martedì 14 settembre 2010

Don Pino Puglisi ............di Nicola Graffagnini

Don Pino Puglisi e il miracolo della sua Scuola Media .
Don Pino Puglisi viene ucciso la sera del 15 Settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno, con un colpo di pistola alla nuca mentre torna a casa.
Due mesi prima la Parrocchia aveva subito una grave intimidazione, nottetempo qualcuno aveva bruciato il portone della Chiesa.
Era parroco della Chiesa di san Gaetano a Brancaccio, ove erano nato il 15 Settembre del 1937.
Nel gennaio 1993 aveva inaugurato il centro: “ Padre Nostro”, diventato punto di riferimento per i ragazzi e i giovani della borgata.
Dava fastidio alla mafia dei fratelli Graviano per il suo limpido apostolato, per l’azione diuturna contro i trafficanti di droga, per le prediche domenicali contro Cosa Nostra.
La Cassazione ha reso ormai definitive le sentenze all’ergastolo per i fratelli Graviano, boss della borgata e per gli altri complici del delitto.
La figura del sacerdote è ricordata nel film di Roberto Faenza :” Dritto sulle righe storte”.
Don Luigi Ciotti dell’Associazione Libera, dice: “ Troppo bello il suo modo di vivere la parrocchia, di essere parroco. Per partecipare alla vita di chi gli era vicino ha accettato di percorrere le strade e i cortili più sperduti di Brancaccio. Ha vissuto la strada come luogo di povertà, di bisogni, di linguaggi, di relazioni e di domande in continua trasformazione, come quelle dei giovani drogati che cercava di aiutare con ogni mezzo.”
“Con la sua testimonianza Don Pino ci sprona a sostenere quanti vivono questa stessa realtà di frontiera, con impegno e con silenzio”.
Padre Nino Fasullo, religioso redentorista, Direttore della Rivista Segno, si interroga: “ Mentre si conosce perfino il Killer e le modalità più minime della morte del prete, ancora non si conoscono le motivazioni. Ancora una volta Don Puglisi rischia di rimanere solo e senza giustizia. La solitudine è la compagna inseparabile di ogni figura evangelica”.
“Svolgeva attività pastorale come tutti. Ma con una singolarità che lo distingueva dagli altri. Infatti era un prete che non riconosceva alla mafia alcun potere sulla parrocchia, in special modo nei momenti di festa. Non scese mai a patti con coloro che dominavano illegalmente sul territorio. Il compromesso tradizionale e non solo a Brancaccio è basato sulla divisone del lavoro: il prete fa il prete ( Battesimi, comunioni, matrimoni, funerali, ecc. ) chiudendo occhi e bocca su tutto ciò che al negativo accade intorno: violenze, delitti di sangue, disoccupazione, intrallazzi, lavoro nero e minorile, dispersione scolastica, evasione dall’obbligo, ecc. ) “.
Ma Don Puglisi non si attiene alla tradizione e la mafia lo elimina.
Perché era pericoloso questo sacerdote?
Era un fine educatore capace di incidere sulle coscienze dei suoi parrocchiani in particolare verso i giovani e i bambini, che diceva sono la speranza di Palermo, la speranza di un futuro libero dalla cultura mafiosa.
Nel quartiere incontra un gruppo di abitanti organizzati che protestano per la chiusura del Commissariato di Polizia, si tratta del Comitato intercondominiale con i quali conduce un impegno sociale diuturno inteso ad ottenere dalle autorità responsabili i servizi primari nel quartiere a partire dalla Scuola media, dall’asilo nido, dal consultorio socio-sanitario, dalla palestra e dal campo di calcio, un posto importante per salvare i suoi ragazzi dai pericoli della strada.
Nasce quindi col Centro una collaborazione fruttuosa che fu in grado di creare nel quartiere, fortemente condizionato dal potere politico-mafioso, una nuova coscienza religiosa e civile insieme “.
Alla nuova realtà che sta formandosi vistosamente giorno per giorno anche con l’aiuto esterno, il potere mafioso decide di porre rimedio in modo cruento, uccidendone uno per terrorizzarne cento o mille, con Don Puglisi la mafia uccide la speranza di un quartiere che voleva cambiare pagina.
Cento lettere scrisse Don Puglisi alla maniera di Don Milani per raccontare i bisogni dei suoi parrocchiani, a coloro che avrebbero dovuto occuparsi di Brancaccio e invece avevano paura di metterci piede, ai Sindaci Lo Vasco, Rizzo, Orobello, agli Assessori competenti della Scuola e della Sanità, al Prefetto e al Questore e poi al Presidente della Repubblica.
Il 27 Aprile 1993 scrisse l’ultima lettera che rimane come suo testamento profetico : "Se non si realizzano in tempo i servizi primari necessari richiesti, questo contesto di degrado sociale sarà capace di garantire ancora per molti anni comportamenti indecenti, analfabetismo, evasione scolastica e quindi manodopera per la criminalità mafiosa".
Oggi il quartiere di Brancaccio ha la Scuola Media a lui intitolata , inaugurata nel 2000 dal Presidente della Repubblica Calo Azeglio Ciampi .
Forse è questo il miracolo che Don Pino Puglisi ha fatto per il quartiere, ove qualcuno tanto tempo fa aveva decretato che la Scuola Media non doveva mai entrare a Brancaccio !......
NG

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