martedì 31 dicembre 2013

Giorgio Napolitano. Nonostante l'eta' resta il piu' lucido in un mondo di politici "ciechi e sordi".

Ha cominciato con le lettere di disoccupati, di esodati, di impreditori, di giovani in cerca di lavoro.  Ha quindi tracciato un bilancio preoccupato, ma non disperato, della situazione economica e sociale del Paese. 
Ha affermato che l’Italia  ha il coraggio di innovare, di accettare le sfide, di competere, di una ripresa necessaria, di uno sviluppo accompagnato da equità. 
Ha accennato alla situazione internazionale, alle missioni di pace, ai nostri militari, ai Marò.
Ha  citato i disastri ambientali, la terra dei fuochi, la questione delle carceri.
Ha insistito sul ruolo centrale del Parlamento, sulla necessità di riformare il procedimento legislativo, ma anche, ovviamente, sulla riforma elettorale.
Ha affermato che serve un governo che abbia “continuità”, mostrando il suo favore (per la verita' mai velato) a ..... Letta.
Ha  citato lo spirito “distruttivo” di certe posizioni. E poi si è dilungato sulla questione più attesa. Sul cosiddetto travalicamento del suo potere. Lo ha definito “assurdo strapotere”, ricordando di essere stato richiamano in servizio. Ha asserito di avere accettato per evitare “la paralisi istituzionale” e per “il tempo necessario”. Non un minuto di più. 
In verita' un discorso di alto profilo, anche se (per chi scrive) questo in carica e' il piu' inconcludente governo dell'ultimo quarantennio. Napolitano resta comunque il baluardo della nostra democrazia, zeppa di pigmei della politica.
 
Non abbiamo -ovviamente- ascoltato il comico di Genova perché pensiamo che il presidente della Repubblica abbia più titolo di parlare agli italiani nel nome dell’unità nazionale, ma anche perché abbiamo rifiutato l’invito a spegnere la televisione, all’appello davvero inusuale e irrispettoso, che mai si era verificato nella storia d’Italia, nemmeno ai tempi della guerra fredda, quando la politica era cosa seria e non roba da ... comici.

2 0 1 4 - Anno nuovo, propositi nuovi

AUGURI A TUTTI I LETTORI DEL BLOG PERCHE' COL NUOVO ANNO ALMENO QUALCUNO DEI LORO SOGNI TROVI L'AUSPICATA REALIZZAZIONE.



Entella. Quanti sono i contessioti che conoscono il loro territorio ? (n. 1)

Entella
Col fondamentale indirizzo che traiamo dalla documentazione pubblicata dai ricercatori della Scuola Normale Superiore di Pisa che in collaborazione con la Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo hanno -ormai da decenni- studiato l'intero territorio di Contessa Entellina al punto che sta venendo fuori una mappa storico-archeologica del territorio medesimo, proveremo nel prosieguo delle prossime settimane di fare una rassegna  (una passeggiata) sui luoghi su cui accanto alla piccola storia di ogni giorno ha -pure- nei secoli passati soffiato la Grande Storia della nostra regione. E ci stiamo riferendo a luoghi ricadenti nel territorio, nei 13.000 ettari di terreno che costituiscono la superfice del Comune di Contessa Entellina. 
Entella occupa l'ampio pianoro circondato su tre lati da rupi scoscese, a ridosso del Belice Sinistro e non lontano dalla confluenza col Belice Destro. Cio' che ha consentito all'antica citta' degli Elimi di avere un ruolo non secondario nelle vicende della Sicilia Occidentale fra Fenici di Cartagine e Sicani prima e fra Cartaginesi e Greci dopo, nonche' fra Punici e Romani successivamente, e' stata la localizzazione strategica -in posizione di controllo di fondamentali corsi d'acqua e di snodi viari territoriali-. 
La Scuola di Pisa ha attestato strati archeologici che vanno dalla "protostoria" all'eta' imperiale romana (quasi un millennio) e successivamente una ripresa di vitalita' insediativa e di incidenza nelle vicende dell'isola dal 900 al 1246 quando la citta' fu definitimamente abbandonata e gli ultimi mussulmani furono costretti ad abbandonare la Sicilia. 
Con quanto abbiamo scritto finora viene fuori che sono esistite due Entelle, 
-la prima nel periodo "classico" (dagli elimi ai greco-romani), 
-la seconda nel Medio Evo (con impronta nettamente islamica). Gli studi dei ricercatori piu' recentemente si sono concentrati nel progetto finalizzato a meglio capire l'evoluzione e l'espansione della Entella capitale degli islamici del centro-Sicilia, in pratica dall'incastellamento della zona di Pizzo della Regina (967 d.c.) all'affermarsi del sistema feudale normanno (che nell'area si manifesta nell'istituzione delle baronie di Batellaro e Calatrasi -- nel XII secolo), fino alle vere e proprie rivolte contro Federico II (XIII secolo). 
Finora i ricercatori non sono riusciti a pervenire al rilevamento del tracciato e alle linee di espansione dell'Entella araba e cio' fa pensare che l'area sommitale del pianoro (quella incastellata attorno al Pizzo della Regina) ha avuto rigoglio quando le popolazioni mussulmane dell'isola cominciarono ad essere espulse dalle citta' e cominciarono ad addensarsi a ridosso delle montagne palermitane, dallo Iato al Belice. 
La senzazione e' che Entella, capitale antifedericiana, sia cresciuta alla svelta e magari in maniera 'confusa' attorno al Pizzo della Regina, sfruttando mura del periodo classico e costruendone di nuove senza dei piani preordinati.
La popolazione cresceva in misura esponenziale in quanto arrivava dalla Sicilia Orientale, dal Centro e dalla parte Occidentale: cacciata via dalle popolazioni cristiane.

Pensionamento delle donne. La legge di stabilita' di Enrico Letta tende ad equiparare uomini e donne


La legge di Stabilità marcata Enrico Letta ha aumentato fino a 64 anni e 9 mesi l’età minima che le donne devono avere per ottenere la pensione di vecchiaia. Donne sempre più simili agli uomini quindi: “godono” della “pari opportunità” di lavorare più anni per riuscire a conseguire l’agognata quiescenza. Ma quasi sempre le loro retribuzioni sono più basse di quelle dei colleghi maschi.  
Recentemente il Corriere della Sera ha ricostruito la lenta avanzata che, dal 1993, ha portato l’età minima richiesta per le donne da 55 a quasi 65 anni.
“L’innalzamento del limite di età è iniziato nel 1993 con la riforma Amato che ha portato la soglia anagrafica, sebbene gradualmente, da 55 a 60 anni. A partire dal 2012 è cambiato tutto. La legge Monti-Fornero ha infatti dato un deciso colpo di acceleratore alla equiparazione con gli uomini, già peraltro decisa dal precedente governo Berlusconi, che nell’estate 2011 aveva prefigurato un percorso che doveva iniziare nel 2014 per raggiungere il traguardo nel 2026. Ma non è stato così. 
Dal primo gennaio 2012, infatti, l’età delle donne è schizzata di colpo a 62 anni — limite al quale già nel 2013 sono stati aggiunti 3 mesi (per via dell’adeguamento alle cosiddette speranze di vita) — per poi essere ulteriormente elevata a 63 anni e 9 mesi nel 2014.
Per le lavoratrici autonome (commercianti, artigiane e coltivatrici dirette), invece, lo scalone del 2012 è stato di 3 anni e 6 mesi (l’età è passata da 60 a 63 anni e mezzo). Soglia che è salita a 64 e 9 mesi nel 2014″. 

 Alle donne è stata però data una scelta: potranno andare, fino al 2015, a riposo con le vecchie condizioni minime richieste, ovvero almeno 57 anni (58 per le lavoratrici autonome) di età e 35 di contributi. Ma ... ma dovranno sottostare a un trattamento interamente determinato con il sistema contributivo.  Cioè accettare di prendere un assegno pensionistico molto più basso, del 25-30% in meno.  
E chi vuole “anticipare la vecchiaia”, andare in pensione prima dell’età minima? 
Dovrà accumulare 42 e 6 mesi di contributi (gli uomini) o 41 anni e 6 mesi (le donne).

lunedì 30 dicembre 2013

Ingiustizia. In Italia solo due categorie non subiscono gli effetti della crisi: i politicanti da quattro soldi ed i magistrati

La Corte costituzionale, pure essa, alimenta il processo di sfiducia e di degrado del Paese. Con la sentenza numero 310 del 17 dicembre 2013 viene rigettando il ricorso presentato da alcuni docenti universitari e ritenuto legittimo (per esigenze di equilibrio del bilancio statale) il blocco degli stipendi dei pubblici dipendenti e dei loro diritti, con una sola eccezione: i magistrati. Già in precedenza i magistrati erano stati  graziati dalla Corte costituzionale con la sentenza numero 223 del 2012, dal subire i sacrifici conseguenti alla crisi delle casse pubbliche, che aveva già dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma (il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, intitolato "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica") che bloccava ii meccanismi di adeguamento retributivo per il personale della magistratura.I magistrati di ogni ordine e grado possono quindi dormire sonni tranquilli. La pronuncia evidenzia in particolare le “peculiari modalità di attribuzione dell’adeguamento, mediante acconti e conguagli, per il solo personale della magistratura" e riafferma che attraverso la legge, sulla base dei principi costituzionali, “ha messo al riparo la magistratura da qualsiasi forma di interferenza che potesse, sia pure potenzialmente, menomarne l’autonomia e l’indipendenza, sottraendola alla dialettica negoziale".   In pratica tutto questo allegro svolazzio di diritti non vale per le altre categorie, né per i docenti del settore pubblico ne' per i pensionati ne' per nessun'altro essere umano di nazionalita' italiana. Scrive infatti la Corte che "il sacrificio imposto al personale docente, se pure particolarmente gravoso per quello più giovane, appare, in quanto temporaneo, congruente con la necessità di risparmi consistenti ed immediati".  Le categorie che avevano fatto ricorso ora annunciano appello: "È una sentenza scandalosa" dice Michele Poerio, segretario nazionale della Confedir (dirigenti scolastici) "che impugneremo davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo per violazione dei diritti dell'uomo e della contrattazione collettiva. La sentenza determina trattamenti diversi e opposti nei confronti di dipendenti pubblici, alcuni dei quali - i magistrati - vengono tutelati dalla grave perdita del potere di acquisto del loro reddito, diversamente da altri con stipendi ben inferiori ed a volte alla soglia di povertà".

Castello Calatamauro. Da fortezza in prima linea a rudere di una Storia che i contessioti mostrano di non volere conoscere

Castello di Calatamauro
Oggi a noi e' dato constatare  solamente le rovine di quello che fu  1) un presidio bizantino in funzione di contrasto -in quel periodo del tardo-romano- all'avanzata musulmana in Sicilia,  
2) una fortezza controllata da comandanti berberi durante il governo arabo -periodo rigoglioso e di rinascita socio economica - dell'isola,  
3) ancora un presidio militare in funzione anti-musulmana durante i regni normanni di Ruggero II e Guglielmo II, 
4) e poi una base miliare di primo-ordine ed in prima linea, dove verosimilmente dimoro' Federico II durante i lunghissimi assedi di Entella. 
5) Calatamauro assolse  funzioni di rilevanza nelle vicende dell'isola ancora nella guerra del Vespro, negli anni di fine Duecento quando rappresento' uno dei punti di forza degli Angioini.  
6) Servi' moltissimo ai Peralta per consolidare il dominio su gran parte della Sicilia Occidentale (Val di Mazara) e per consentire loro di assurgere a componenti del Vicariato del Regno di Sicilia, quel Comitato voluto da Artale Alagona per evitarne la disgregazione, e che vide -durante la minore eta' della regina Maria- ai vertici del potere, unitamente allo stesso Artale, 
a) Manfredi Chiaramonte, Conte di Modica e Grande Ammiraglio del Regno;  
b) Francesco Ventimiglia, Conte di Geraci; 
c) Guglielmo Peralta, Conte di Caltabellotta. 

Il Castello di Calatamauro comincera'  a perdere rilevanza e funzionalita' con l'arrivo degli arberesh che fondano (o ri-fondano) l'abitato di Contessa a breve distanza da esso. 
I Cardona nel 1520 riconoscono tutte le prerogative di "Universita'" alla comunita' contessiota e trasferiscono nel nuovo centro la sede dell'apparato amministrativo-giudiziario (il Castellano che diventa governatore,  etc.) dell'intera loro baronia che gravita sul Belice sinistro. 
Il territorio di Calatamauro passa quindi sotto la giurisdizione del governatore feudale e dei giurati (questi rigorosamente arberesh) di Contessa. 
Con questa iniziativa di Alfonso Cardona gli arberesh non avranno nulla a che fare e a dividere col resto delle altre baronie dei Cardona (Contea di Chiusa, Marchesato di Giuliana, Signoria di Burgio etc. etc. ). Entro le mura del loro centro abitato i contessioti avranno la infatti la "Secrezia", la Corte giuratoria e la Corte capitanaria. Contessa fino a pochi decenni fà -infatti-, dalle popolazioni dei centri vicini sarà chiamata Statu di Cuntissa. Fino a quasi tutto il Settecento nessun estraneo (se non arberesh) poteva decidere di trasferire la residenza a Contessa, a meno che non si trattasse di uomini dell'apparato baronale.
Qualche decennio dopo  quel 1520 lo storico Fazelo non potra' che rilevare lo stato di abbandono e di degrado in cui era venuto a trovarsi il Castello di Calatamauro. Un destino analogo era toccato daltronde anche al  casale di Batellaro dopo l'affermarsi dell'Universita' di Bisacquino, retta dalla Signoria dell'Arcivescovo di Monreale. 
A segnare il declino del Castello non e' stato solamente il sopraggiungere degli arberesh nei feudi di "Contesse" e di "Serradamo" ma anche la nuova strategia militare a difesa delle coste isolane adottata dai Vicere di Sicilia dal Cinquecento in poi. Lungo tutte le coste siciliane vennero costruite centinaia e centinaia di torri di avvistamento a breve distanza l'una dall'altra. 
I turchi ed i pirati  barbareschi vennero contrastati -da allora- con gli allarmi e le emergenze  che da queste torri furono diffuse alle popolazioni costiere. Non servirono piu' le modalita' di sorveglianze a distanza delle coste che Calatamauro aveva assicurato sul versante meridionale dell'isola, nello spazio  fra Sciacca e Marsala. Con questa nuova strategia, avviata pure essa nel 1520 e concretizzata in via definitiva da Marc'Antonio Colonna nel 1577, sara' l'intera isola a diventare una unica fortezza.

domenica 29 dicembre 2013

Matteo Renzi. "Solo io sono io; tutti gli altri bene che vada sono figlioli di D'Alema"

Altro che rimpasto o rimpastino di governo. Matteo Renzi oggi ha dichiarato che tra lui Alfano e Letta non c’è niente in comune. Passi per Alfano che e' cresciuto in braccio a Berlusconi e  che però è suo alleato di governo. Ma che Renzi non abbia nulla in comune con Letta, che non è solo presidente del Consiglio, ma anche autorevole esponente del Pd, è davvero sorprendente roba da dire: "cosa ci stanno a fare nello stesso partito?".  La motivazione di questa presa di posizione del neo-segretario Pd è che Letta sarebbe stato nominato presidente del Consiglio non già da Napolitano, ma da Massimo D’Alema. Ed ormai quando si pronuncia quel cognome (D'Alema)  nel Pd lo fanno quasi tutti  per disprezzo, per schifarsi. Anche in questo caso viene da chiedersi: "I D'Alema, i Bersani ... e tutta la vecchia guardia che da giovane -a loro modo e ... nel pci- volevano il Sol dell'Avvenire che ci stanno a fare nel Pd di Matteo Renzi ? ".

Contessa Entellina. La vittoria dei contribuenti contro le illegittime cartelle Tarsu/2008

La Camera del Lavoro-Cgil e la Federconsumatori contano di indire una Assemblea cittadina prossimamente per fornire le necessarie indicazioni ai contribuenti locali dopo l'esito positivo del 5 dicembre scorso dei ricorsi proposti in sede di Commissione Tributaria Provinciale  contro la illegittima pretesa degli amministratori del tempo. 

La decisione della Commissione e' stata puntuale ed ha accolto in toto quanto a suo tempo proposto; le cartelle/2008 -è bene ricordarlo- sono state integralmente "annullate"

Il Blog, questo blog, terra' informata la cittadinanza su come e quando verrà indetta l'Assemblea Cittadina e su come conseguire i benefici della sentenza, favorevolissima per i contribuenti.

Con le immagini --- --- è più facile


Il Miracolo che non accadrà mai !!


Grillo che parla e sparla

Alessandra Siragusa

Hanno detto ... ...

ELVIRA TERRANOVA, giornalista palermitana
_La seduta dell'Ars (ieri) era stata convocata per le ore 11. Sono le 12.10 e ancora c'e' il deserto dei tartari...
_Un deputato siciliano inizia il suo discorso in aula cosi': "E' all'occhio di tutti che..."
_E all'Ars, dopo l'annuncio abolizione province in Sicilia, qualche deputato sta provando a far tornare il voto alle urne per le province...

NELLO MUSUMECI, leader opposizione centro destra all'Ars
Siamo stati espropriati dal diritto di voto delle province da un presidente -Rosario Crocetta- comunista e rivoluzionario

ANNALISA CHIRICO, scrittrice
Il governo Letta-Alfano ha nominato nuovi prefetti. Fino al record di n. 207, il doppio delle prefetture esistenti. Pace all'anima di Einaudi. 

ANTONIO POLITO, editorialista del Corriere della Sera
Da Fassino in poi tutti i segretari del Pd hanno detto: o si cambia o si muore 

GIORGIO BENVENUTO, gia' segretario generale Uil
La lontananza della politica dalla gente la si misura dal fatto che dopo le malvessazioni avvenute nella regione Lazio non vengono piu' puniti i responsabili di malaffare. Semplicemente si aumentano le tasse 

GEA SCHIRO' , parlamentare di Scelta Civica
Palermo ha perso Alessandra Siragusa, politica di grande qualita', e non vedo intorno a me persone con la sua esperienza e la sua volonta'.

sabato 28 dicembre 2013

Hanno detto ... ...

ROBERTO GERVASO, Opinionista ed osservatore di costumi
Letta ed Alfano sperano di mangiare il panettone 2014. Se continua cosi gli italiani mangeranno carrube. 

MARCO DI MAIO, gia' parlamentare
A rendere omnibus i decreti non sono i necessari emendamenti parlamentari, mail fritto misto che spesso esce dal Consiglio dei Ministri. 

GIOVANNI VALENTINI, giornalista de L'Espresso
Bocciando il pasticcio del decreto "Salva Roma", il Presidente Napolitano ha bocciato la maggioranza parlamentare che l'aveva approvato. 

EZIO MAURI, direttore de La Repubblica
Renzi incalza Letta: dopo il milleproroghe ... riforme e rimpasto di governo 

GIAN ANTONIO STELLA, giornalista
I fondi europei sprecati, in Sicilia, per le sagre di paese e per le trattorie. Perche' stupirsi dell'affondamento della Sicilia. 

SERGIO RIZZO, giornalista
Il governo l’aveva fatto per risolvere la rogna degli 864 milioni di debiti spuntati nei conti di Roma Capitale, ma già sapendo di far partire una diligenza destinata all’assalto generalizzato. E a palazzo Madama ci è stato caricato di tutto. Venti milioni per tappare i buchi del trasporto pubblico calabrese. Ventitré per i treni valdostani. Mezzo milione per il Comune di Pietrelcina, paese di Padre Pio. Uno per le scuole di Marsciano, in Umbria .... 

ANTONIO CALABRO', giornalista economico siciliano
La forza del turismo ! Le Isole Baleari hanno un reddito pro-capite di €. 25.000,oo, la Sicilia di €. 17.500,oo. Quelle isole piccole ma ben organizzate, con trasporti e promozione. Il sito internet e' in sei lingue, in Sicilia, bene che vada, in inglese ed italiano.

COLDIRETTI, associazione di produttori
Un italiano su tre ricicla i regali di Natale e non 

venerdì 27 dicembre 2013

Castello Calatamauro. Vicende storiche

Abbiamo già riferito di un insediamento abitato che in età che i ricercatori stanno studiando sorgeva in prossimità di Castello di Calatamauro
Del Castello esiste invece ampia documentazione storica che lo farebbe risalire ad epoca bizantina. Esso sarebbe stato importante presidio della resistenza della popolazione dell'isola contro i musulmani che dalla Val di Mazara avanzavano verso l'interno e poi in direzione della Sicilia Orientale.
Qal'at Mawro (Calatamauro = La Rocca del Moro)) è infatti compreso in un elenco di fortezze che, secondo l'Amari, si sarebbero nell'839 arrese all'invasore arabo.
Calatamauro è pure citato nel libro di Idrisi, geografo arabo, che si premurò di descrivere le località e le distanze fra di loro della Sicilia mussulmana. Idrisi parlò di Calatamauro ma non del Castello (da qui l'ipotesi che potesse riferirsi all'insediamento abitato di cui, in tanti oggi parlano).
Va comunque precisato che alcuni storici attribuiscono la denominazione Qual'at Mawro non al Castello sul territorio di Contessa ma ad altre località.

Vediamo un poco di ricostruire cio che ci è dato conoscere del Castello.
Esplicitamente del Castello parla la Jaida del 1182; ne parla in relazione alla delimitazione dei confini che venivano fissati fra i distretti del Regno normanno. Confini che -nella specie- distinguevano il territorio di Calatamauro da un lato e  quello di Batellaro dall'altro, in quanto il primo restava demanio del Re mentre il secondo (su cui poi sorgerà Bisacquino) veniva dal Re medesimo donato alla Cattedrale di Monreale. Quei confini lasciarono al territorio di Calatamauro anche tutta l'area che poi (poco più di un secolo dopo) i Peralta avrebbero donato all'Abazia di Santa Maria del Bosco.
Guglielmo II, il re normanno donatore di estesi feudi all'Arcivescovo di Monreale fu, invece, attento a tenere per sè il Castello di Calatamauro per l'importanza strategica che esso aveva nel contesto della Sicilia Occidentale. Non avrà avuto rilevanza secondaria -nella decisione- la circostanza che Entella -a breve distanza- ormai era divenuta la principale città islamica del Centro dell'isola e pertanto, nell'ottica socio-culturale dell'epoca andava tenuta sotto fermo controllo dal presidio militare di Calatamauro.
L'importanza militare del Castello crescerà ancora con Federico II (nel 1239 Calatamauro è classificata castra exempta), l'Imperatore che distruggerà in via definitiva Entella. 
Ancora con gli Angioini il Castello (ed il suo territorio, che poi sarà quello di Contessa) resta in dotazione al Demanio regio; per questa ragione nel 1282 (guerra del Vespro) esso con tutti i suoi vastissimi boschi subirà gli attacchi e le devastazioni dei Corleonesi-Palermitani.
Questo della guerra del Vespro sarà l'ultimo evento di guerra che vede coinvolto Castello Calatamauro in quanto di esso sapremo, in seguito, solamente i vari passaggi dal Demanio Regio ai domini dei baroni feudali (Peralta, Cardona etc.).
Nel Cinquecento lo storico Fazello descriverà il castello come residuo di rovine.
(segue)

Contessioti che onorano Contessa

Caterina Lala è nata a Contessa Entellina e vive ed opera a Palermo. Ha conseguito il diploma di Mastro d'Arte presso l'Istituto Statale d'Arte di Sciacca.
Ha frequentato il corso della scuola libera del nudo presso l'Accademia di Belle Arti di Palermo.

Ha allestito mostre personali, coronate da successi di pubblico e critica. Ha partecipato a numerose rassegne , collettive e concorsi, in campo nazionale ed internazionale, riscuotendo premi e riconoscimenti. Alcune sue opere figurano in collezioni pubbliche e private.
Si sono interessati della sua pittura: Art Leader, Sikania, La Sicilia di Catania, Oggi nuova Sicilia, Giornale di Sicilia, Voce del Sud e Nice Matin (edizione di Nizza - Francia).
(dati estrapolati dal sito Confraternite Diocesi Palermo)

Hanno detto ... ...

MAURIZIO BERNAVA, segretario regionale Cisl
Crocetta vede solo Imprese e promette modifiche legge stabilita'. Ai lavoratori bugie, zero risorse per CiG/deroga e per la poverta'





PIERLUIGI BATTISTA, giornalista del Corriere della Sera
Salva-Roma e lo sperpero di denaro pubblico dello Stato invadente continua senza ostacoli

ELVIRA TERRANOVA, giornalista palermitana
Nel 'salva-Roma' il deputato NCD Marinello aveva inserito un milione euro per il restauro del municipio della 'sua' Sciacca (Agrigento)..


giovedì 26 dicembre 2013

Sicilia ed Immigrazione. L'isola è fra le meno ambite

In Sicilia, gli stranieri residenti in regione al primo gennaio 2013 risultano essere oltre 139mila, per un’incidenza del 2,8%, inferiore quindi alla media nazionale (7,4%) e la quarta più bassa in Italia dopo quelle di Sardegna, Puglia e Basilicata. Al polo opposto ci sono le regioni del Nord e del Centro, storicamente ed economicamente più attrattive.

La maggior parte degli stranieri si concentra nella provincia di Palermo (oltre 29mila, il 21% di tutti gli stranieri residenti in Sicilia, di cui oltre due terzi nel solo Capoluogo); seguono le province di Messina e Catania. I Comuni in cui spicca la loro incidenza sul totale dei residenti sono però di dimensioni piccole o medio-piccole: Acate (Ragusa), Santa Croce Camerina (Ragusa), Malfa (Messina), Mazzarrone (Catania).

Hanno detto ... ...

CLAUDIO VELARDI, imprenditore liberista (già collaboratore di D'Alema)
Diciamo tutti "milleproroghe", come se fosse normale. Siamo nell'abisso e non ce ne accorgiamo.
 
FERRUCCIO DE BORTOLI, direttore del Corriere della Sera
Iraq, attentato dopo la messa di Natale,almeno ventidue morti
 
ANTONIO POLITO, editorialista del Corriere della Sera
Si sta avvicinando il giorno in cui ci pentiremo amaramente di aver tenuto la Turchia fuori dall'Europa
 
FRANCESCO PIZZETTI, giurista
Bella sintesi il discorso del Papa oggi all"Angelus. La Liberta' religiosa sempre in pericolo e sempre da difendere
 
GIORNALISTA ANONIMO PALERMITANO
Pur di essere felici la gente fa del male, mentre chi è infelice tende a far del bene.
 
CARLO ALBERTO TREGUA, giornalista siciliano
Forse questa è un’utopia, ma leggendo i Doveri di Cicerone e Dei doveri dell’Uomo di Giuseppe Mazzini mi rendo conto che questa utopia è realizzabile.
Le persone perbene della classe dirigente siciliana, che sono in maggioranza, devono mettersi insieme per scardinare questo dissennato sistema di potere, il cui emblema è stata la ritrosia dei consiglieri regionali a ridursi gli emolumenti, per salvare la Sicilia.
Lorsignori devono capire che la strada del clientelismo e del favoritismo è finita e che devono imboccare quella degli interessi generali, sempre superiori a quelli di parte.

Icone. "Arte sacra" però non intesa come da noi in Occidente. Esprimono teologia per immagini

Narra un'antica cronaca che, prima di convertirsi al Cristianesimo, Vladimir, principe di Kiev, mandò i suoi ambasciatori in varie regioni d'Europa alla ricerca della vera Fede. Questi andarono tra i musulmani di Bulgaria ed osservarono costumi, usi e pratiche religiose, ma non si convinsero. Andarono a Roma e fra i Germani e trovarono maggiore compostezza, ma non riuscirono ad entusiasmarsi.
Si recarono finalmente a Costantinopoli e qui la delusione divenne stupore e subito dopo ancora ammirazione. Nella basilica di Santa Sofia avevano contemplato le icone, i mosaici, affreschi e la bellezza di quella chiesa.

Tornati a Kiev riferirono al principe Vladimitr: "Non possiamo descrivere ciò che abbiamo visto: eravamo in cielo o sulla terra ? Tutto ciò che con certezza possiamo dire è che Dio era là, in mezzo agli uomini". Ed il principe, convinto dagli emissari, abbracciò la fede Cristiana di espressione costantinopolitana.
Gli emissari di Vladimir cosa cercavano nella Fede ?
Essi si soffermarono in un aspetto tra i più importanti del Cristianesimo orientale: la Bellezza. Bellezza che è uno degli aspetti, delle dimensioni, più rilevanti che si esprime sia nella "Liturgia" che nella "Pittura delle Icone".
Proposito voluto della Liturgia (in occidente: la messa) e delle Icone è di aprire una finestra sui misteri del Regno di Dio.
L'Icona non è, come in Italia viene detto, arte sacra. Il punto infatti non è il soggetto religioso, nè l'ispirazione, nè la tecnica. Non è nemmeno l'espressione di sentimentalismo nè imitazione della natura. Tutt'altro.
L'icona si propone di essere lo "specchio visibile" di una realtà invisibile. In un certo senso è come quei depliant turistici che invitano a recarsi in una terra, in una località affascinante. L'Icona è come un invito ad un viaggio ... dentro se stessi. Esalta le bellezze non di località esotiche bensì esalta la nostalgia di un mondo illuminato dalla "Bellezza" interiore.
(segue)

martedì 24 dicembre 2013

Il primo gennaio inizierà il 2014. Fino a poco più di due secoli fà in Sicilia l'anno iniziava il primo settembre.

Fu Dionigi il Piccolo, un monaco orientale, ad adottare l'uso di contare gli anni a cominciare dalla nascita di Cristo, fissata al 753 dalla fondazione di Roma. Fino ad allora, era il 525 d.c., gli anni si contavano dalla fondazione di Roma.
Dionigi aveva ricevuto l'incarico di calcolare la data della Pasqua dell'anno successivo e decise di sostituire nella compilazione delle tavole pasquali da distribuire alle chiese l'era di Cristo a quella della fondazione di Roma che faceva riferimento al regno imperiale di Diocleziano.
Fu l'inizio di una vera e propria riforma che aveva alla base l'anno del Signore (anno Domini). Dionigi fissò l'anno Domini all'anno 753 dalla fondazione di Roma: questa data, seppure sbagliata di quattro anni, è quella che ancora oggi conta. Nessuno infatti  -neppure di fronte a prove inoppugnabili- si sognerebbe di mettere a soqquadro i calendari per corregerli.
L'uso dell'era volgare (o cristiana) ebbe una lentissima diffusione e solo nella seconda metà dell'XI secolo si configurò come computo fondamentale  per l'indicazione dell'anno.
L'anno conteggiato in tal modo creò, a secondo delle aree del Mediterraneo, seri problemi circa l'inizio. Fino ad allora, secondo l'uso civile romano, l'anno cominciava il primo gennaio. 
niziarono -da luogo a luogo- le corse a chi fosse più aderente con la nascita di Cristo; in taluni luoghi si ritenne che Cristo fosse arrivato nel mondo non con la nascita ma con l'Annunciazione.
Dionigi aveva espresso il desiderio che l'inizio dell'anno fosse fissato il 25 dicembre (Natività) ed anche la Chiesa fu favorevole perchè coincideva con l'antica festa pagana del solstizio d'inverno (Mitra, dio della luce). Questa scelta fu detta stile della Natività.
Nella Repubblica di Venezia, fino al 1797, i documenti vennero datati invece secondo lo stile veneto che faceva iniziare l'anno il 1° marzo. In Francia l'inizio dell'anno non fu mai fisso perchè coincideva con la festa "mobile" della Pasqua. In Toscana l'inizio dell'anno cominciava il 25 marzo, festa dell'Incarnazione (stile dell'Annunciazione).
Nei domini dell'Impero Romano d'Oriente (comprendente la Sicilia) prevalse invece lo stile bizantino (o della Creazione del mondo) che faceva iniziare l'anno il primo settembre. Esso rimase in uso in Italia Meridionale e Sicilia fino alla fine del Settecento.
E' col periodo Napoleonico che in Europa, e poi nel resto del mondo, avviene l'unificazione ossia la fissazione dell'inizio dell'anno al primo gennaio.

lunedì 23 dicembre 2013

L’icona della Natività è il prologo della storia della salvezza e rappresenta il compendio dei misteri della Fede: l’Incarnazione, la Morte e la Resurrezione.

Nella Chiesa bizantina a presentare quel "mistero" che è Natività del Signore non è tanto il presepe quanto l'Icona.
Andrej Rublev intorno al 1420, ha suddiviso le diverse scene che si riferiscono alla Natività in tre fasce orizzontali che si ordinano intorno al centro dell'immagine, costituito dalla figura della Vergine Madre e dal Bambino.
Nella fascia mediana è raffigurato il mistero stesso della Natività: gli angeli ed i pastori adorano il Figlio eterno.
Distesa nel riposo, come ogni donna che ha dato alla luce il figlio - una posizione che serve a sottolineare il realismo dell'incarnazione, messa in dubbio dalle eresie dei primi secoli (monofisismo) ed affermata dai Concilli - Maria appare al tempo stesso come la Sovrana.
E’ vestita di porpora, che solo l’imperatore e l’imperatrice, divinizzati nel mondo romano, potevano indossare, è quindi la Madre di Dio, sostenuta dal cuscino rosso porpora, intessuto d'oro, come nelle rappresentazioni del Signore in trono, e segno della dignità imperiale, soprattutto d’Oriente.
Il fatto che non guardi il bambino significa che anche lei è compenetrata dal Mistero nella fede, assorta nella contemplazione dell'evento straordinario.

La figura del Bambino è tutta in riferimento al mistero pasquale: il suo corpo, che ha  le proporzioni di quello di un adulto, è già stretto nelle bende della morte e giace in una mangiatoia più simile ad un sepolcro di pietra. Alle sue spalle si spalanca il buio della grotta, simbolo delle tenebre del mondo (il male) in cui egli accetta di entrare umiliandosi ed accettando la morte (il sepolcro) per fare sgorgare di nuovo la Luce.
In basso: a sinistra S. Giuseppe, seduto è ripiegato sul mistero di questa nascita, che non rientra nelle leggi della generazione naturale, è sovrastato dalla figura di un pastore. Ieri, in Chiesa, nell'omelia il celebrante accennava all'umiltà di questo padre-putativo. Verosimilmente quel San Giuseppe rappresenta tutta l'umanità incapace di capire il "Mistero". Se quel Bambino è un dono all'umanità (che sarebbe da salvare) esso va accettato e basta; quel "dono" non rientra infatti nella logica conosciuta della generazione umana. E' questo il punto su cui -ai nostri giorni- tanto si discute: siamo o no padroni della nostra vita ? Possiamo disporne con le disposizioni di 'ultima volontà' ?
In questo frangente evangelico si "asserisce" che il generare, dare la vita, è di Dio non dell'uomo. L'uomo è destinatario di un dono.
San Giuseppe, pensieroso, riflessivo e sognatore è -in verità- l'uomo, è l'umanità (o la Chiesa) che è posta nella condizione o di accogliere o di non avere altre risposte (da qui la Fede).
 
 A destra, le levatrici lavano il bambino appena nato, come si fa con ogni bambino che viene al mondo. Ma, in questo caso, non è il Bambino ad aver bisogno di essere purificato, è piuttosto lui che santifica e vivifica l'acqua in cui viene immerso. Ecco perché la piccola vasca ha la forma di un fonte battesimale e l'acqua che cola dalla brocca brilla come l'oro.
 
L’icona non si limita a rappresentare il fatto, ma ne esprime contemporaneamente anche il significato teologico: il cerchio ideale disegnato da tutti i personaggi disposti intorno alla grotta sta a significare l’Unità Divina.
Al centro: buio, notte, macchia nera simbolo del caos, confusione, non senso, nel quale Gesù, Luce del mondo, entra. Ed ecco nasce il nuovo giorno.
Bimbo che è un adulto. Egli è contemporaneamente il centro teologico e compositivo dell’icona: la sua testa si trova sull’asse verticale individuato dal raggio della stella, che si divide in tre ad indicare che l’incarnazione è opera trinitaria.
È simbolicamente avvolto in bende mortuarie e posto nella mangiatoia-sepolcro all’interno della caverna buia: il luogo e il modo in cui è deposto è simbolismo del sepolcro in cui un giorno entrerà per portare a compimento su questa terra l'amore per l'umanità, umiliandosi (kenosis) e scendendo al livello più profondo della terra (agli inferi: la culla-sepolcro sembra proprio sprofondata nella grotta) e sconfiggendo definitivamente il maligno con la Sua morte in croce e liberando coloro che erano morti dai lacci della morte e facendoli uscire, liberi, nella Luce. Accanto al bimbo, lasciato solo, campeggia la massa della Vergine Madre, che non guarda il bimbo,
rivolta verso l'umanità con quel suo sguardo pensoso. Il messaggio dice: gli angeli lo stanno guardando, sono loro i custodi; Maria ha da guardare l'umanità - simboleggiata nei tre riquadri - avvolgerla col suo sguardo:
- pastori = umanità semplice, povera, incolta
- due donne = laboriosità, quotidianità lavorativa, impegnata
- Giuseppe, con accanto il tentatore = umanità dubbiosa, pensante, cercante, inquieta, messa alla prova (come di Maria si dice "conservava nel cuore" anche lui conserva il mistero di cui è partecipe...).
- i Magi = gli illuminati, coloro che seguono i segni, umanità in cammino, i popoli che dall'oriente si mettono in cammino, i cercatori...
- Le figure tradizionali del bue e dell'asino = la creazione "che attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio". Figli perché da quella nascita tutta l'umanità è chiamata ad essere "figli di Dio".
 
Dall'alto scende, fulgida, una stella: fa pensare alla mano creatrice del Padre: un raggio di luce tripartito, dalla dimora di Dio si cala sulla grotta e in verticale raggiunge la testa del bambino, attraversa Maria e tutta l'umanità. È il movimento d’amore che dal Padre raggiunge l’uomo attraverso il Verbo, per opera dello Spirito Santo.
Vari strati di rocce punteggiati di cespugli che sembrano dire: il deserto rifiorisce, "Ecco io faccio nuove tutte le cose".
L’icona della Natività è il prologo della storia della salvezza e rappresenta il compendio dei misteri della Fede: l’Incarnazione, la Morte e la Resurrezione.
 
 
 

 

Pdl e Pd (meno elle) hanno fatto tanto in Italia da arrivare al punto che non esiste più differenza alcuna fra "destra" e "sinistra" (sinistra, si intende non quella finta del pd)

Contrastare il gioco d’azzardo e le ludopatie, piaghe che aumentano esponenzialmente con il crescere del disagio sociale e della crisi economica, è un dovere delle Istituzioni.
Ed invece i mascalzoni che ci sgovernano cosa avevano deciso ?
Di penalizzare i Comuni e quei sindaci che contrastano questo fenomeno di degrado sociale. Si dice -inoltre- che una lobby abbia influito sul Pd-(finta Sinistra) per non intaccare le pensioni d’oro.
Ma questi parlamentari sono impazziti tutti o sono tutti diventati “cosi nutuli” ?.
Questo Pd è divenuto peggiore del Pdl ?
 
Non sarebbe ora che anche in Italia ci fosse un partito di Sinistra ?

Con le immagini ... ... è più facile



A Pantelleria, speriamolo, arriva un una persona seria
per gestire la Cooperative del C.I.E.
Finora sfruttando ed umiliando gli immigrati il CIE serviva
per ... il pd
(Nessuna interrogazione è stata presentata in Parlamento - Se la
Cooperativa fosse stata gestita da XxYy si sarebbero levato
....)



Di cosa parleremo ?
Dei ladri che ci sgovernano e ci stanno togliendo la speranza nel futuro

Historia magistra vitae ..... lo scriveva Cicerone (n. 5)

Osservare i ragazzi di oggi è come percepire che essi vivono in una vita di plastica, in cui nulla ha realmente valore; tutto è usa e getta, perchè non riescono a immaginarsi diversi da così, né ad immaginare un mondo diverso.
La Storia invece insegna che ci sono tantissimi modi diversi di vivere, e che questi modi sono in continui cambiamento, a volte rapidamente e a volte lentamente, ma sempre inesorabilmente. Solo che se non si è attivi, se non si fa qualcosa per cambiare e non si riflette su cosa e come si vuole cambiare, si finirà per essere dalla parte di quelle persone passive che subiscono solo il cambiamento, che accettano quanto deciso dagli altri, dai peggiori.

La ragione dell'inerzia sta nella storia, nel modo in cui la gente comune conosce e interpreta la storia del suo paese come anche la sua storia personale. La visione della storia non è, infatti, qualcosa di limitato alla Storia con la s maiuscola, ognuno ha anche un suo passato da interpretare e con cui convivere, e quel passato plasma l’idea che quella persona ha di se stesso, compreso quello che sa e non sa fare e quello che desidera essere.
Le persone di oggi apparentemente vivono in un mondo enormemente più libero e ricco di possibilità che in passato, quando spesso si nasceva e moriva in un posto senza mai vedere nessun altro luogo, e si faceva il mestiere del proprio padre o della propria madre. Tuttavia ancora oggi gli uomini finiscono per autolimitarsi perchè la società insegna molte cose ma non come si fa ad essere padroni di se stessi, cosa vuol dire sacrificarsi per qualcosa o qualcuno; così facendo i giovani di oggi, gli uomini di oggi, finiscono per vivere solo per valori materiali e immediati: i soldi, il piacere, la moda, la carriera e il prestigio sociale, e lo fanno soprattutto perchè nessuno gli ha mai insegnato che potrebbero essere persone diverse, che potrebbero fare delle cose migliori nella loro vita.
 
FLASH SULL'ANNO 1901
27 giugno - Nel corso di uno sciopero dei braccianti svoltosi a Berra Ferrarese, la forza pubblica uccide tre persone e ne ferisce 23.
Quello di impartire ordini alla Polizia perché spari sugli emarginati della società non è una abitudine dei governi dittatoriali. In quel 1901 si è agli esordi del "giolittismo".
Come dimenticare che oltre al Fascismo che non tollerava contestazioni ed incendiò in qualsiasi parte d'Italia tutte le Camere del Lavoro che osavano ancora nel 1924 restare aperte, pure i governi a guida Democristiana (ossia di un partito che -sulla carta- si ispirava al Cristianesimo) non escludevano che si potesse sparare sui braccianti ?
Alla fine degli anni Sessanta la società rurale siciliana era caratterizzata da forti squilibri sociali e da un pesante sfruttamento dei lavoratori agricoli. Esplodeva l'emigrazione in Germania e nel Nord Europa e però il disaggio non diminuiva.
Il 2 dicembre 1968 ad Avola (Sicilia)  è indetto uno sciopero generale. I braccianti iniziano dalla notte i blocchi stradali sulla statale per Noto. Nella mattinata arrivano donne e bambini. Intorno alle 14 il vicequestore di Siracusa, Samperisi, ordina al reparto Celere giunto da Catania di attaccare. La polizia lancia lacrimogeni, ma per effetto del vento il fumo gli torna contro. Divenuti bersaglio di una fitta sassaiola, i militi sparano sulla folla.
I manifestanti pensano siano colpi a salve, finché non vedono i loro compagni cadere. Il bilancio è di due braccianti morti, Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, e 48 feriti, di cui 5 gravi: Salvatore Agostino, detto Sebastiano, Giuseppe Buscemi, Giorgio Garofalo, Paolo Caldaretta, Antonino Gianò.
Sul posto furono trovati quasi tre chili di bossoli. Verso mezzanotte il Ministro dell'Interno Franco Restivo, allora proprietario terriero in Contessa Entellina,  impone agli agrari la firma del nuovo contratto.
Oggi la Polizia non dispone dell'ordine di sparare su chi protesta, però lo Stato, il volto delle istituzioni è sempre cattivo. Con chi ? con gli emarginati di oggi. Che lo Stato sia guidato dalla destra berlusconiana o dalla finta sinistra del Pd le istituzioni restano luogo di benessere solo per i ceti "parassiti".
Come scordarci le ruberie nella Formazione siciliana, saccheggiata da uomini pd e uomini pdl ? Come scordarci i soprusi e la violazione della violazione umana messa in atto a Pantelleria dalle Cooperative, per arricchimento personale, messe in atto dal Pd siciliano.

Esiste un modo diverso per vivere bene ? Essere onesti e lottare per la società ingiusta che ci circonda. 


venerdì 20 dicembre 2013

Toto' Cuffaro non sara' affidato ai servizi sociali

Sembrava dovesse essere un fatto imminente l'affidamento di Toto' Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia, ai servizi sociali. Aveva chiesto di poter collaborare a Palermo col frate laico Biagio Conte e la Procura Generale aveva concesso l'ok.
Adesso invece e' arrivato il dinigo del Tribunale di Sorveglianza di Roma con la precisazione che Cuffaro e' condannato a sette anni di carcere per "favoreggiamento aggravato a cosa nostra" e tuttavia finora si e' sempre dichiarato innocente. Perche' si possa fruire dell'affidamento ai servizi sociali e' richiesto che il condannato collabori con la Giustizia, nel caso specifico che ammetta la colpa.

A proposito di Commissione Tributaria. Chi ritiene di subire un torto sappia, diceva Brecht, che esiste ancora un giudice a Berlino

Non è nostra abitudine e nostro costume infierire su chi perde. Che perda una partita a briscola, che le alle elezione comunali o che perda una causa in tribunale, tutto rientra nel gioco della vita. Vita che è bella già per il fatto stessa che esista: la vita.

Per dovere informativo nei confronti dei pochi lettori contessioti dobbiamo aggiungere ancora altro a quanto riferito ieri.  
Avevamo riportato che la Commissione Tributaria ha ritenuto fondato il ricorso presentato da 220 contribuenti contro la cartella Tarsu/2008.

L'ulteriore informazione quale è ?
La Commissione Tributaria di Palermo ha, pure, accolto il ricorso di una decina di contessioti contro gli AVVISI DI ACCERTAMENTO DELL'IMPOSTA TARSU/2006.
Si tratta, per chi ricorderà, di quella iniziativa -apprezzabile se fatta in spirito di serenità, di continuità e di rispetto della specifica disciplina- tesa a scovare ... gli evasori, intrapresa dal Comune subito dopo che erano stati presentati i 210 ricorsi sulle cartelle.
I dieci ricorrenti hanno eccepito alla Commissione di non avere capito il criterio e le regole per cui la loro abitazione veniva ingrandita  di 10 mq oppure di 20 mq. 
Essi non hanno contestato che la loro casa fosse più piccolina. No ! Potrebbe forse pure essere più grande di quanto "sancito" dal Comune.
Essi hanno rappresentato alla Commissione che è dovere del Comune spiegare il metodo con cui da mq. 140 si passava (ad esempio) a mq. 160.
I cittadini -pare di capire- non sono destinatari di diktat.
A loro va data piena spiegazione. Come da legge.

Il Comune ha pertanto perso non uno ma due contenziosi, uno con 220 contribuenti e l'altro con meno di una decina di contribuenti.
Tutto qui.