giovedì 8 settembre 2022

Curiosità da campagna elettorale

I paradossi della legge elettorale

A dimensione nazionale la legge elettorale presenta dei paradossi. Riportiamo l'osservazione ripresa dal Corriere della Sera di Emanuele Bracco, professore di Economia politica: 

«Guardiamo alle elezioni del 2018 utilizzando i nuovi collegi elettorali, e proviamo a capire cosa succederebbe se, gli elettori milanesi della Lega iniziassero a virare verso Fratelli d’Italia – è la sua analisi su La Voce –. Sarebbe ragionevole aspettarsi che Fratelli d’Italia veda aumentare i propri eletti a Milano a discapito della Lega». E invece no, proprio perché parte il flipper: «Se 15.000 leghisti milanesi cambiassero idea e votassero Fratelli d’Italia, Fratelli d’Italia otterrebbe un seggio in più a Cagliari togliendolo a Forza Italia (i cui voti sono rimasti invariati). Forza Italia guadagnerebbe però un seggio in Basilicata, togliendolo alla Lega». Insomma, un flusso elettorale tutto lombardo arriverebbe a travolgere seggi tra Cagliari e Potenza «colpendo per sbaglio anche un povero forzista sardo, che ha dovuto lasciare il suo posto a un collega lucano senza che i voti del suo partito siano cambiati né in Sardegna, né in Basilicata».

Vassallo, professore di Scienza politica 
che dirige l’Istituo Cattaneo : «Complesso, ma inevitabile»

«Può sembrare un paradosso. Ma è un tentativo, per quanto arzigogolato, di combinare due esigenze: quella di un proporzionale su base nazionale; e l’altra, quella del numero di seggi spettanti a ciascun territorio in rapporto alla popolazione». Questi due principi prima o poi entrano in collisione: «Bisogna decidere quale dei due prevale. E hanno scelto il principio della proporzionalità a livello nazionale». Certo, con buona pace di un candidato che si trova il seggio sottratto a vantaggio di un altra lista che, in quel collegio, ha fatto peggio: «Sarebbe preferibile, per rendere tutto più chiaro, che i seggi fossero assegnati circoscrizione per circoscrizione, a livello di collegio - continua Vassallo —. Ma a quel punto non avremmo un sistema proporzionale, si creerebbero delle soglie di fatto, così come si verifica al Senato, dove l’elezione è su base regionale. E come si verifica in Spagna, dove si vota in collegi plurinominali. Siccome il sistema ha già una componente maggioritaria, chi l’ha pensata ha ritenuto che una componente maggioritaria dovesse essere al massimo rispettosa delle preferenze espresse a livello nazionale col proporzionale». Ma, conclude il direttore del Cattaneo, «sui sistemi elettorali si scaricano aspettative non soddisfatte o degli attori politici o degli elettori. Gli stessi leader politici accusavano nel 2018 il Rosatellum di essere troppo proporzionale», quando non ne è risultata alcuna coalizione vincente, «oggi pare troppo maggioritaria»: ne sia prova il dibattito sulla necessità di alleanze per non lasciare tutti i collegi al centrodestra.

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