LUCA
16, 16,31
ORA QUI LUI E' CONSOLATO, TU INVECE TRAVAGLIATO
Ora c’era un uomo ricco e vestiva porpora e bisso, facendo festa ogni giorno splendidamente. 20 Ora un povero, di nome Lazzaro, era gettato davanti alla sua porta, piagato 21 e desideroso di saziarsi di ciò che cadeva dalla tavola del ricco. Ma anche i cani, venendo, leccavano le sue piaghe! 22Ora avvenne che il povero morì e fu portato via dagli angeli nel seno di Abramo. Ora morì anche il ricco e fu sepolto. 23 E nell’Ade, alzati i suoi occhi, essendo nelle prove, vede Abramo da lontano e Lazzaro nel suo seno; 24 e costui, gridando, disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e invia Lazzaro, perché immerga la punta del suo dito nell’acqua e rinfreschi la mia lingua, perché sono travagliato in questa fiamma. 25Ora Abramo disse: Figlio, ricordati che tu ricevesti i tuoi beni nella tua vita e Lazzaro similmente i mali. Ma ora qui lui è consolato, tu invece travagliato. 26 E inoltre, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso, così che quanti vogliono non possono passare da qui a voi né traversare da lì a noi. 27Ora Abramo disse: Ora disse: Ti domando allora, padre, che lo invii alla casa di mio padre 28poiché ho cinque fratelli, così che li scongiuri perché anch’essi non vengano in questo luogo di prova. 29 Ora dice Abramo: Hanno Mosè e i profeti: ascoltino quelli! 30 Ma quegli disse: No, padre Abramo; ma se qualcuno dai morti può andare da loro, si convertiranno. 31Ora gli disse: Se non ascoltano Mosè e i profeti, neanche se uno si levasse dai morti saranno persuasi.
TESTO ARBERESHE: Tha Zoti: Ish një njerì i bëgatë e veshej
me pùrpur e me bis, tue gëzuar nga dita me madhështì. Ish edhe një i varfër, me ëmër Lazar, çë rrij i shtënë
pranë derës së tij plotë me lavoma dhe
dëshironej të ndëndej me thërrimat çë bijin nga tryesa e të bëgatit; po edhe
qentë vijin e lëpijin lavomat e tij. E
ndodhi se vdiq i varfri e qe qellur nga
ëngjlit te gjiri i Avraamit: vdiq dhe i bëgati
e qe kallur ndë varrt. Dhe ka Pisa ku ndodhej ndër pësime ngrëjtur sytë e tij sheh Avraàmin
prej së llargu dhe Lazarin te gjiri i
tij. Dhe aì tue thërritur, tha: “At
Avraam, kij lipisi për mua, e dërgo Lazarin të ngjyenj malën e gjishtit të tij me ujë dhe të
më ftohënj gjuhën time, sepse pësonjë
ndë këtë flakë zjarri”. Tha Avraami:
“Bir, kujtohu se ti pate të mirat e tua te jeta jote, edhe Lazari gjithashtu të ligat. Nani
prandaj ky prëhet e ti mundohe. Edhe mbi
të gjitha këto, ndë mest neve edhe juve
është vënë një hon i madh, ashtu çë ata çë
duan të shkojnë nga na tek ju nuk mundjen, as ata aty të shkojnë tek na”. Dhe ai u përgjegj: “Po
të lutem, o Tatë, të dërgosh atë te
shpia e tatës tim, sepse unë kam pesë
vëllezër, ashtu çë t’i bënjë dëshmì atyre, se të mos të vijnë edhe ata te ki vend pësimi”. I thot
atij Avraàmi: “Kanë Mojsenë edhe
Profitët, le të gjegjiën ata”. Po ai tha:
“Jo, o Atë Avraàm, sepse ndëse një nga të vdekurit vaftë ndër ata, do të pendohen”. Dhe i tha
atij Avraami: “Ndëse nuk dëgjojnë
Mojsenë e Profitët, edhe ndëse ndonjerì
ngjallet nga të vdekurit s’i kanë besë.”
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Il brano dell'Evangelo di Luca è stato proclamato oggi nelle Chiese di rito bizantino
Questo testo viene classificato come parabola. Eppure rappresenta la vera storia umana, la vera storia del mondo vista con occhi giusti.
Possiamo allora dire che e' una parabola che rivela il senso della storia, perché la storia dell’uomo, da che mondo è mondo, è che c’è sempre il ricco e il povero e che è storia che tutti -ricchi e poveri- prima o dopo moriamo.
A cosa serve essere vissuti, se si deve morire ?
Se siamo vissuti a scavare sempre più profondamente l’abisso tra il ricco e il povero (come sta accadendo negli ultimi 20 anni di liberismo dominante nel pianeta) e quindi nel non vivere la fraternità fra gli esseri umana, allora tutta la vita è stata sperperata ed e' da ritenerla perduta.
Se invece la nostra vita è stata spesa a stabilire condizioni di eguaglianza o di tendenziale eguaglianza e di fraternità con gli sfortunati, con gli immigrati, a gettare il ponte verso chi ha bisogno, ecco che allora ci viene offerto di comprendere il senso nuovo della storia, ossia che è il povero a salvare il ricco !
Il credente cristiano sa, infatti, che Gesu' ci ha salvato con la sua poverta'; ed ancora oggi la storia va avanti su questi presupposti.
Si potrebbero trarre molti spunti dal brano, ma riteniamo di avere gia' delimitato il senso piu' vero.
Vogliamo pero' cogliere ancora un aspetto, vero duemila anni fa' ed ancora piu' vero oggi.
San Luca era un pittore ed ecco come ci presenta il ricco epulone:
"c’era un uomo ricco"; nel racconto costui non ha nome, il nome non risulta importante ai fini della parabola, è importante invece il vestito e poi cosa fa, questo ricco ?
È vestito così .... "di porpora e bisso".
In buona sostanza non e' un uomo, un uomo vero, di lui cio' che interessa non e' il nome, l'identita', ma ... la porpora e il bisso.
Egli non mangia, no ... fa festa, si gode la vita, ogni giorno ai danni di chi ha fame.
Per Luca quanto tratteggiato e' simbolo del potere. Per l'evangelista costui non e' un uomo (ecco perche' non ha un nome, al contrario del povero -Lazzaro-).
Gli altri esseri umani al ricco, al Potere, servono per consentirgli di vivere vestito di porpora e bisso e per far festa, pur sapendo che alla sua porta c'e' sempre il povero defraudato (oggi diremmo il disoccupato, il precario, l'esuberato ...).
La cecita' non consente a chi veste poporora e fa festa di percepisce che il povero e' l'unica sua salvezza.
Questa da sempre e' la storia del mondo.
Esistono queste persone e accadono questi eventi e ancora oggi li ritroviamo sui giornali: si continua a rubare i poveri, non sapendo che sono essi (i poveri) coloro che dispongono della possibilità di dare la salvezza.
E' ovvio (osservando le vicende italiane dei nostri giorni) che i vari politicanti -che si servono della nazione per arricchirsi- non meritano di avere un nome; di loro ci restera' nella memoria lo sfoggio della ricchezza, i festini, e le bravate.
Non ci resterà il nome dei veri uomini, perchè veri uomini non sono.
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Il brano dell'Evangelo di Luca è stato proclamato oggi nelle Chiese di rito bizantino
Questo testo viene classificato come parabola. Eppure rappresenta la vera storia umana, la vera storia del mondo vista con occhi giusti.
Possiamo allora dire che e' una parabola che rivela il senso della storia, perché la storia dell’uomo, da che mondo è mondo, è che c’è sempre il ricco e il povero e che è storia che tutti -ricchi e poveri- prima o dopo moriamo.
A cosa serve essere vissuti, se si deve morire ?
Se siamo vissuti a scavare sempre più profondamente l’abisso tra il ricco e il povero (come sta accadendo negli ultimi 20 anni di liberismo dominante nel pianeta) e quindi nel non vivere la fraternità fra gli esseri umana, allora tutta la vita è stata sperperata ed e' da ritenerla perduta.
Se invece la nostra vita è stata spesa a stabilire condizioni di eguaglianza o di tendenziale eguaglianza e di fraternità con gli sfortunati, con gli immigrati, a gettare il ponte verso chi ha bisogno, ecco che allora ci viene offerto di comprendere il senso nuovo della storia, ossia che è il povero a salvare il ricco !
Il credente cristiano sa, infatti, che Gesu' ci ha salvato con la sua poverta'; ed ancora oggi la storia va avanti su questi presupposti.
Si potrebbero trarre molti spunti dal brano, ma riteniamo di avere gia' delimitato il senso piu' vero.
Vogliamo pero' cogliere ancora un aspetto, vero duemila anni fa' ed ancora piu' vero oggi.
San Luca era un pittore ed ecco come ci presenta il ricco epulone:
"c’era un uomo ricco"; nel racconto costui non ha nome, il nome non risulta importante ai fini della parabola, è importante invece il vestito e poi cosa fa, questo ricco ?
È vestito così .... "di porpora e bisso".
In buona sostanza non e' un uomo, un uomo vero, di lui cio' che interessa non e' il nome, l'identita', ma ... la porpora e il bisso.
Egli non mangia, no ... fa festa, si gode la vita, ogni giorno ai danni di chi ha fame.
Per Luca quanto tratteggiato e' simbolo del potere. Per l'evangelista costui non e' un uomo (ecco perche' non ha un nome, al contrario del povero -Lazzaro-).
Gli altri esseri umani al ricco, al Potere, servono per consentirgli di vivere vestito di porpora e bisso e per far festa, pur sapendo che alla sua porta c'e' sempre il povero defraudato (oggi diremmo il disoccupato, il precario, l'esuberato ...).
La cecita' non consente a chi veste poporora e fa festa di percepisce che il povero e' l'unica sua salvezza.
Questa da sempre e' la storia del mondo.
Esistono queste persone e accadono questi eventi e ancora oggi li ritroviamo sui giornali: si continua a rubare i poveri, non sapendo che sono essi (i poveri) coloro che dispongono della possibilità di dare la salvezza.
E' ovvio (osservando le vicende italiane dei nostri giorni) che i vari politicanti -che si servono della nazione per arricchirsi- non meritano di avere un nome; di loro ci restera' nella memoria lo sfoggio della ricchezza, i festini, e le bravate.
Non ci resterà il nome dei veri uomini, perchè veri uomini non sono.
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