domenica 7 dicembre 2014

Il Vangelo alla luce dei fatti di ogni giorno

LUCA
13, 10-17

DONNA, SEI STATA SLEGATA DALLA TUA INFERMITÀ


10 Ora egli stava ammaestrando  in una delle sinagoghe  di sabato. 11 Ed ecco una donna, che aveva uno spirito d’infermità  da diciotto anni ed era incurvata e non poteva alzarsi del tutto.  12 Ora, vistala, Gesù la chiamò  e le disse: Donna, sei stata slegata  dalla tua infermità! 13 E le impose le mani e all’improvviso si drizzò su e glorificava Dio. 14 Ora, rispondendo, l’arcisinagogo,  indignandosi perché Gesù aveva curato di sabato,  diceva alla folla: Sei sono i giorni in cui bisogna lavorare;  in quei giorni dunque  venite a farvi curare  e non nel giorno  di sabato.  15 Ora gli rispose il Signore  e disse: Ipocriti! Ciascuno di voi il sabato non slega il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia e lo porta a bere? 16 Ora costei, che è figlia d’Abramo, che il Satana legò, ecco da diciotto anni, non bisognava che fosse slegata da questo legame il giorno di sabato? 17 E mentre egli diceva questo, si vergognavano tutti i suoi oppositori  e tutta la folla gioiva  di tutte le cose gloriose  che provenivano da lui.

TESTO ARBERESHE
Nd’atë mot, Jisui në një të shtunë ish tue mesuar te një sinagogë. E, njo, ish një grua çë kish shpirt sëmundje nga tetëmbëdhjetë vjet, dhe ish e kërrusur e s’mund ngrëhej dreq. Si e pa Jisui, e thërriti e i tha: Grua, je e shëruar nga sëmundja jote; dhe vu duart mbi atë, e ajo gjithënjëherje u drejtua dhe lavdëronej Perëndinë. Po Kryetari i sinagogës u përgjegj me zëmërim se Jisui e shëroi në të shtunën, e i thoj gjindjes: Janë gjashtë ditë në të cilat duhet të shërbeni, prandaj ndër këto ejani të shëroheni e jo tek dita e së shtunës. U përgjegj prandaj Zoti atij e i tha: Ipokrìt, nganjë ndër ju të shtunën nëng e zgjidhën kaun e tij ose gajdhurin nga grazhdi dhe e qellën t’e potisënj? Po këtë bilë t’Avraàmit, të cilën Satàni po e lidhi çë prej tetëmbëdhjetë vjetsh, nëng duhej zgjidhur ka kjo lidhje tek dita e së shtunës? E si tha kështu, gjithë kundërshtarët e tij kishin turp. Po gjindja kish haré për të gjithë punët e lavdishme çë bëheshin nga Aì. 
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Testo del Vangelo di Luca proclamat in questa domenica nelle Chiese di rito bizantino

Stando alla Bibbia il settimo giorno segue quelli dell’impegno, del lavoro e della fatica e serve per riposare e gustare i benefici dell’opera compiuta. 
Per chi è credente -inoltre- l'uomo è già nel settimo giorno, quello dell'avvenuta ed eterna  "salvezza", grazie alla redenzione operata dal Crocifisso.

Il sabato ogni uomo incurvato, dopo avere nei giorni precedenti osservato le cose terrene ed il vivere per esse può innalzare lo sguardo per meditare, riflettere e tentare di capire.
Tutto è stato compiuto nei giorni trascorsi ! Oggi tutti viviamo nel settimo giorno.
E' tempo quindi di drizzarsi su se stessi è guardare, contemplare quanto ci sta attorno. 
Capire la storia significa leggere in essa in cosa consista la salvezza operata da Cristo e dal Cristianesimo. 

Chi vede così la vicenda umana, guarisce, gioisce e glorifica –proprio come la donna e la folla del brano evangelico-.  Chi invece la vede con altri occhi, resta, continua a restare ripiegato su di sé, si adira per l’andamento delle vicende di questo nostro mondo e si vergogna, come l’arcisinagogo e i suoi oppositori.
Il male, le ruberie dei politici italiani, il malgoverno e l’incompetenza di chi ci governa persistono ancora, però nell’ottica cristiana, questi loro misfatti, sopraffazioni e cattiverie richiamano la prigionia di un uccello in gabbia, che non esce anche se la porta è aperta. I nostri ladroni-politicanti sono da compiangere perchè non sanno che esistono forme di vivere più soddisfacenti che fare i "mascalzoni".
La nostra consuetudine umana (terrestre) che promana dal Potere, dal Possesso, e dall’Autoaffermazione personale, così familiare e temuta, ci tiene ancora ripiegati su di noi.

La paura, compresa quella delle cose immaginarie, produce nell’essere umano un male reale. È come la vertigine: ci risucchia e ci fa fare ciò che paventiamo.
Non ci accorgiamo che la porta della gabbia è aperta.

Gli uomini curvati sono quelli  attaccati alla roba, che ignorano il dono dell’armonia e della bontà di vivere con gli altri e per gli altri. Gli uomini curvati sono quelli che i telegiornali di queste ore ci additano nello scandalo romano: politici che dovrebbero dare se stessi al servizio della Nazione e che invece approfittano del Potere per impossessarsi dei beni comuni e ritenere che possedendo appaiono importanti, rilevanti, splendenti.
Non sanno di essere incurvati verso il basso, di suscitare solo pietà e commiserazione. Poveri ladroni !!

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