domenica 2 novembre 2014

Commemorazione dei defunti: riflessioni, considerazioni, simboli, notizie ... .... di Calogero Raviotta

Alcuni anni fa,  in un quotidiano ho letto la frase "I morti vivono nel ricordo dei vivi", che ho memorizzato e che mi torna in mente, quando vado al cimitero, quando ho notizia della morte di qualcuno che conosco, quando si parla di qualcuno che ci ha lasciato per sempre. Nel blog del 26 marzo 2014 "Il culto dei morti a Contessa Entellina ieri e oggi" ho già riportato un testo che riporta delle riflessioni sui defunti in generale e su "tradizioni, arte, confraternite, cimitero, canti,…."     di Contessa in particolare. Di seguito invece riporterò delle riflessioni particolari maturate durante le visite al cimitero, in particolare durante la commemorazione dei defunti, mentre osservo quanto mi circonda, mentre passo per i viali o mi fermo ad osservare cappelle, loculi, monumenti, ecc.
Quanti conservano vivo il ricordo dei morti, sia per motivazioni religiose che affettive, durante l'anno vanno abitualmente a visitare i cimiteri, sostando davanti ai sepolcri per deporre un fiore o per un breve e silenzioso "dialogo" coi defunti. Altri vanno raramente al cimitero, perché si ricordano dei morti solamente il due novembre o in occasione del funerale di un parente, di un amico, di un conoscente.
(Foto di Calogero Raviotta, 1985)
Nell'annuale commemorazione dei defunti (2 novembre nel rito romano e ambrosiano, sabato di Pentecoste e sabato della Domenica di Carnevale nel rito bizantino), si rinnova ogni anno il grande afflusso di visitatori nei cimiteri, che sono visitati sia da privati cittadini e fedeli sia per le onoranze funebri collettive (corteo di fedeli accompagnati dal clero, presenza di confraternite e autorità locali). In tale occasione quasi tutte le tombe sono ornate di fiori e ben curate, anche quelle senza data e senza nome, e su alcuni sepolcri arde anche la fiamma di un lumino di cera, accanto alla piccola lampada elettrica perennemente accesa. Le due ricorrenze liturgiche cristiane sono significativamente legate ad antichissime tradizioni, sorte nei primi secoli del cristianesimo attorno alla festa di Pentecoste. Ancor oggi tutte le chiese di rito bizantino ricordano i defunti il Sabato di Pentecoste, mentre la festa di tutti i Santi è celebrata la domenica dopo Pentecoste. La festa di tutti i Santi e la Commemorazione dei defunti, dal X secolo, in quasi tutta la chiesa d'Occidente vengono celebrate nelle date rimaste invariate fino ad oggi, sia nel rito romano che nel rito ambrosiano. Sostando davanti alle tombe di parenti e amici defunti o passando per i viali si ha l'occasione di conoscere e di "scoprire" tanti aspetti particolari del cimitero, che solitamente sfuggono nelle rare visite occasionali:
*   lucerne e vasi di fiori di varie dimensioni, forma, materiale;
*   rari epitaffi (pochissime le dediche o le trascrizioni di parole tratte da libri sacri);
*   cognomi che indicano l'origine geografica dei defunti (prevalentemente citta e regioni d'Italia);
*   date che evidenziano come la morte purtroppo non ha riguardo per l'età;
*   fotografie, anche a colori, vecchie e nuove, quasi tutte del solito formato usato per documenti di
     riconoscimento, anche se non manca qualche fotografia originale;
*   simboli presenti sulla maggior parte delle lapidi.
Ogni simbolo che orna un tomba esprime un aspetto della personalità del defunto (cose care, hobby, ideali,…) interpretato dalle persone, che gli sono state vicine e che hanno voluto rispettare i suoi sentimenti e la sua volontà. Le vecchie lapidi hanno quasi tutte un simbolo cristiano, mentre sui sepolcri più recenti, comincia a notarsi, anche se raramente, l'assenza di simboli religiosi. A Contessa non sono finora  presenti simboli di altre religioni (ebraica, islamica, buddista, ecc.). Sono assenti anche iscrizioni in lingua straniera. Rare le lapidi che riportano una iscrizione arbëresh o in lingua greca liturgica. Presente in alcune lapidi la consueta parola latina "Requiem".
I simboli religiosi più frequentemente riportati sulle lapidi sono: croce semplice in (marmo, in metallo, incisa sulla lapide,…), immagine del Cristo risorto (mosaico, bassorilievo, incisione,…), Cristo deposto dalla croce, immagini della Madonna, volto di Gesù, della Madonna, di S. Giuseppe e di altri santi, cui il defunto era particolarmente devoto (sant'Antonio, San Pio, angeli con o senza tromba, ecc.). rari i simboli di ispirazione non religiosa (paesaggi, animali, ecc.). Nelle lapidi dei pochi bambini defunti sono frequenti le immagini della madonna col bambino in braccio, angioletti, bamboline, ecc.
Possono risultare utili, per completare quanto sopra esposto, riportare di seguito alcune previ notizie sul culto dei morti a Contessa e riguardanti, confraternite, cimitero, opere d'arte, chiese, ecc.
A Contessa sono operanti da alcuni secoli alcune Confraternite costituite con scopi religiosi e di solidarietà e  per sostenere le spese connesse al funerale ed alla tumulazione.
Tali associazioni, costituite nell'ambito delle parrocchie, sono:
- Congregazione della Madonna della Favara (Parrocchia latina), costituita nel 1882;
- Congregazione di S. Giuseppe (Parrocchia greca), costituita nel 1923;
- Congregazione dell'Immacolata (Parrocchia greca), costituita nel 1920.
Ogni Congregazione ha la sua cappella nel cimitero e provvede anche alla costruzione ed alla manutenzione dei loculi riservati ai soci defunti.
Attualmente anche la "Società di Istruzione e Beneficenza" (nota come cappella Mulè) ha una cappella con loculi nel cimitero di Contessa Entellina.
Ogni Congregazione mette gratuitamente a disposizione dei soci defunti un loculo e dà un contributo una tantum per le spese funebri (servizi religiosi e costo della bara).
Dal resoconto delle visite pastorali, effettuate a Contessa dal vescovo di Agrigento, risultano nel 1600 operanti la Congregazione del Santissimo Sacramento e la Congregazione della Madonna della Favara, cui era affidata la chiesetta costruita per custodire l'immagine della Madonna (mosaico portatile) trovata nelle vicinanze della fontana Favara, cappella dal vescovo di Girgenti destinata nel 1698 a sede provvisoria della nuova parrocchia, istituita per i fedeli di rito romano. L'attuale congregazione della Madonna della Favara non ha nessun legame di continuità con la Confraternita dotata di statuto nel 1603 con decreto del vescovo di Agrigento.
Entrando nelle nostre chiese a Contessa, ancor oggi  é possibile trovare delle lapidi sepolcrali nelle pareti, mentre quelle del pavimento sono state rimosse a seguito dei lavori di restauro effettuati dopo il terremoto del 1968.
Queste lapidi testimoniano che i morti erano seppelliti una volta nelle chiese, o nei cimiteri attigui. Dal secolo scorso invece, per motivi sanitari, i morti devono essere seppelliti nei cimiteri, costruiti fuori dai centri abitati. 
A Contessa emerge la necessità di costruire il cimitero in occasione delle epidemie  del 1837, del 1856 e del 1867, quando i morti di colera  vengono  seppelliti nella chiesa rurale dell’Odigitria.
Il Comune progetta già nel 1840 di costruire il cimitero, cui però non è  dato alcun seguito. Tale proposito emerge ancora negli anni 1846 e 1867, ma il cimitero è realizzato nei  decenni successivi ed ampliato nel 1929: tale anno é riportato su una targa di marmo apposta sul muro d’ingresso del cimitero (guardando il cancello, in alto a sinistra).
La tumulazione di defunti in luoghi diversi dal cimitero oggi, secondo il Regolamento di polizia mortuaria, deve  essere espressamente autorizzata dal Ministero della Sanità, su documentata istanza, per meriti particolari religiosi, sociali, culturali, ecc. del defunto. 
A Contessa é stata concessa l’autorizzazione per una tumulazione speciale: l’urna con i resti mortali di mons. Giuseppe Schirò  nel 1995  dalla cappella di S. Giuseppe del  cimitero è stata trasferita e collocata in una nicchia della cappella del Lume della chiesa parrocchiale “SS. Annunziata e S. Nicolò”.
La tumulazione dei defunti nel secolo scorso provoca una vivace contestazione tra Amministrazione comunale e clero di rito greco negli anni 1875 e 1876. In sintesi questi i fatti essenziali.
Il Sindaco pro-tempore (dott. Salvagio) il 9 gennaio 1976 aveva fatto adottare dal Consiglio Comunale, composto da una maggioranza di membri di rito latino, una delibera con la quale si autorizzava un’azione giudiziaria contro il clero di rito greco per reintegrare il Comune di Contessa nel possesso della chiesa rurale dell’Odigitria.
Il clero di rito greco (Papas Domenico Musacchia parroco, papas Angelo Clesi, papas Calogero Schirò, papas Filippo Lo Jacono, papas Giuseppe Schirò di Ignazio, papas Giuseppe Schirò di Antonino, papas Giovanni Carlisi) il 12 gennaio 1876 presentano, contro tale deliberazione, una protesta al Sotto Prefetto del Circondario di Corleone. La questione si conclude con un volontario accordo  tra le parti: la chiesa rimane di proprietà del clero di rito greco, che da la propria disponibilità a farvi seppellire i defunti di rito latino morti di colera.
Il 4 novembre é il giorno dedicato ai caduti per la Patria, ed in loro ricordo in tutti i comuni sono stati costruiti dei monumenti. A Contessa due lapidi sono dedicate ai caduti e sono fissate sulla facciata della chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, ai lati del portone di accesso.
Non essendo più il 4 novembre considerato giorno festivo, le funzioni religiose e le celebrazioni civili per i caduti e per i combattenti vengono svolte nella domenica più vicina a tale data.

A Contessa, nella contrada Giarrusso, ai contessioti morti in guerra é dedicata la “Villa dei caduti”, all’interno della quale si trova una cappella dedicata a S. Giuseppe, davanti alla quale è posta una lapide con i nomi dei caduti della prima e della seconda guerra mondiale.
Calogero Raviotta

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