Il titolo è ispirato alla risposta ad una interrogazione consiliare presentata da Anna Fucarino al Sindaco per invitarlo ad attivarsi per la salvaguardia del plurisecolare archivio della baronia di Vaccarizzo.
Come salvare le masserieLa Repubblica 25 gennaio 2008
In una terra come la Sicilia, che vanta millenni di storia, è sempre in agguato il pericolo che per certi luoghi, fuori dagli itinerari classici cali l'oblio o, quanto meno, si aggravi sempre più il degrado al quale sono stati condannati. La zona del corleonese rappresenta un esempio di come, l'esclusione dai processi di industrializzazione e la limitata e tardiva vocazione turistica, possano condurre alla marginalità. Sembra quasi impossibile che sia la stessa zona dove, tra l'ottavo ed il nono secolo i bizantini, temendo l' arrivo dei musulmani, idearono una rete di castelli e fortificazioni che costituiva un perfetto controllo del territorio. Appartengono a questo periodo il castello di Calatamauro, dall' arabo Kalat-Mavru cioè Rocca del Moro, ed il castello di Prizzi, dal greco tardo pyrizein «comunicare con il fuoco». Una mappa del sistema castellare medievale della zona fu redatta dal celebre geografo arabo Idrisi. Ma la zona ha un suo indubbio fascino anche per un altro tipo di manufatti, meno maestosi, certo, ma con un loro carico di storia e tradizioni legate alla vocazione rurale del territorio, un mondo fatto di masserie, case a cortile e semplici ricoveri. E se l'incuria e l'abbandono hanno compromesso seriamente il patrimonio di chiese, castelli e fortificazioni, si può ben immaginare quale sia la sorte riservata all' edilizia minore. Negli ultimi anni, una delle tecniche adottate per la rivalutazione di questi luoghi è quella di riunirsi in consorzi. Uno tra i molti è il gruppo di azione locale Terre del Sosio, formato dai comuni di Corleone, Chiusa Sclafani, Bisacquino, Campofiorito, Contessa Entellina, Palazzo Adriano, Prizzi, Roccamena e Giuliana. Ognuno con una sua storia antica, ma, come spiega Sebastiano Canzoneri, presidente del Consorzio leader Terre del Sosio, uniti da «un sorprendente patrimonio architettonico, storico e culturale proveniente dalla tradizione contadina, da rivitalizzare nell' ambito di un progetto di sviluppo». Sull'esperienza degli studi e degli interventi dei quali oggi la Valle del Sosio è oggetto, è nato il "Manuale del recupero dei siti rurali" a cura di Vincenzo Anello con una lettura antropologica di Rita Cedrini, pubblicato da Dario Flaccovio. Un'attenta schedatura di più di novecento siti rurali censiti nel territorio, con l' indicazione della loro ubicazione, datazione, destinazione originaria ed attuale, tipologia, caratteri costruttivi e stato di conservazione. Completano l' opera alcuni cenni geologici, ipotesi sul loro recupero e resoconti su esperienze di restauro già effettuate. «Ogni casa rurale - spiega Vincenzo Anello, curatore del manuale - è del tutto interdipendente con il paesaggio. All' antica distesa del feudo si è prima sostituita la trama dei contenuti appezzamenti di terreno, poi ancora in alcune zone l' ulteriore frammentazione dei fondi in piccole proprietà, poi ancora il loro abbandono. Per quanto riguarda il territorio oggetto del nostro studio, non possiamo registrare diffusi recuperi di immobili rurali, bensì alcuni interventi di consolidamento, ma soprattutto profonde alterazioni per adattamenti funzionali a mutate necessità dei proprietari, quasi sempre in dispregio alle più elementari norme del buon senso costruttivo e del rispetto del manufatto in cui si opera».
- ANTONELLA SCANDONE
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