mercoledì 3 ottobre 2012

I governanti del paese non sono sempre stati "ladroni"

Ci fu un periodo in cui lo Stato era ben organizzato e non c'era spazio per i "ladri"
In questi giorni si celebrano i 150 anni dall'istituzione della Corte dei Conti.  Il discorso innaugurale lo tenne Quintino Sella, ministro delle Finanze, che fra l'altro ebbe a dire: " La creazione di questa Corte è una delle più provvide e sapienti deliberazioni che la Nazione debba al suo Parlamento".
Proseguì: " ... E' vostro compito il vegliare a che il Potere esecutivo non mai violi la legge; e ove un fatto avvenga il quale al vostro alto discernimento paia ad essa contrario è vostro debito di darne contezza al Parlamento".
 
Oggi i nostri politicanti hanno eliminato il controllo della Corte dei Conti proprio dai posti dove si ruba. Nel Consiglio Regionale del Lazio ed in quelli delle altre diciannove regioni nessuno, ed a maggior ragione la Corte dei Conti, può controllare o mettere naso.
Lì ladroni senza ritegno possono rubare e se questa circostanza viene a galla non è perchè un politicante ha un sussulto di dignità. No, le ruberie vengono a galla se c'è qualcuno che non rispetta le ripartizioni prestabilite del bottino.
 
Eppure in alcuni momentoi della Storia d'Italia è esistita una classe politica che si è dedicata a curare gli interessi generali, il bene comune. Era lontanissimo dai pensieri di un Quintino Sella
-lucrare sulle missioni,
-violare l'esito di un referendum con cui il corpo elettorale si pronunciava contro il finanziamento pubblico dei partiti,
-concedere "rimborsi elettorali" per organizzazioni politiche che risultano estinte (caso Margherita, in casa Pd),
-farsi comprare le case  dai corruttori,
-farsi pagare le vacanze,
-eludere i controlli delle ingenti risorse pubbliche gestite dalle società partecipate che finiscono in tangenti,
 
Oggi il potere pubblico è transitato dalle mani degli uomini di "passione", che amavano dedicarsi alla comunità a personaggi che con la "comunità" vogliono campare, arricchirsi, rubare.
Un politico che oggi facesse e mostrasse interesse verso la cosa pubblica non verrebbe preso sul serio e sarebbe immediatamente emarginato perchè estraneo al "modus vivendi".
 
La Corte dei Conti, voluta da Quintino Sella, esiste ancora oggi ma ha un ruolo circoscritto e limitato. "Ladroni" consapevoli l'hanno distolta dal controllo delle regioni, proprio dove si svolgono gli iniziali corsi di ruberia in attesa del grande salto a Roma, dove tutto poi avverrà "a loro insaputa", dove ci si espone pochissimo e si accresce in forma esponenziale il patrimonio familiare.
Pensate un pò "Scajola" non è incappato nemmeno nel fastidioso avviso di garanzia perchè è tutto avvenuto "a sua insaputa".
La Corte dei Conti non è stata una invenzione di Quintino Sella, no, è stata il perfezionamento e l'adeguamento all'evoluzione dei tempi delle forme di controllo alle risorse che appartenevano all'Impero Romano e poi all'Impero di Bisanzio.
Fino ad un certo punto esistevano non solamente i controlli a posteriore dei conti pubblici, ma anche e soprattutto quelli preventivi. Poi i politicanti disinvolti dissero che tutti quei controlli imbrigliavano il fluire dell'attività politico-amministrativa: ed iniziò subito il processo che portò alla situazione in cui un "ladro" -alla Franco Fiorito- può aprire il cassetto ed acquantare migliaia di euro per farne poi i suoi "porci comodi".  Per la verità Fiorito si era pure evoluto: sapeva fare i bonifici che dirottavano soldi sui suoi conti personali.
 
Prima dell'innaugurazione di Quintino Sella (legge 14 agosto 1862, n. 800) per la verità anche lo stato piemontese aveva una sua Corte dei Conti di cui Cavour era solito  ripetere essere "assoluta necessità di concentrare il controllo preventivo e consuntivo in un magistrato inamovibile". Magistrato inamovibile doveva essere, per non rischiare il "trasferimento in altra sede" da parte dei politici sottoposti a controllo.
 
Nessuno pensi che il periodo post-unitario fosse diverso dall'attuale. Allora come oggi il debito pubblico era enorme, ma non per causa di ruberie, corruzioni e appalti gonfiati. Il processo unitario oltre che esigere il sangue di tanti patrioti idealisti aveva comportato il gonfiarsi di tanto debito pubblico.
Quintino Sella fu il ministro che con la "politica della lesina", col disinteresse sociale della classe politica, con l'occhio rivolto all'interesse collettivo raggiunse -unica volta nella storia italica- il pareggio di bilancio.
I suoi provvedimenti furono rigorosi e pesanti, l'organizzazione dello stato fu efficente, i servizi messi in campo non ammettevano sprechi di nessun tipo, l'occhio fu puntato sugli investimenti e sulle infrastruttura. Inesistente fu la zavorra ed il parassitismo.
 
Oggi il denaro pubblico è affidato a chi manca dell'elementare "senso dello Stato". Basta pensare all'enorme fiume di denaro che transita nella sanità, competenza delle regioni. Qui sgorgano gli scandali al ritmo di dieci per ogni ora di tempo che passa, qui gli sprechi sono la regola, qui la gente debole (i malati) subiscono la violenza dei ladri incontrollati.
 
Immaginiamo un pò: nel 1994, proprio dopo l'esperienza ancora fresca di tangentopoli, la nuova classe dirigente del paese (berlusconiani ed ex-pci) ha con la legge 14 gennaio 1994, n. 20 limitato enormemente i provvedimenti amministrativi sottoposti al controllo preventivo della Corte dei Conti.
 
Adesso con i meschini fenomeni di "corruzione" e malvesazione appare a tutta evidenza come possa esserci stata cattiveria nell'eliminare ogni forma di controllo (specialmente in casa dei ladroni: consigli regionali).
Certo, la Corte dei Contri immaginata da Quintino Sella eseguiva controlli su "atti amministrativi" e sulla "gestione del denaro pubblico". Oggi il mondo della Finanza Pubblica è molto, ma molto, diverso da come poteva presentarsi in una società prevalentemente contadina.
La Corte dei Conti da decenni ha articolazioni nei capoluoghi di regione, con sezioni giurisdizionali, ed è dotata di funzione consultiva per le amministrazioni pubbliche.
Annualmente la Corte riferisce alle Camere ma anche ai Consigli regionali sull'andamento delle risorse pubbliche.
 
Logica vorrebbe che la Corte dovrebbe occuparsi dei posti dove maggiori sono gli illeciti ai danni delle risorse pubbliche. Il controllo sulla spesa "politica" sarebbe necessario. Il che però non è possibile perchè la classe politica in carica è povera, povera di spirito e di senso dello Stato. E' la classe politica che fa le leggi e se la legge non autorizza la Corte dei Conti a mettere sotto chiave i fondi affidati ai mille Franco Fiorito d'Italia non c'è nulla da fare.
La "casta" esiste. Per eliminarla basta cominciare a votare, quando si va nei seggi, per nomi nuovi che non sappiano nulla di Alfano, Bersani, D'Alema, Scajola, Veltroni, La Russa, Gasparri e roba simile.
 
Oggi la Corte dei Conti possiede, come è giusto che sia, formazione e cultura giuridica. Questo tipo di cultura, indispensabile, va arricchita di cultura economico-finanziaria. Saper leggere ed interpretare i bilanci è oggi condizione imprescindibile per mettere all'angolo le "cricche" berlusconiane ed i "sistemi sesto" di Filippo Penati. Accanto ai magistrati-giuristi servono in pratica i magistrati-economisti. Una legge del 1997 ammette che nell'organico possano transitare solamente il 20% di magistrati non giuristi, con solida preparazione "economico-finanziaria". Questa percentuale è limitata, troppi sono gli accorgimenti contabili usati nelle società a partecipazione pubblica per rubare milioni (forse miliardi) di euro con una sola operazione, con una sola manovra.
Per scoprire queste ruberie serve l'occhio allenato dell'esperto economista.
 
In Italia l'originale serio controllo della Corte dei Conti secondo l'impostazione del ministro Quintino Sella ormai non è condiviso. La classe dirigente oggi, per ingannare la gente e gli elettori, nomina decine e decine di propri uomini fidati a capo delle Autority (ironicamente chiamate indipendenti).
La verità di queste Autority è che posizionando propri uomini (superpagati) ai loro vertici non arriveranno sorprese ai danni dei politicanti.
La Corte dei Conti, riadeguata ai tempi, ma che conserva l'indipendenza propria dell'ordine giurisdizionale, è invece per i politicanti "pericolosissima".

1 commento:

  1. COMPLIMENTI per questa acuta analisi!
    ...qunado i CONTI...NON tornano!
    Un CORdiaLEONESE Incitamento a continuare
    Leoluca Criscione

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