lunedì 2 dicembre 2024

Così ci ha fatto riflettere

Prof. Antonino Buttitta

Le vicende umane scorrono nella Storia come le acque di un fiume dall'andamento lento oppure vorticoso e, pur percorse da diverse e misteriose correnti, si confondono e si fondono in un unico corso. Quando lo osserviamo è come se un invisibile  telecamera  ne riprendesse  singoli dettagli, quando insomma la regia della mente decide, indicando ai tecnici  delle luci di illuminare questo o quel particolare.

 Il film che ne risulta è solo una sequenza di immagini parcellari  la cui intelaiatura  logica non è più quella della realtà considerata ma quella imposta  da chi cura il montaggio. E' così che gli storiografi  si illudono, illudendoci, di conoscere e raccontare la storia di uomini e società, proponendo frammenti per il tutto: singoli pezzi di un puzzle  di cui a loro come a noi spesso sfugge il disegno complessivo.

 La realtà che risulta dal lavoro di selezione e ricostruzione dello studioso di storia è in sostanza  discrasica rispetto a quella  realmente vissuta, sia per lo stato, pur sempre limitato, delle sue conoscenze sia per altri fattori su cui è utile soffermarci.

 La realtà è un unicum continuum, la sua rappresentazione necessariamente un discretum . Quest'ultimo, quindi, in quanto esito di un processo di riduzione, è una deformazione del primo. A questa riduzione concorre un insieme di convertitori di cui alcuni costanti e altri variabili. Costanti sono i processi cerebrali, le strutture logiche che funzionano come meccanismi di base per la osservazione e la costruzione della rappresentazione; variabili le ideologie e i modelli culturali che non sono, come si ritiene, dentro di noi, quasi che la mente fosse un semplice contenitore, ma sono trama e ordito del nostro pensiero, funzionano come un dispositivo organico agli stessi materiali che elabora.   

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