Nel 1990 la Chiesa cattolica riceveva 200 milioni di lire
dall'8 per mille, ossia da quell'importo che i contribuenti destinano, quando firmano il
730.
Quest'anno che si avvia a concludersi, sempre la Chiesa
Cattolica, è arrivata a toccare vette oltre il miliardo di euro.
In questo contesto la Corte dei Conti ritiene che si sia
perso il controllo del fenomeno.
Secondo i magistrati della Corte dei Conti “è opportuna una
rinegoziazione” del sistema introdotto nel 1985 che risulta “opaco, senza
controlli, senza informazione per i cittadini, discriminante dal punto di vista
della pluralità religiosa” e i cui fondi – nonostante la congiuntura di consistente
riduzione della spesa pubblica – si sono incrementati in modo considerevole e
costante".
Secondo quanto messo alla luce dalla Corte, i contributi alle
confessioni risultano ingenti, “tali da non avere riscontro in altre realtà
europee, avendo superato ampiamente il miliardo di euro per anno”.
Inoltre, i
magistrati contabili hanno rilevato la mancanza di trasparenza poiché “sul sito
web della Presidenza del Consiglio dei Ministri, non vengono -infatti- riportate
le attribuzioni alle confessioni, né la destinazione che queste danno alle
somme ricevute”.
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