L'avvento del Regno
Non l'avvento di un regno terreno aveva predicato il Nazareno. Nelle parabole e nelle beatitudini (nuclei centrali delle sue predicazioni) l'annuncio del regno di Dio non consisteva in una sollecitazione a prendere le armi contro l'invasore romano (come, in quei tempi, sollecitava a fare un certo Giuda il Galileo). Egli affermava che tutti gli oppressi che fidavano in Dio Padre avrebbero visto riconosciuto il loro diritto di fronte agli oppressori. Secondo quella predicazione le "cose di Cesare", diremmo oggi la politica, passavano in secondo piano rispetto al tipo di "salvezza" promessa da Dio.
Poco tempo prima lungo le strade di Palestina un altro profeta, Giovanni Battista, aveva con vasti consensi predicato alla conversione in vista del giudizio, e lo aveva fatto con gli accenti dei profeti di sventura. Il Nazareno annunciava invece la salvezza rifacendosi ad un precedente messaggio di consolazione che Isaia aveva rivolto ai Giudei deportati a Babilonia.
L'annuncio del Nazareno poggiava su una speranza: la speranza che stesse per realizzarsi la liberazione dall'oppressione politica e dall'ingiustizia sociale. Aveva però un forte contenuto morale, un abbandono fiducioso verso la misericordia divina. Non veniva abrogata la legge di Mose', ma la trasformava: giusto non era chi osservava scrupolosamente la legge di Mosè e accumulava meriti, ma chi era pronto ad abbandonare anche i doveri più sacri per fare solamente la volontà di Dio. Vincoli familiari, religiosi e nazionali venivano ridimensionati in favore del regno di Dio.
Enzo Bianchi
Dio creò l’uomo... e l’uomo scrisse la Bibbia |
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