mercoledì 24 febbraio 2021

Sicilia post-unitaria. Cosa eravamo e forse ancora siamo

 Da un rapporto lunghissimo del senatore Diomede Pantaleone inviato al Ministro degli Interni piemontesi Bettino Ricasoli (1861) nell'immediato post-unificazione del Paese estrapoliamo il paragrafo IX).

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Ma la piaga ancora più acerba in Sicilia e' la mancanza della pubblica sicurezza. Non parlo delle pubbliche vie e del brigantaggio, perché vero brigantaggio non esiste e la circolazione del paese, è libera: ma l'assassinio e il tentativo di esso è comune e direi cosa di quasi tutti i di', e anco meglio nelle grandi che nelle piccole città. L'assassinio è quasi ognora o personale vendetta, la quale importa un eguale ritorno di vendetta per la parte offesa, e tale che di assassinio in assassinio si funestato le città e le contrade  ed in Palermo si registrano nel diario ufficiale 29 attentati in 27 giorni nel mese di luglio, ne' la giustizia ripara a ciò,  imperocche' il terrore della vendetta è tale che non si trovano testimoni per deporre, Sindaci e questori di pubblica sicurezza per decretare gli arresti, e, quando pure questi abbiano luogo per azione di benemeriti carabinieri reali, non giudici per procedere e condannare. Non si stimi esagerazione quanto io espongo, e se meno acuti  se ne sentano i lamenti di quelle popolazioni, gli è che esse stesse preferiscono la personale vendetta all'azione della legge. Che poi sia male ristretto infra loro e non cosa politica lo si può vedere da ciò che non un solo ufficiale o un non siciliano è stato toccato da questi assassinamenti , che anzi di preferenza colpirebbero questi, ove la politica passione muovessero.

 Insomma il Governo nella sua amministrazione , non meno che nella sua tutelare azione, non trova il concorso delle popolazioni. Gli è questo un fatto formulato anco evidentemente da molti diari, e cantato da molti individui dell'opposizione. Ma da cosa essa nuova, da cosa esso è originato?

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