i credenti dalla morte eterna. E il mistero è esattamente questo: Dio non è venuto come un potente di questo mondo,  protetto da eserciti e ben fornito di ricchezze, ma come un neonato, nudo e privo di tutto. E' venuto come un uomo che si commuove per le folle stanchew e abbandonate come pecore senza pastore; come uno che si ferma dinnanzi a una vedova che accompagna il figlio morto e glielo ridona in vita; come uno che piange l'amico morto; come uno che, pur di restarci accanto, si fa pane affinchè  possiamo nutrirci di lui; come uno che accettas la croce per mostrarci fin dove giunge il suo amore per noi.

Scorrendo le pagine evangeliche, e vedendon Gesù amare gli uomini senza porsi alcun limite, ci sentiamo scaldare il cuore nel petto fino a riconoscewrci nel grido del centurione pagano, sotto la croce: "Vistolo spirare in quel modo, disse: veramente quest'uomo era Figlio di Dio!" (Marco 15,39).  E' il mistero che dobbiamo riconoscere, accogliere e proclamare a tutti.  Questo nostro mondo, dove il sangue degli innocenti continua a scorrere, dove si moltiplicano le guerre e dove l'egoismo sembra crescere senza sosta, ha bisogno di Gesù, di qualcuno che finalmente dica: "Vi amo sino alla fine". Non è un caso che sotto la croce tutti, i sacedoti e la folla,  i soldati e il ladrone, gli gridino: "Salva te stesso e ti crederemo!" E' il grido che continua a risuonare ovunque anche oggi: "Pensa a te stesso e ti salverai".

Gesù rifiutò di pensare a se stesso anche sulla croce, perchè aveva sempre vissuto per gli altri. Come poteva quindi rinnegare la sua missione? Del resto spesso aveva ripetuto: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto di molti". Gesù ha amato gli uomini fino all'ultima goccia di sangue; si è svuotato d'amore. E noi?  Forse, proprio questa è òa grande domanda che ciascuno deve porsi ogni qualvolta apre il Vangelo. Di fronte a un Dio come questo, noi cosa facciamo? Dobbiamo tutti abbassare la guardia dell'egocentrismo perchè un tale amore tocchi il cuore. Se ci apriamo all'amore, salveremo la nostra vita e aiuterermo a cambiare il mondo.

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