sabato 31 agosto 2024

La morte demografica

 Spopolamento nei paesini interni

della Sicilia

I paesi di Sicilia vanno diventando paesini: la popolazione da decenni in qua si trasferisce in città o nei paesi limitrofi meglio dotati di servizi, senza ricordare quei, tanti, che emigrano all’estero. E non siamo al punto di svolta, tutt’altro. Per i paesi come il nostro, Contessa Entellina, le proiezioni della popolazione per il 2050 parlano di “morte demografica”.

Nostri giorni
La politica non è stata capace di
affrontare il fenomeno migratorio
del nostro Meridione e 
oggi
ci troviamo a dibattere
del fenomeno immigratorio.


La storia di centinaia di migliaia di esistenze
in grado, nelle difficoltà, di offrire un contributo
impareggiabile alla crescita sociale, culturale
ed economica del loro nuovo paese.





 Non v’è dubbio che il fenomeno di spopolamento delle aree interne a favore delle aree urbane  e’ globale.  Nelle  realtà prive di impulsi socio-economici e culturali il crollo demografico -lo sostengono gli studi demografici- va diventando di anno in anno “impetuoso”.  La popolazione che si è trasferita a vivere nelle città e nei paesi limitrofi più vitali dal 1953 al 2023 e’ cresciuta del 48,9%, da 16 a 24 milioni (dati ISTAT) ed i paesi di periferia, ormai borghi periferici delle aree interne, sempre più privi di lavoro, servizi e socialità hanno subito un crollo del 26,4%.

 Gli studi ISTAT, e sopratutto quelli delle Università, mettono in evidenza che il fenomeno dello spopolamento delle aree interne a favore degli insediamenti urbani non è solamente tipico dell’area nostra, quella belicino-corleonese, però noi che qui abbiamo fissato di vivere non possiamo che cogliere le tracce di ciò che succede nel paesaggio nostrano e non possiamo che leggere ciò che gli studi dicono in materia di decrescita demografica. 

  In molte realtà dell’Isola i vuoti -in qualche misura- vengono riempiti da immigrati-stagionali legati comunque al ciclo agricolo.

 L’indice di vecchiaia nei paesi dell’interno del Meridione, isole comprese,  e’ pure esso indicazione che non lascia dubbi: i tassi della popolazione ultrasessantacinquenne e’ di 223 anziani per ogni 100 in età di lavoro. Nei centri urbani medio-grandi però lo stesso indice e’ di 192,2 contro 178,8 in età di lavoro. Donato Di Sanzio (insegna Storia delle migrazioni all’Università di Palermo e Lineamenti di storia delle migrazioni nel master di secondo livello in Gestione delle migrazioni e dei processi di accoglienza e inclusione dell’Università di Napoli Federico II)  sostiene che simili evidenze descrivono le dimensioni di un processo strettamente legato a fenomeni di impoverimento sociale, economico e culturale, in grado di mettere in discussione il futuro di intere comunità. Le proiezioni sulla popolazione al 2050 prevedono, ad esempio, la “morte demografica” di interi comuni dell’Appennino centrale e del Meridione.

   Per evitarla servono iniziative urgenti e investimenti mirati, adesso, non fra qualche anno.

(Il tema riguarda da vicino anche il nostro paese Contessa Entellina. Avremo modo di tornare a parlarne).

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