giovedì 31 maggio 2018

Enti Locali. Per i piccoli comuni viene semplificata l'attività programmatoria

L’ANCI (l'associazione dei comuni) ha da tempo richiesto che il Documento unico di
programmazione(DUP) previsto dalla riforma della contabilità sia reso facoltativo per i Comuni di minore dimensione demografica, ritenendo inutilmente gravoso il formato, pur semplificato, attualmente in vigore per gli enti fino a 5mila abitanti.
Appare infatti più che giustificata l’insofferenza diffusa tra gli amministratori e gli operatori degli enti minori nei confronti di un ulteriore adempimento programmatorio che – per la natura stessa di tali enti – poco aggiunge in termini di prospettiva pluriennale di programmazione finanziaria rispetto a quanto già normalmente contenuto nella relazione al bilancio, mentre costituisce un peso in molti casi insopportabile per strutture piccole e negli anni più recenti ridotte ai minimi termini da vincoli e tagli di risorse via via intervenuti.
Il 18 maggio scorso è stato finalmente emanato il decreto interministeriale previsto dal comma 887 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, di modifica dei punti 8.4 e 8.4.1 del principio della programmazione, con previsioni di ulteriore semplificazione riservate agli enti fino a 2mila abitanti. 

Hanno detto ... ...

EMANUELE MACALUSO, già dirigente politico 
E COSÌ I TRATTATI UE LI NEGOZIA SAVONA?
Si fanno ipotesi, e solo ipotesi, sull’esito dell’ultima scena interpretata da Di Maio e Salvini, con il Quirinale sullo sfondo. Si sfoglia la margherita: Salvini dirà si o no alla proposta di Di Maio per rimettersi insieme per il governo? Questa è, purtroppo, la condizione in cui la Lega e M5S hanno ridotto la vita politica italiana. Il sì o il no del Salvini decide se l’Italia avrà un governo. Gli italiani che hanno votato il 4 marzo hanno deciso di dare la maggioranza ai due messi insieme. Questa è la democrazia, si dice. Io non contesto la legittimità di quel voto e della coalizione tra i due “vincitori” ma è anche legittimo dire che quegli italiani hanno sbagliato. E quel che si vede dopo quasi tre mesi dal voto dovrebbe farli riflettere.
Come finirà? Non lo so. Pare che oggi si dovrebbe concludere la vicenda. Su Il Corriere della Sera leggo: se Salvini dirà di sì, chiederà per il professor Savona il ministero degli Esteri. Mossa certamente furba che, a mio avviso, potrebbe riaprire la questione sollevata dal presidente della Repubblica quando lo stesso Savona era stato indicato come ministro dell’Economia. Questo perché il ministro degli esteri è la persona che partecipa, a nome dell’Italia, alle trattative eventuali per la possibile revisione dei Trattati dell’Ue. Considerate le posizioni del professore Savona, possiamo dire che dalla padella si passa alla brace. Ma se il presidente della Repubblica dovesse dire ancora un altro no, la campagna contro il Quirinale assumerebbe toni di cui non è difficile prefigurarne i caratteri: una campagna certamente più feroce della precedente. Questa ipotesi ci dice che l’obiettivo di Salvini non è l’interesse del Paese ma i suoi, propri interessi in vista, ora o più avanti, di nuove elezioni.

Verso il 10 giugno. Nella serata di oggi comizio in piazza della lista ""Insieme per Contessa - Bashkë për Kuntisa".

La campagna elettorale, quella ufficiale, è appena iniziata ma già si avvia fra meno di dieci giorni alla sua fine, col deposito delle schede elettorali già votate nelle urne il 10 giugno. 

Domenica scorsa i due schieramenti locali, guidati da Anna Fucarino e da Leonardo Spera si sono presentati in continuità l'uno dopo l'altro in piazza Umberto all'elettorato. Al di là delle ovvie e prevedibili battute di rito entrambi le coalizioni hanno mantenuto un atteggiamento composto e rispettoso dell'avversario. Ma invero non è stato facile trattenere in piazza la gente dalle 07,oo alle 11,oo di sera.
Anna Fucarino è nata a Contessa Entellina
il 27 giugno 1970.
E' laureata in Lettere ed insegna lingua Inglese
nelle scuole di Alcamo. E' già
stata consigliere comunale e conosce
il funzionamento degli organi comunali.

I suoi sostenitori si propongono
di festeggiare il suo compleanno il
prossimo 27 giugno simultaneamente
all'avvio a pieno regime di tutti gli
organi municipali da lei guidati
nella veste di nuovo Sindaco di
Contessa Entellina.
Si tratterebbe della seconda volta,
per Contessa Entellina, di avere un
Sindaco donna dopo Pia Schirò che
resse il Comune negli anni '50 del
Novecento.

Nella serata di oggi la lista "Insieme per Contessa -  Bashkë për Kuntisa", la lista sostenitrice della sindacatura della prof.ssa Anna Fucarino per il prossimo quinquennio terrà una ulteriore manifestazione in piazza che darà in qualche modo l'avvio all'illustrazione del programma e delle linee di azione a cui l'Amministrazione Fucarino intende attenersi. 

E' prevedibile che il tutto venga innestato sulla base di partenza, quella finora portata avanti dall'amministrazione uscente. Compito questo che potrebbe e dovrebbe essere di spettanza del Sindaco uscente, dott. Sergio Parrino, uomo di vertice del Palazzo Municipale e della comunità locale nell'ultimo decennio.   

E' probabile che anche le serate di venerdì e sabato saranno, ancora, dedicate a comizi di propaganda elettorale, mentre domenica sulla base degli indirizzi della Prefettura potrebbe costituire una pausa per i candidati tutti e per le loro tifoserie per consentire il regolare svolgimento per le vie del paese della processione del Corpus Domini promossa dalla Parrocchia di rito romano della Favara.

Riflessione amara. In che paese viviamo ?

L'Italia anno dietro anno ha 400 miliardi di euro di debito da rinnovare. Così sarà fino a quando non si deciderà di ridurre la montagna d debito, che è la più alta in Europa. In pratica siamo vissuti (come Pubblica Amministrazione) di debito continuo e senza limiti.

Un paese così combinato piuttosto che affidarsi nella gestione del Potere Pubblico a gente seria e competente, cosa fa ?
Si affida a Matteo Salvini e a Luigi Di Maio ! 
Questi due da perfetti incompetenti alla prima investitura -per far scappare chi ci presta i soldi ed inguaiare oltre le Pubbliche istituzioni e gli italiani che potrebbero rischiare stipendi, pensioni  il livello di vita ad oggi fruito -  invocano uno “sconto” di 250 miliardi, titoli che sono appostati nell’attivo della Banca d’Italia.

Un tempo chi non conosceva la realtà, ascoltava chi ne sapeva di più, oggi invece chi meno sa più insulta l’interlocutore. 
Di Maio, un fuori corso da tempo immemorabile nella facoltà di giurisprudenza, arriva ad accusare il presidente Sergio Mattarella, già professore di diritto parlamentare nonché giudice della Corte Costituzionale, di non conoscere la Costituzione.
Salvini ha insistito fino alla fine su Paolo Savona, che ha conosciuto appena la settimana prima ! 
Il professor Giuseppe Conte ha detto che è rimasto profondamente colpito da Savona dopo un incontro di un’ora e mezza. 

Ma che Italia è questa ?

Hanno detto ... ...

ILENIA ABBONDANZA, collaboratrice della Fondazione Pietro Nenni
Dalla mattina del 5 marzo, l’Italia vive una delle situazioni di conflitto politico-istituzionale più delicate della Storia repubblicana. Svariati colpi di scena si sono succeduti nel corso di questi tre mesi: dai mandati esplorativi ai Presidenti delle Camere alla formazione della maggioranza Lega-Movimento 5 stelle, dalla messa a punto del contratto di governo giallo-verde all’incarico a Giuseppe Conte, dal veto su Savona per il ministero dell’Economia alla richiesta di impeachment nei confronti di Mattarella, dalla convocazione al Colle di Carlo Cottarelli all’improvvisa riapertura della trattativa per un governo politico.
Tale impasse ha suscitato un certo rumore a livello internazionale. Molti sono stati i commenti espressi a riguardo, provenienti da figure politiche di primo piano e dalla stampa. Ha sollevato innumerevoli polemiche il pezzo comparso, il 24 maggio scorso, sul periodico tedesco “Der Spiegel” che ha descritto l’Italia un Paese di “scrocconi”. Accuse, queste, immediatamente rispedite al mittente sia da parte del Presidente Sergio Mattarella che dall’ambasciatore italiano a Berlino Pietro Benassi, il quale ha dichiarato che tali considerazioni non possano essere indirizzate “ad un intero popolo”. Critiche del genere oltre ad apparire stucchevoli, non fanno altro che alimentare classici e stantii stereotipi nazionali che dovrebbero risultare ampiamente superati. Similmente, è stata in grado di alzare polveroni anche la dichiarazione del Commissario europeo al Bilancio Gunther Oettinger che, in occasione di un’intervista per un’emittente tedesca in data 29 maggio, ha affermato come i mercati avrebbero saputo insegnare agli italiani a votare “per la cosa giusta”. Pronte le risposte del Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e del Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, i quali hanno ribadito come uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea, quale è l’Italia, nonché i suoi cittadini, debbano godere di maggior rispetto.
Mentre il Presidente francese Macron elogia l’operato del Presidente della Repubblica Matterella e la Cancelliera tedesca Merkel attende un governo italiano stabile e pro Europa, anche gli Stati Uniti fanno sapere come stiano monitorando la situazione nel nostro Pese, senza però che Trump si pronunci esplicitamente sul suo sostegno o meno in merito alla permanenza di Roma nell’euro-zona.

Dissero ... ...

Inquadrare le prossime elezioni, come un referendum pro o contro l'appartenenza dell'Italia all'Ue, all'eurozona, all'occidente è foriero di sciagura e contribuisce attivamente a spingere l'Italia nel baratro.
Eppure ai nostri "populisti" pare che piaccia questa prospettiva e qualcuno addirittura dice che dovremmo abbracciarci con Putin.

L'Italia riacquisterà il senso della ragione ? 
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Dei fanciulli e degli idioti si trovano ad essere l’espressione politica della situazione e piangono o impazziscono sotto il peso della responsabilità storica che all’improvviso grava sulle loro spalle di dilettanti ambiziosi irresponsabili; la tragedia e la farsa si alternano sulla scena senza alcuna connessione; il disordine raggiunge gradi che parevano impossibili alla fantasia più sfrenata.
Antonio Gramsci, 10 novembre 1924

Il Sole 24Ore. Cosa potrebbe capitare

Uscire dall’euro? Cosa succederebbe a stipendi, pensioni, mutui e bollette

Cosa accadrebbe se l’Italia uscisse dall’euro? Quale sarebbe il contraccolpo su stipendirisparmipensionimutuiinflazione e spesa al supermercato?
Proviamo per un attimo a mettere da parte i colossali e pressoché insolubili problemi iniziali, dal quadro giuridico all’inevitabile fuga dei capitali(menzionata anche dal famoso “piano B” firmato da Paolo Savona, che ha studiato seriamente gli esempi della dissoluzione dell’Impero Austro-ungarico e dell’Unione Sovietica), fino alla possibilità più che concreta che l’Italia finisca in default.
Senza contare gli almeno 350-400 miliardi di euro che il nostro Paese dovrebbe pagare immediatamente perché in enorme deficit nel Target 2, il sistema di pagamenti delle banche centrali dell’eurozona. Fino alla prospettiva della stessa disgregazione dell’Unione monetaria.
Scogli insuperabili, prospettive sudamericane che nessuno vorrebbe vivere sulla sua pelle. Ma facciamo un piccolo esercizio d’accademia per capire come sarebbe l’Italia nella fantascientifica ipotesi di un ritorno alla lira, pianificata e composta anche se organizzata all’improvviso per non creare crisi di liquidità (come prevedeva il “piano B”).
Uscire dall’euro: cosa succede all’inflazione 
Libera dai vincoli comunitari, Bankitalia inizierebbe a stampare selvaggiamente moneta per sostenere il debito pubblico. Con un primo importante risultato: ritorneremmo all’inflazione a doppia cifra, quella che chi ha i capelli grigi ha già toccato con mano negli anni Settanta e Ottanta (quando sorpassò il 21%). Il caro vita farebbe volare i prezzi dei generi di consumo, schiacciando a terra il potere d’acquisto degli italiani, come potrebbero agevolmente raccontare i poveri venezuelani che pagano una sigaretta circa il 12% del loro stipendio minimo mensile. I prezzi di generi alimentari e materie prime importate andrebbero infatti alle stelle.

Uscire dall’euro: cosa succede a stipendi e pensioni 
Il carovita rappresenterebbe insomma una colossale tassa patrimoniale sul collo degli italiani, soprattutto quelli con entrate fisse, facendo a pezzi il potere d’acquisto di stipendi e pensioni. Sempre che gli stipendi esistano ancora, poiché l’impennata dei costi di finanziamento delle aziende manderebbe al tappeto investimenti e imprese stesse, con il risultato di far impennare la disoccupazione. Della nuova lira ipersvalutata, infatti, incasserebbero qualche misero vantaggio solo le imprese che esportano prodotti a basso valore aggiunto, le quali comunque dovrebbero fare i conti con la perdita del potere d’acquisto delle famiglie italiane e la crisi dei consumi (ma anche con la necessità di adeguare gli stipendi alla corsa dell’inflazione, problema attuale del presidente argentino Macri). Chiunque desideri raccogliere capitali sui mercati internazionali a tassi accettabili, probabilmente sposterà l’azienda all’estero.

Uscire dall’euro: cosa succede a immobili, mutui e bollette 
Anche i mutui immobiliari, dovuti a banche che probabilmente sarebbero state in buona parte nazionalizzate per garantirne la sopravvivenza, esploderebbero per l’effetto inflazione, per l’effetto tassi ma anche per l’effetto cambio: essendo stati stipulati in euro, diventerebbero sempre più cari perché la nuova lira difficilmente riuscirebbe a mantenere il passo con la vecchia moneta unica, resa forte dalla presenza della Germania nell’unione monetaria.

Stendiamo un velo pietoso sul capitolo bollette, visto che non siamo autosufficienti dal punto di vista energetico e che comprare elettricità e gas sui mercati esteri, con una lira svalutata, costerebbe un capitale (che poi finirebbe nelle bollette).
Uscire dall’euro: cosa succede a risparmio e investimenti 
Anche i titoli di Stato perderebbero rapidamente valore, divorati dall’inflazione, mentre ovviamente il debito pubblico italiano diventerebbe sempre più difficile da collocare, con i mercati in grado di imporre tassi d’interesse enormi per prestare soldi all’Italia della nuova lira. Una valuta a livelli di fragilità simili a quelli del peso argentino e della lira turca, in caduta libera proprio nelle ultime settimane. Diventeremmo insomma un Paese emergente, in un triste tango a braccetto con Buenos Aires.

mercoledì 30 maggio 2018

Hanno detto ... ...

ENRICO MENTANA, direttore del TgLa7
Allora: Di Maio avrebbe ottenuto da Mattarella 24 ore di tempo per provare a rimettere in piedi programma e struttura del governo Conte attraverso l'offensiva di persuasione verso Savona perché faccia autonomamente un passo indietro. Subito dopo il capo dello stato ha ricevuto Cottarelli: secondo la nota ufficiosa del Quirinale Mattarella e Cottarelli hanno deciso insieme di non forzare i tempi per favorire la formazione di un eventuale governo politico. 
Ovviamente fa scalpore il salto mortale di Di Maio, dalla minaccia di impeachment per il no a Savona alla richiesta di un passo indietro del professore. 
In tutto questo la borsa ha chiuso con un bel +2,09% e lo spread è sceso a 247.

Verso il 10 giugno. Aspettiamo di conoscere gli intendimenti programmatici per poi votare per il futuro di Contessa Entellina


Sono davvero giorni frenetici per la campagna elettorale nei Comuni interessati dal voto amministrativo del 10 giugno. Gli schieramenti sono più che delineati e la scelta dei candidati a sindaco è chiara a tutti gli elettori. Qui da noi, a Contessa Entellina, Anna Fucarino, persona integra e impegnata da sempre su più piani (da quello culturale a quello politico-amministrativo) è la candidata di uno schieramento eterogeneo e dove tutti convergono in un visione di apertura e volontà al nuovo da realizzare puntando anche sui finanziamenti europei, problematica questa su cui Anna possiede buona competenza avendo per anni lavorato in un GAL (gruppo di azione locale) ossia in un gruppo  composto da soggetti pubblici e privati allo scopo di favorire lo sviluppo locale di un'area rurale. I GAL con dei  piani di azione locale (PAL)  gestiscono i contributi finanziari erogati dall'Unione europea e dal Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia.
Per realizzare il PAL, il GAL dispone di fondi nell'ambito del programma d'iniziativa comunitaria LEADER+. I sostenitori di Anna confidano molto su questo versante di azione, ben sapendo che gli enti locali versano purtroppo in condizioni finanziarie non splendide e riescono, quando riescono, a garantire la ordinaria amministrazione.
Leonardo Spera è il candidato dello schieramento avversario; guida una squadra prevalentemente giovane che ha curato in un lasso di tempo piuttosto lungo e a cui è riuscito a proporre la sua leadership.

COME SI VOTA
In Sicilia saranno chiamati alle urne 137 Comuni su 390 complessivi. Il sistema elettorale che regola le elezioni amministrative è regolato e diversificato a seconda delle fasce demografiche.
Nei Comuni con popolazione legale superiore a 15mila abitanti (dato riferito all’ultimo censimento Istat), si applica il sistema elettorale maggioritario a doppio turno; mentre nei Comuni con popolazione pari o inferiore a 15mila abitanti fra i quali rientra Contessa Entellina si voterà con il sistema maggioritario a turno unico.
La scheda per l’elezione del sindaco è quella stessa utilizzata per l’elezione del Consiglio comunale. La medesima scheda reca infatti stampigliati in successione i nomi e i cognomi dei due candidati alla carica di sindaco (ANNA FUCARINO e LEONARDO SPERA), scritti entro un rettangolo, al cui fianco è riportato il contrassegno dell’unica lista collegata al candidato sindaco.
Ciascun elettore tracciando un segno su un simbolo può, con un unico voto, esprimere la sua preferenza sia per il candidato alla carica di sindaco sia per la lista a esso collegata. Comunque, l’elettore può praticare il voto disgiunto esprimendo la preferenza per un candidato alla carica di sindaco non collegato alla lista prescelta.
Si possono esprimere sino a un massimo di due voti di preferenza per candidati a consiglieri comunali della medesima lista. Nel caso di espressione di due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile, pena la nullità della seconda preferenza.
È proclamato sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti.
Alla lista collegata al sindaco eletto sono assegnati sette consiglieri; mentre all’altra lista ne sono attribuiti tre. Si tenga conto che uno dei tre consiglieri di opposizione potrebbe essere il candidato alla carica di sindaco che arriva in seconda posizione, purché egli abbia ottenuto almeno il 20% dei voti. In caso di parità di voti, è proclamato eletto consigliere comunale il candidato alla carica di sindaco collegato alla lista che abbia ottenuto il maggior numero di voti.

PRECISIAMO ANCORA:
Effetto trascinamento.
Rappresenta una delle principali novità, nonché un ritorno al passato. Per effetto trascinamento si intende la confluenza naturale del voto dato alla lista anche al relativo candidato sindaco sostenuto dalla stessa, nel caso in cui l'elettore non segni sulla scheda un altro nominativo. Il meccanismo non vale nel caso in cui a essere segnato è soltanto il nome del sindaco: in tale circostanza, infatti, il voto non va automaticamente alla lista o alla coalizione che lo appoggia. 

Voto disgiunto.
Con questa espressione si intende la possibilità di votare un sindaco e per il consiglio candidati (massimo due e di sesso diverso) di liste a lui avverse.

Voto di preferenza.
Mentre i nomi dei candidati sindaco saranno già prestampati nelle schede, per i consiglieri bisognerà scrivere il nome nello spazio accanto alla lista a cui appartengono. Si potrà scrivere il nome e cognome o soltanto il cognome. In caso di omonimia vanno sempre scritti nome e cognome e, se necessario, data e luogo di nascita. Se il candidato ha due cognomi, l'elettore potrà scriverli entrambi o soltanto uno, qualora ciò non crei confusione.
Se si commette l'errore di votare più di due candidati la preferenza andrà soltanto alla lista, mentre nel caso in cui si votassero due candidati, ma entrambi dello stesso sesso, il voto va soltanto al primo. Qualora l'elettore segnasse più di una lista scrivendo la preferenza per candidato appartenente a una di esse, il voto va alla lista legata al candidato.

Cose che capitano in Italia. Giocare col fuoco

"Italiani, siate seri", disse Garibaldi.
Adesso, nella serata di ieri, Di Maio ha sostanzialmente detto che scherzava con l'impeachment del Presidente, e vorrebbe tornare sui suoi passi e dice che si potrebbe pensare ad un nuovo incarico di governo giallo-nero, ossia da affidare nuovamente a lui e a Salvini.

Che brutto destino quello degli italiani, scegliamo sempre i peggiori !

Dissero ... ...

Il Paese è in emergenza. La crisi del post-elezioni che si è trascinata fino adesso ha cambiato carattere. Fino a pochi giorni fa si trattava di formare un governo dopo il voto del 4 marzo. 
Adesso si tratta di far presto perchè la casa, il Paese, comincia a bruciare. Serve fare presto e mettere su un governo politico. La spirale della sfiducia, della paura dei mercati, sta per tradursi in risparmi che declinano e costo del denaro che sale (in sostanza lo spread). 
Lo spread non si ferma. Se passano ancora mesi senza governo andremo nell'abisso: il default finanziario come il 2011, quando dovette arrivare Monti (che sarà pure visto da molti Italiani come il diavolo, ma ci tirò fuori dai disastri del berlusconismo). 
Ecco dove ci ha portato la vittoria elettorale del populismo, dell'estremismo di un avventuriero e di un incompetente. Due buoni solo a fare frittate. Frittate con uova che sono, pero', i soldi, i risparmi degli italiani, i loro stipendi, le pensioni, la sanita' (Fino ad oggi sono svaniti 300 miliardi, bruciati dai loro capricci).

Il Populismo è sempre stato antipopolare e la Storia sta lì a ricordarcelo. Siamo in emergenza e serve il governo subito o il voto subito per avere un governo subito. 
I due farlocchi buoni a nulla ritorneranno sui loro passi? 
Il danno lo hanno già fatto. Nessuno ci restituira' le centinaia di miliardi che in due mesi questi due incompetenti ci sono costati.
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“Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. 
Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.”
Sandro Pertini

Con le immagini ... ... è più facile

Per GIANNELLI il mondo della Politica è "cannibalismo".  Siamo a tre mesi dalle elezioni ed i capi del "populismo", vincitori sulla carta delle elezioni, hanno dimostrato ciò che sono "populisti=parolai", ossia inconcludenti ad affrontare i problemi reali del Paese; gente che scappa dalle responsabilità.

Un politico, di quelli provenienti dalla scuola della prima Repubblica, li ha inchiodati alle proprie responsabilità. Si, li ha fatto cuocere nel proprio brodo. Li ha mostrati dopo tre mesi di  "giocherellare sulla pelle degli italiani" nudi: gente priva del senso dello Stato.

Quella di Giannelli è una lettura della realtà, ovviamente, fra altre.

martedì 29 maggio 2018

I populisti. Urlano e desiderano tornare alle urne pur di non mostrare la loro imperizia a saper governare un Paese dell'Occidente

Una cosa è certa ! In Italia sta diventando difficile recarsi alle urne. L'Italiano medio ha grosse difficoltà a scegliere e a riconoscersi in uno qualunque degli schieramenti in campo.

Chi ha studiato un poco di diritto e di economia difficilmente può riconoscersi nei "populisti" il cui unico scopo è di buttare discredito sulle istituzioni; istituzioni che appartengono a tutti e rappresentano tutti. Il Presidente della Repubblica rappresenta tutti, sia che noi ci collochiamo politicamente a destra, al centro o a sinistra.  La polemica di questi giorni dei due partiti "populisti" appare pretestuosa pure ai ragazzini. Di Maio e Salvini sono bravi a raccogliere voti con la tecnica della demagogia, promettendo il paradiso a tutti ben sapendo che non dispongono delle chiavi d'ingresso al paradiso (i soldi). In molti abbiamo capito che erano alla ricerca di un pretesto per non sedere a Palazzo Chigi. Non ne avevano alcuna intenzione perchè i rapporti di Banca d'Italia ritmicamente ci informano che le casse pubbliche piangono e il debito pubblico ricadrà sui nostri figli, nipoti e pronipoti. Sedendo là, attorno al tavolo d governo, avrebbero deluso chi attende la Flat tax, l'abolizione della Fornero, il reddito di cittadinanza e via dicendo con le bugie del periodo elettorale.

Avendo noi scartato il voto per i populisti vediamo adesso chi ci resta come interlocutore politico.

Non può essere Berlusconi e la sua Forza Italia. Il motivo è semplice lo abbiamo provato più volte e ci aveva promesso di farci tutti ricchi, ricchi come lo è diventato lui. Invece, proprio lui ci portò al quasi fallimento del 2011-2013 con lo spread a quasi 550 punti.
Non può essere l'ex partito proveniente dalla sinistra e poi accomodatosi a destra, il Partito Democratico. Questi ha negli ultimi sette anni governato come mai, dai tempi di Quintino Sella, la stessa destra aveva governato. Ha tolto a chi aveva poco per darlo con retribuzioni faraoniche a chi già aveva tanto, troppo. Non solo: se lo spread in questi giorni sembra impazzito è conseguenza, sicuramente, del gioco portato avanti dai "populisti" di estrema destra che per assumere la responsabilità di governo hanno proposto all'Economia un anti-europeo, ben sapendo che l'Italia fuori dall'euro e dall'Europa sarebbe un paese il cui peso diventerebbe zero, o  meno di zero, e il cui benessere potrebbe poi misurarsi  coi paesi Nord Africani. Ma lo spread  impazzito di questi giorni è responsabilità pure, se non in misura maggiore, del Partito Democratico che da sette anni ha retto le finanze del Paese ed aumentato il debito pubblico.

Allora ?
Allora si spiegano le alte percentuali degli italiani che disertano le urne, degli italiani che stanno lontani dai populisti dell'estrema destra e contemporaneamente dai partiti che hanno mostrato, in questa seconda repubblica,  di non saper guidare il Belpaese: la destra berlusconiana e la destra renziana.

Ci auguriamo che possa sorgere un Partito della Sinistra, quella vera. 

Sicilia senza lavoro. Eppure i giornali ci parlano di corruzioni di politicanti m-i-l-i-o-n-a-r-i-e

Il piano di riparto dei fondi dell'Assessorato al lavoro che autorizza (e quindi ammette al finanziamento) l'esecuzione di una serie di interventi di  pubblica utilità  sul territorio di numerosi comuni dell'isola è già esecutivo.

Si tratta dell'avvenuto finanziamento  di una serie di piccole attività manutentive per sistemare villette, marciapiedi, strade etc. 


Piccola ma utile boccata d'aria per tante realtà familiari e individuali di questa nostra Sicilia sfiduciata ed ormai diffidente nei confronti del mondo politico, ritenuto contesto dei cialtroni piuttosto che sede della buona organizzazione del vivere sciale.


E' già stato pubblicato il piano di riparto dei fondi disponibili e il Comune di Palermo dove la disoccupazione è incommensurabile ha avuto assegnati ben 4milioni di euro, un nulla rispetto alla situazione esistente  capoluogo del'isola. Nel prospetto da no utilizzato non esiste Contessa Entelllina, ma dovrebbe trovarsi in altra documentazione a noi del Blog preclusa.
Da altri prospetti leggiamo che la città di Agrigento ha avuto assegnati €. 400mila, tanti quanto Caltanissetta. I fondi in realtà scarsi in partenza sn stati distribuiti in relazione alla richiesta dei Comuni. In Provincia di  Palermo solamente 25 sindaci hanno avanzato richiesta.

Cosa si potrà fare con questi fondi ?
Si possono aprire dei cantieri di servizio, svolgere attività utili allo svolgimento di piccole opere necessarie per il mantenimento del decoro urbano (manutenzione verde pubblico e segnaletica stradale, spazzamento di vie e piazze e altri piccoli interventi.

I cantieri di lavoro consentono invece di realizzare vere  proprie opere pubbliche a cui posson partecipare i disoccupati. Fin a qualche tempo fa  cantieri di lavoro venivano snobbati dai sindaci. Adesso quasi tutti  Comuni hanno partecipato al riparto dei fondi per i cantieri di lavoro (ad esclusione di una quindicina).
Le graduatorie dei partecipanti ai cantieri di lavoro saranno stilate dai Centri per l'impiego. 

Conclusione:
--Per i cantieri di servizio la Regione ha messo a disposizione dei comuni €. 20milioni
--Per i cantieri di lavoro €. 50milioni (a cui però non possono attingere i Comuni con oltre 150mila abitanti).

Nei prossimi giorni l'Assessorato emetterà i relativi decreti.   

Hanno detto ... ...

Luigi Di Maio, in collegamento con Sky, scorso 18 febbraio: «Carlo Cottarelli ha stilato la lista della spesa che dovrà seguire un governo per prendere soldi dove non servono e metterli dove servono. Il nostro piano di governo ripartirà da lui. Gli altri governi invece di eliminare le spese inutili e i privilegi hanno eliminato Cottarelli». Forse, come hanno scritto alcuni quirinalisti, Sergio Mattarella ha incaricato Cottarelli, così amato dal Movimento, per non dispiacergli troppo. Se è così, una bella ingenuità.  

Lo stesso identico Luigi Di Maio, ieri: «Al ministero volevano Cottarelli del Fondo monetario internazionale che ci ha riempito la testa che dobbiamo distruggere la scuola e tagliare la sanità». Usare gli strumenti della logica non ha più nessuna logica. Pensare a Cottarelli per la ragione che il Movimento parlò bene di Cottarelli è una ragione irragionevole. Andrea Roventini, indicato da Di Maio al ministero dell’Economia prima dell’assunzione celeste di Paolo Savona, confermò: «Si possono fare tagli mirati alla spesa realizzando il piano Cottarelli». Alessandro Di Battista, domenica sera: «Cottarelli è un uomo del Fondo monetario, è la dimostrazione che avevano un piano già pronto». Non si scrivono queste cose col medesimo spirito di Mattarella, ossia con la speranza di cavarne qualcosa. Non se ne caverà nulla. La coerenza non è da un bel po’, o probabilmente da mai, un requisito essenziale per fare strada in politica. 

Anzi, oggi l’incoerenza è più redditizia tanto più è sfrontata. Nessuno sarà chiamato a renderne conto poiché prevale l’avvenenza dell’impudente: l’incoerente di sfuggita, che cerca di svicolare dalle cose fatte e dalle cose dette, sarà travolto dall’incoerente impetuoso, che urla la sua incoerenza e travolge il passato con un cazzotto sul tavolo.  
«Cottarelli è molto bravo, ha una grande esperienza internazionale», disse Silvio Berlusconi un pomeriggio di marzo in conferenza stampa, mentre alla sua sinistra Matteo Salvini approvava. Salvini ieri: «Cottarelli è l’emblema di quei poteri forti per i quali l’Italia o si allinea a certi diktat o non ha diritto di dar seguito alla volontà popolare». Ma che importa? Volete dire a Salvini che era potere forte lui allora, o non è emblema Cottarelli oggi? A che servirebbe? Salvini aveva trascorso mesi a chiedere a Berlusconi un patto antiribaltone dal notaio per impedirgli col bollo, dopo le elezioni, di mollare il centrodestra per fare il governo col Pd. Ecco, dal notaio non sono andati e Salvini ha mollato il centrodestra per fare il governo con Cinque stelle. Tutto buono. Tanto i voti li prendono lo stesso, non scuote nulla in nessuno.  

Però, giusto per divertirci qualche minuto. Di Maio, giovedì: «Della squadra dei ministri se ne occupano il presidente Conte e il presidente Mattarella». Di Maio, domenica: «È inutile, i governi li scelgono sempre gli stessi». Di Maio, ieri: «Mattarella è andato oltre le sue prerogative». Dunque impeachment, messa in stato d’accusa. Prima poteva, dopo non può più. Secondo Salvini, non poteva neanche prima, e siccome Mattarella s’era scocciato e aveva chiesto di piantarla coi diktat, Salvini s’era scusato - è un semplice spiacevole fraintendimento. «Ma quale diktat, piuttosto idee, proposte, suggerimenti...». Era giovedì. Poi è arrivata domenica anche per Salvini. Poteri forti, lobby, banche, sovranità, mancava soltanto «plutocrazie».  

A quel punto Paolo Savona non era più un’idea, una proposta, un suggerimento, era il caposaldo del cambiamento. E ancora Di Maio: «In questo Paese puoi essere un criminale condannato, un condannato per frode fiscale, puoi avere fatto reati contro la Pubblica amministrazione, puoi essere una persona sotto indagine per corruzione e il ministro lo puoi fare, ma se hai criticato l’Europa no». E di nuovo Di Maio: «Un’alternativa a Savona era Armando Siri», e cioè uno che ha patteggiato per bancarotta fraudolenta, e quindi condannati sì o condannati no? È irrilevante. Condannati no o condannati sì, dipende dal giorno, dall’ora. Di Maio lo ha spiegato, ieri, «dobbiamo combattere le bufale, le menzogne, le falsità dei media». Ecco, sarà colpa di media se Alfonso Bonafede (M5S) ha liquidato Cottarelli: «Nemmeno si è presentato alle elezioni». Sapete chi è l’ultimo presidente incaricato che nemmeno si era presentato alle elezioni? Giuseppe Conte. Non è fantastico? E non è fantastico che l’altro totem della coalizione, e cioè il solito Savona, nemmeno fosse eletto e non fosse nemmeno candidato? 

E fantastico e lo è soprattutto perché funziona. Le memoria sono tutte piene, come quelle dei telefonini. Non ci entra più nulla se non lo squillo dell’istante. Ieri mattina i mercati si sono aperti con il calo dello spread, e Salvini ha detto guarda caso, ci fanno fuori e lo spread scende; poi lo spread ha ricominciato a salire e Di Maio ha detto guarda caso, allora è vero che usavano lo spread contro di noi, «ma era una bufala».  

È come quando da ragazzi giocavamo alla schedina e mettevamo 1-X-2, l’unico modo di pigliarci sempre. Soltanto che potevamo farlo una volta sola. Loro possono sempre. E qui ormai siamo alla pesca a strascico. Salvini, dicembre 2017: «Escludo l’appoggio della Lega a un governo Di Maio. Basta vedere Spelacchio a Roma. Dico no al governo Spelacchio». E poi aggiunse (ossignùr) che va bene cambiare idea, ma «il Movimento cambia idea continuamente». Di Maio replicò: «Questa di Salvini è una buona notizia: finalmente vi metterete l’anima in pace su accordi o inciuci tra M5S e Lega». E poi aggiunse (maronna) «noi cambiamo idea? L’ultima volta aveva detto “perché no?”. Ci usa soltanto per fare notizia. Nessun accordo, nessun inciucio». È perfetto così, non è successo niente, mai niente, avanti verso il prossimo Spelacchio. 

L'uomo e la Storia

Col Socialismo si scopre 
il Mondo del Lavoro


All'inizio del Novecento la paga di un bracciante è di una lira nel Nord Italia, meno e molto meno nella Sicilia dei latifondisti. A Vaccarizzo, masseria nel territorio di Contessa si offriva a un "iurnateri" un pezzo di pane e qualcosa ancora (pane, formaggio) da portare a casa, da offrire alla numerosa famiglia.
Il Movimento de Fasci siciliani, prima espressione di ciò che andava modulandosi il Partito Socialista era stato soffocato a colpi di fucilate e di arresti in massa. Da Contessa emigrarono a centinaia le persone ridotte alla fame e terrorizzate dal clima repressivo.

All'inizio del Novecento il Partito Socialista si era organizzato e strutturato sull'intero territorio del Paese e gli scioperi nelle campagne per migliori condizioni diventano frequenti. Pelizza de Volpedo porta a termine il famoso quadro "Il Quarto Stato", la massa di scamiciati, con donne e bambini che avanzano orgogliosamente. 
Dice: "Sento che adesso non è più l'epoca di fare l'arte per l'arte, ma l'arte per l'umanità" . 

E' il liberale Giovanni Giolitti che comincia a capire le esigenze del mondo del lavoro che specialmente nel Nord ormai si ritrovava nelle Leghe della Camera del Lavoro (CGIL) e politicamente nel Psi guidato da Filippo Turati, un riformista.
Caldeggiate dal deputato ed economista Luigi Luzzatti,  viene varata  la legge n 251 del 31 maggio 1903 che istituiva l'Istituto Autonomo Case Popolari.
Nel primo decennio del secolo soprattutto nel Nord, Lombardia in testa, decolla il processo di industrializzazione. A Torino è appena sorta la Fabbrica Italiana Automobili Torino (Fiat). I proprietari sono nove soci, tra i quali il cavaliere Giovanni Agnelli. La prima vettura prodotta è una seicento che ha la velocità massima di 35 km/ora.

Nelle campagne iniziano ad usarsi nuovi fertilizzanti, antiparassitari e soprattutto macchine. Il cambiamento comunque è lento e non uniforme sul territorio nazionale. La mentalità complessiva del Paese è prevalentemente conservatrice. La cultura riformista si radica soprattutto nel Nord dove la coscienza operaia che si alimenta nelle fabbriche assicura la conquista di numerosi municipi ai socialisti soprattutto nelle grandi città.
In quel primo decennio del Novecento serviva sia nelle fabbriche che nelle campagne molta manodopera e prevalevano le famiglie con dieci e più figli.

Il vocabolario delle famiglie, dei circoli nelle piazze di paesi e città si arricchiva di nuovi termini: socialismo, modernismo, sindacalismo e nel mondo della cultura, un pò più tardi,  pure di "futurismo", che si sarebbe presentato col Manifesto sulla rivista Figaro: "Noi vogliamo esaltare il  movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno. Noi vogliamo glorificare la guerra, sola igiene del mondo".

lunedì 28 maggio 2018

Verso il 10 giugno. E' stata avviata in via ufficiale la campagna elettorale, adesso attendiamo l'esposizione di una politica che ci faccia uscire dall'arretratezza

Nella lunga serata di ieri sera, in piazza, i cittadini hanno avuto un primo incontro con coloro che si propongono per la guida del Comune nei prossimi cinque anni. A Contessa ci conosciamo tutti fra di noi, però lo svolgimento della campagna elettorale -con i tradizionali comizi in piazza- è un passaggio tradizionale cui devono sottoporsi gli aspiranti amministratori. E' inevitabile.

Nel tempo andato accanto ai discorsi attendibili delle persone serie si affiancavano i comizi colorati di battute e di movimenti del corpo da parte dell'oratore che -così- intendeva sollecitare l'applauso degli ascoltatori, o meglio della folla.

Oggi gli oratori posseggono tutti un titolo di studio, un diploma di maturità e pure un diploma di laurea e dovrebbe prevalere il ragionare, l'esporre, lo spiegare, il progettare e perchè no ? pure il sognare una Contessa Entellina con strade di accesso all'abitato di "scorrimento veloce" ben mantenute e ben sorvegliate. Si potrebbe sognare una Contessa Entellina dove tutti, proprio tutti, coloro che sono in età lavorativa posseggano un impiego, una azienda, una occupazione.

Abbiamo detto "sognare". In realtà si tratta di "d-i-r-i-t-t-i" e la Costituzione queste mete le offre a tutti. Da noi, dal post-ricostruzione dal terremoto '68, assistiamo ad un flusso continuo di gente che lascia le case nuove (ricostruite) e parte in giro per il mondo a cercare lavoro. Tutto ciò mentre Mamma Regione vive nella corruzione senza fine e senza dignità (i tre ultimi Presidenti sono finiti sotto indagini e due già condannati).

Ieri sera, nella nostra Piazza Umberto, ci si è attardati a presentare uno per uno i candidati dell'una e dell'altra lista.  Lo stile e la modalità sono stati diversi ma il fine era di mostrare professionalità ed esperienze utili a ben gestire un bilancio comunale di poche decine di migliaia di euro di disponibilità e molti disavanzi da ripianare.
Certo Anna Fucarino e qualche altro ha accennato, di sfuggita, ai Bandi europei etc. ma -ci è parso- che nessuno ha veramente preso di petto lo stato di zona arretrata sotto il profilo della prospettiva e del futuro dei nostri -ormai pochi- giovani.
Sarà perchè conoscono i rispettivi partiti di riferimento che da anni ed anni, più di un ventennio, governano la Sicilia e sanno -appunto- che il bene dell'isola non è al primo posto di Mamma Regione.

L'augurio è che la grave situazione in cui versa il nostro paese sia meglio capita e meglio affrontata con determinazione e con sufficiente analisi. Non basta dire che l'Azienda agricola x e quella y si sono creato spazio tramite l'iniziativa z.  Il problema non è affidabile alle buone intenzioni. Il problema dell'interno dell'isola è   p-o-l-i-t-i-c-o.

Dissero ... ...

"I programmi hanno un valore semplicemente folkloristico, sono parole, promesse, poi la Storia dimostra che nessuno rispetta mai i propri programmi ..." 
Karl Emil Maximilian Weber 
Erfurt, 21 aprile 1864 – Monaco di Baviera, 14 giugno 1920
 è stato un sociologo, filosofo, economista e storico tedesco.
Padre fondatore dello studio moderno della sociologia e della pubblica amministrazione. 


Hanno detto ... ...

La crisi della 
Repubblica italiana

PAOLO FLORES D'ARCAS, filosofo, pubblicista e ricercatore universitario, direttore della rivista MicroMega

"Esula dai poteri del Presidente della Repubblica sindacare sulle opinioni politiche dei candidati ai singoli ministeri"

LUIGI MARATTIN, deputato pd
Il fatto che - per fare un comunicato di presunta (molto presunta) rassicurazione che stava aspettando mezzo mondo - Savona non abbia usato agenzie o quotidiani ma un blog di ignobili cialtroni che sputano letame su tutti, fornisce una reale misura di come siamo messi.

CARLO COTTARELLI, economista, convocato da Mattarella
Ogni futuribile governo dovrebbe approfittare della congiuntura relativamente positiva – tra crescita, anche se poco esaltante, e tassi bassi – per cominciare ad aggiustare i conti pubblici; altrimenti, non appena la crescita si dovesse interrompere, il Paese finirebbe sotto attacco e con tutta probabilità sarebbe costretto a fare sacrifici in un contesto estremamente sfavorevole. 
«Sarei orgoglioso di servire il mio Paese. Il problema è: per fare che cosa? Non per creare più debito»

LUCIANO FONTANA, direttore del Corriere della Sera

Non è la prima volta che un capo dello Stato chiede ai partiti un cambiamento di un ministro, mai però è accaduto quello che è andato in scena nei giorni scorsi.

C’è qualcosa di incomprensibile nella vicenda che ha portato il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte alla rinuncia. Una sfida al rispetto istituzionale che si deve al presidente della Repubblica, al buon senso politico, ai timori crescenti per i rischi economici e finanziari che il Paese può correre. Aver fatto saltare tutto dopo ottantaquattro lunghissimi giorni, tornare alle elezioni in autunno prolungando a dismisura la crisi italiana ha il senso di una grave sconfitta.
I due vincitori del 4 marzo, Movimento Cinque Stelle e Lega, non possono accusare che se stessi per il fallimento. Hanno avuto tutto il tempo di stendere un «contratto» pieno di provvedimenti di cui non si conoscevano le fonti di finanziamento. Di sottoporlo ai loro elettori tramite la Rete e i gazebo. Di litigare su chi, tra Salvini e Di Maio, dovesse ottenere l’incarico. Di tirare fuori dal cilindro, visti i veti reciproci, Giuseppe Conte: un candidato premier sconosciuto, senza esperienza politica e amministrativa, riducendo così la figura del presidente del Consiglio a un «esecutore» dell’accordo privo di quei compiti di guida e di coordinamento dell’azione di governo che la Costituzione gli assegna. Un’escalation culminata con l’indicazione al ministero dell’Economia, il più delicato vista l’enormità del nostro debito pubblico, di uno stimato professore, Paolo Savona, sostenitore della possibilità di uscire dall’euro, un tema mai sottoposto ai cittadini in campagna elettorale.
Tutto questo mentre lo spread tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi (un concetto non astratto ma molto concreto per la vita dei cittadini, perché misura quanto dobbiamo pagare per finanziare il nostro debito e quanto di conseguenza cittadini e imprese per ottenere prestiti e mutui) balzava da 130 a 215 punti. Il presidente della Repubblica, esercitando i poteri previsti dalla Costituzione, ha chiesto ai due partiti di indicare una figura più adatta a rappresentarci nelle delicate partite economiche che dovremo affrontare. Una personalità che soprattutto cancellasse il sospetto che l’Italia non volesse onorare i propri debiti e puntasse al crollo dell’intera costruzione europea. Una scelta utile anche a contrastare la volgare e ingiusta campagna dei media tedeschi contro il nostro Paese, a dimostrare che abbiamo tutto il diritto di affermare che l’Europa deve voltare pagina.
Non è la prima volta che un capo dello Stato chiede ai partiti un cambiamento di un ministro, mai però è accaduto quello che è andato in scena nei giorni scorsi. Una sfida arrogante, senza mezzi termini, volta a umiliare la più alta figura della Repubblica in nome di un’investitura popolare ( se vogliamo essere esatti, in realtà di metà dei votanti italiani) che darebbe diritto a tutto, anche al disprezzo istituzionale, anche alla contrapposizione feroce e insensata. Perché, ad esempio, non poteva essere scelto come ministro dell’Economia il numero due della Lega Giancarlo Giorgetti?
La sensazione è che, invece di ragionare seriamente sulla formazione del governo, Matteo Salvini , e in scia anche Luigi Di Maio, fossero impegnati a preparare la nuova campagna elettorale, a creare l’occasione per sfilarsi da un accordo fragile e rischioso, pieno di promesse impossibili. Meglio tornare a fare la cosa che riesce loro più congeniale, agitare le piazze e scatenare campagne sulla Rete avendo trovato anche un nuovo obiettivo: il Presidente della Repubblica. Comprensivi e gentili nei colloqui al Quirinale, un istante dopo pronti a richieste surreali, per non dire eversive, come l’impeachment del capo dello Stato da parte del Movimento Cinque Stelle.
I giorni che ci attendono saranno pesanti. Tutti i partiti dovrebbero recuperare un minimo di senso di responsabilità. Ci sono questioni economiche urgenti da affrontare e una legge elettorale da modificare per evitare che le elezioni anticipate riproducano la situazione paralizzante del 4 marzo. In fondo lo devono a tutti gli italiani che assistono smarriti.