martedì 14 settembre 2010

Sentimenti raccolti fra la gente: si rivuole a Contessa Entellina papas Nicola

A Contessa Entellina, all’infuori della cerchia ristrettissima di gente che della Fede non vuole capire nulla ma che dell’appartenenza a questo o quel rito ne fa questione di vita e di morte e pertanto dialoga solo all'interno della cerchia, la gente si conosce l’un l’altro e conosce pensieri, vocazioni, intenzioni e beni personali di ciascuno. Nel paese di 1.800 abitanti la privacy è soltanto una parola che significa tutto e nulla.
A Contessa Entellina siamo tutti conoscenti l’uno dell’altro, è comunque un po’ azzardato dire che siamo l’uno amico dell’altro. Non esiste sicuramente, comunque, la divisione fra greci e latini, all’infuori di quindici da un lato e quindici dall’altro: il resto si è tutti “contessioti”.
E’ ovvio -comunque- che incontrandosi le persone, in questi giorni del dopo 8 settembre, debbano commentare gli avvenimenti a sfondo pseudo-religioso che vedono un Monsignore di Foggia che ignorando il tutto di tutto di Contessa Entellina ha assunto decisioni burocratiche del tipo: due più due fanno quattro.
Vero è che Egli soccombe sotto montagne di carte ricevute da noi (dai presbiteri ai sacrestani), essendo risaputo che i contessioti sono bravi nelle spedizioni a Roma, ignorando che a Piana degli Albanesi c’è un Vescovo, ma le carte da sole non sono sufficienti per poter essere conoscitore della “persona”, delle “persone”, della ricchezza umana che in ciascuno c'è.
Al Monsignore è stato raccontato che un papas del luogo è stato geloso delle tradizioni greco-bizantine e che costui si è sempre attestato -nel suo essere papas- sulla posizione che il patrimonio religioso-culturale ricevuto dal predecessore è suo dovere, non negoziabile, consegnarlo al successore. Al Monsignore è stato pure raccontato, dall’altra, che un sacerdote di rito latino venuto da Cianciana, e ordinato prete da Mons. Sotir, del patrimonio religioso-culturale ricevuto dal papas non gli è interessato un fico secco (essendo Egli, appunto, di Cianciana) e pertanto è arrivato al punto di chiudere il portone della sua Chiesa in faccia al papas medesimo ed ai suoi seguaci che volevano cantare (come da secoli) la Paraklisis davanti all’immagine della Madre di Dio, lì conservata.
Il Monsignore, che non può dedicare il suo tempo a questioni puerili come quelle che gli sono state rappresentate, in quattro e quattro fanno otto, ha dettato a Sotir Ferrara il da farsi: tutti e due i presbiteri (il greco ed il latino) vadano fuori da Contessa Entellina, vadano a cambiare aria. Due escono e due entrano.
Questa è burocrazia -dirà qualcuno-, ma è anche matematica -si può aggiungere-; e poi dicono che i “gerarchi” non fanno uso del razionalismo !
Il Monsignore in tre giorni di sua presenza a Piana degli Albanesi sul finire di luglio ha risolto (a modo suo), senza voler sentire nessuno di coloro che gli chiedevano udienza, ciò che Sotir Ferrara in tre anni non voleva manco prendere in considerazione perché puntava sulla “mano invisibile”, quella di Adamo Smith che sul gioco spontaneo delle forze economiche aveva scorto la bontà del libero mercato.
Questa vicenda, a Contessa Entellina, viene letta con occhi variegati, non esiste fra i 1.800 abitanti una versione univoca. E’ assodato che l’indice di gradimento di Mons. Tamburrino è sotto zero, nel senso che al -100% dei fedeli si uniscono i pochi “indifferenti” del paese. Monsignor Sotir Ferrara, colui che avrebbe dovuto risolvere i problemi sul nascere, viene compatito per i problemi di salute che gli incombono ma non raccoglie nemmeno lui uno (dicesi uno) consenso fra la gente.
E’ scontato che papas Nicola Cuccia, persona limpida, onesta ed umile, riscuota -per la punizione di cui nessuno capisce le motivazioni- il massimo della solidarietà sia fra i “greci” che fra i “latini” (con l’ovvia esclusione dei quindici). Papas Nicola, sacerdote, amico, insegnante, animatore di giovani e ragazzi, uomo di cultura, aperto ai fedeli e ai non fedeli, ai praticanti e ai dubbiosi, nella sensibilità di tutta la popolazione viene visto "punito" da un “gerarca” abituato a dare ordini (ai monaci) ed abituato a sconoscere l’uomo, la persona, l’io che c’è dietro ogni individuo.
Padre Mario Bellanca ritrova ovviamente la solidarietà della cerchia dei fedelissimi, ma anche di coloro (pochi) che nell’autore della “Teologia delle porte chiuse” hanno intravisto il pupillo capace di combattere contro la cultura greco-bizantina che a cinque secoli di distanza dall’insediamento in quest’angolo di Sicilia dalla gran parte della popolazione (sia di rito greco che latino) non la si vuole mettere in discussione. Si tratta di quella gente –diciamo noi- che non sa gustare la grandezza della “cultura” in generale e che purtroppo si ritiene soddisfatta, contenta, del meno che ci ritroviamo ogni volta che un filone del sapere del passato, della tradizione, ”perisce”. Se chiedete loro a chi fa male conoscere, oltre al rito romano, anche il rito bizantino non otterrete risposta. E’ fortuna, ovviamente, che si tratti di una ristretta minoranza.
La stragrande maggioranza della gente (di rito greco e latino) è accorsa infatti alla fiaccolata di solidarietà a papas Nicola, è accorsa alla riapertura del portone della Chiesa della Favara l’uno agosto 2010, dopo che era rimasto chiuso nel 2009 su intuito ed esperimento del “teologo” che aveva vietato l’elevazione all’interno della Chiesa della Favara della Paraklisis, è accorsa nella piazza Matrice quando ha saputo che papas Nicola era divenuto parroco di Palazzo Adriano mentre il “teologo” continuava (e continua ancora oggi) a fare il parroco della Chiesa della favara. In tutte queste manifestazioni non c’erano solo greci, buona parte, una grande parte, per quanto attiene al rito era latina.
Si, papas Nicola a Contessa Entellina è divenuto il simbolo della gente che nei gerarchi, greci o latini, vede solamente, e nient’altro, che uomini dal potere cieco.

2 commenti:

  1. Carissimo Compagno,
    leggo tutte queste notizie del mio paese dalla terra tedesca.Ma va afiniri ca a Par Kola u fannu santu subbitu???? Fammi sapiri ka vogghiu veniri.
    Fulippu

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  2. In questa vicenda mi dispiace dissentire, ma non vedo gerarchi greci, solo gerarchi della chiesa franco-latina erroneamente chiamata cattolica. Cattolica è tutto il pleroma della Chiesa fondata da Cristo: Credo nella Chiesa: Una, Santa, Cattolica e Apostolica.Ed anche colui che viene nominato e sappiamo il suo nome e cognome è un vescovo della Conferenza Episcopale Siciliana e Italiana.
    P. Giovanni Capparelli

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