Crollo dell’Impero Romano d’Oriente (2)
Alla conclusione del Concilio di Firenze, su cui ci siamo soffermati nella precedente pagina, sembrò che le forze disponibili a difendere la città simbolo contro i turchi, Costantinopoli, potessero essere sufficienti. In campo c’erano: 1) Il voivoda (=governatore di vasti territori) della Transilvania, Giovanni Hunyadi, 2) Ladislao III Jagellone, re di Polonia e di Ungheria e 3) Giorgio Brankovic, despota della Serbia. Costoro ebbero alcuni successi che andarono ad aggiungersi alla ribellione di 4) Giorgio Scanderberg e la sua Albania.
I turchi entrano a Costantinopoli che diventerà Istambul Dopo molti assedi, Costantinopoli cadde il 29 maggio 1453. Il despotato di Morea cadde nel 1460. L'impero di Trebisonda, ultimo baluardo bizantino in Anatolia, cadde nel 1461, mentre nel 1475 cadde il Principato di Teodoro, in Crimea, ultimo stato diretto erede dell'impero. L'imperatore Costantino XI Paleologo, conscio dell'imminente crollo, combatté personalmente fino alla fine e morì sulle mura di Costantinopoli. |
Il disastro di Varna fu determinante sull’esito finale dell’espansionismo turco. La sorte dell’Impero Romano d’Oriente, dell’Impero bizantino, era ormai segnata. A resistere contro i turchi restarono la capitale, Costantinopoli, e la Morea. Nel 1449 alla morte di Manuele II successe al trono di Costantinopoli il fratello Costantino XI. Quando sembrarono chiare le intenzioni di Maometto II di attaccare la città di Costantinopoli, Costantino punto’ sull’ultima risorsa che gli restava: annunciò l’unione della Chiesa bizantina a quella romana. Nell’aprile del 1453 il sultano cinse d’assedio Costantinopoli con un esercito composto da 160mila uomini rispetto ai pochi, appena 7000 uomini, rimasti a difendere la Città, alcuni dei quali erano genovesi guidati da Giovanni Giustiniani-Longo.
Il 29 maggio, dopo una più che eroica resistenza contro il soverchiante esercito turco ed il continuo bombardamento dell’artiglieria nemica, Costantinopoli fu presa d’assalto e lo stesso Costantino XI cadde mentre in prima persona partecipa ai combattimenti.
Quel maggio 1453 suscitò nel mondo cristiano, compreso nel mondo dei veneziani, molta costernazione. Addirittura gli stessi ambienti che avevano negato gli aiuti cominciarono ad immaginare una crociata. Restava ancora libera la Morea bizantina governata dai fratelli Demetrio e Tommaso Paleologo, l’uno intenzionato a resistere ai turchi e l’altro a negoziare. Nel 1460, il Sultano personalmente chiuse i conti con i Paleologi cingendo d’assedio la città di Adrianopoli.
Ormai per chiudere il tempo di quella che era stata l’ecumene bizantina restava il Gran Comneni di Trebisonda e Maometto II non esitò a cingere d’assedio la capitale e a chiudere il capitolo della penultima realtà statuale bizantina (era il 1461). Nel maggio 1475, il comandante ottomano Gedik Ahmet Pascià conquistò Caffa (oggi Feodosia) in Crimea e alla fine dell’anno, dopo cinque mesi di assedio, anche Mangup, la capitale del principato di Teodoro, cadde nelle mani ottomane.
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