Una questione, quella delle diseguaglianze,
che grava sull'umanità, dall'alba del mondo
Il pensiero socio-politico nell’umanita’ inizia a svilupparsi circa 2500 anni fa. Il primo testo politico e’ la Repubblica di Platone dove è’ dato leggere: “ogni Stato, per quanto piccolo possa essere, è’ diviso in almeno due città’ nemiche: quella dei poveri e quella dei ricchi”. Successivamente Aristotele approfondi’ nell’ottica etica le origini della ricchezza, concentrandosi sui limiti moralmente accettabili di questa, senza, comunque, soffermarsi sul come, in via pratica, favorire gli strati sociali svantaggiati.
Nell’Impero romano la diseguaglianza sociale fu addirittura connaturata al sistema al punto che non esiste nessuna riflessione arrivata fino a noi su di essa, e ancor meno sulla schiavitu’ di massa. La povertà’ la ritroviamo ancor più’ acutizzata nel Medio Evo Cristiano. La riflessione cristiana sul fenomeno pervenne nel XVI secolo sul modello dell’aiuto (la carità’). Proprio dal 1500 gli stati europei iniziarono a sperimentare la corsa alla ricchezza: spuntavano i primi germi del capitalismo.
Nell’ottica socio-economica quel sedicesimo secolo è’ interessante, ancora, perché’ avviene, o comunque, inizia la profonda trasformazione sociale tra la gente del mondo contadino, asservita in toto al mondo feudale, e la fascia degli artigiani che da quel contesto invece comincia ad essere espulso.
Le masse espulse non trovano ne’ sostegno che tentativi di lettura del fenomeno nei governanti del tempo. Nel 1534 in Francia viene varata l’ordinanza regia che disciplina modi, tempi e luoghi per l’accattonaggio. Nel 1541 la Spagna, grosso modo, ricalco’ su tutti i suoi domini, Italia compresa, il modello francese. Qualcosa di diverso fu fatto nel Regno Unito con la poor laws, su cui ci intratterremo in successive pagine.
Quei provvedimenti erano tutti lontani dall’affrontare, ridurre e combattere la povertà’. Erano, diremmo oggi, provvedimenti di polizia, per tenere sotto controllo la miseria di vaste porzioni della popolazione. Nelle città’ in linea di massima veniva vietato l’ingresso a chi provenendo dalle campagne mostrava di non possedere nulla. Per le autorità’ chi mostrava di non farcela costituiva uno scacco alla stabilità’ comunitaria.
Va detto che in quel XVI alcune strutture della Chiesa avviarono delle opere assistenziali e pure di realizzazione di ospedali, asili e centri di volontariato che offrivano quelle che oggi definiamo le prime misure assistenziali. Fu Erasmo di Rotterdam , nel De subventione pauperum (l’aiuto ai poveri) del 1525, a prospettare la necessità’ di aiutare chi non riesce , non attraverso la carità’, ma attraverso una azione organizzata dai pubblici poteri.
(Segue)