martedì 31 dicembre 2013

Giorgio Napolitano. Nonostante l'eta' resta il piu' lucido in un mondo di politici "ciechi e sordi".

Ha cominciato con le lettere di disoccupati, di esodati, di impreditori, di giovani in cerca di lavoro.  Ha quindi tracciato un bilancio preoccupato, ma non disperato, della situazione economica e sociale del Paese. 
Ha affermato che l’Italia  ha il coraggio di innovare, di accettare le sfide, di competere, di una ripresa necessaria, di uno sviluppo accompagnato da equità. 
Ha accennato alla situazione internazionale, alle missioni di pace, ai nostri militari, ai Marò.
Ha  citato i disastri ambientali, la terra dei fuochi, la questione delle carceri.
Ha insistito sul ruolo centrale del Parlamento, sulla necessità di riformare il procedimento legislativo, ma anche, ovviamente, sulla riforma elettorale.
Ha affermato che serve un governo che abbia “continuità”, mostrando il suo favore (per la verita' mai velato) a ..... Letta.
Ha  citato lo spirito “distruttivo” di certe posizioni. E poi si è dilungato sulla questione più attesa. Sul cosiddetto travalicamento del suo potere. Lo ha definito “assurdo strapotere”, ricordando di essere stato richiamano in servizio. Ha asserito di avere accettato per evitare “la paralisi istituzionale” e per “il tempo necessario”. Non un minuto di più. 
In verita' un discorso di alto profilo, anche se (per chi scrive) questo in carica e' il piu' inconcludente governo dell'ultimo quarantennio. Napolitano resta comunque il baluardo della nostra democrazia, zeppa di pigmei della politica.
 
Non abbiamo -ovviamente- ascoltato il comico di Genova perché pensiamo che il presidente della Repubblica abbia più titolo di parlare agli italiani nel nome dell’unità nazionale, ma anche perché abbiamo rifiutato l’invito a spegnere la televisione, all’appello davvero inusuale e irrispettoso, che mai si era verificato nella storia d’Italia, nemmeno ai tempi della guerra fredda, quando la politica era cosa seria e non roba da ... comici.

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