venerdì 26 aprile 2024

Il delitto Matteotti (6)

  La denuncia di Matteotti

 

 Il 30 maggio 1924, alla riapertura della Camera dei Deputati dopo le elezioni politiche svoltesi il 6 aprile, Giacomo Matteotti chiese la parola  a proposito della convalida degli eletti. Si trattò di un discorso aspro e serrato, riportano i giornali dell'epoca, che il blocco liberal-fascista uscito con infiniti brogli vincitore delle elezioni ascoltò con attenzione. Le chiare parole del deputato negarono il diritto della maggioranza di professarsi tale.

  Il suo discorso fu continuamente interrotto dai banchi fascisti e dal Presidente dell'Aula, il fascista Alfredo Rocco, che a un certo punto con tono non di rito lo invita a parlare "prudentemente". Matteotti asserisce che le elezioni politiche si erano svolte sotto il controllo di "una milizia a disposizione del partito fascista che impedisce all'inizio e fondamentalmente la libera espressione popolare e basta ciò per invalidare in blocco l'ultima elezione in Italia". Egli va ben oltre alla denuncia: "in sei circoscizioni elettorali" furono impedite mediante l'uso della violenza le verifiche delle schede ed in altre province si è usata la violenza di ogni genere fino all'assassinio del deputato socialista Piccinini, violando la sua abitazione privata.

La conclusione del suo discorso: "Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l'autorità dello Stato e della legge. Fatelo se siete ancora in tempo; altrimenti voi, sì,  veramente rovinate quella che è l'intima essenza, la ragione morale della nazione. (...) Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle Elezioni". 

 Matteotti con quel discorso mise il dito sulla contraddizione più grossa nel rapporto tra il fascismo ed i suoi alleati liberali, vale a dire l'utilizzazione della violenza e dell'illegalità da parte di un governo sorto per ripristinare la legge e l'autorità dello Stato.

 Mentre il parlamentare socialista sviscerava gli atti di illegalità, Mussolini ed i ministri assumevano volti scuri. Di quanto aveva pubblicamente denunciato ne era personalmente consapevole lo stesso Matteotti, che a voce abbastanza alta, rivolta all'on.le Cosattini, disse: "Ed ora preparatevi a farmi l'elogio funebre". Una sorta di profezia a cui lo spingevano le recenti aggressioni ad altri esponenti dissidenti nei confronti del fascismo ( Forni e Misuri) ed antifascisti come (Nitti e Amendola).

Chi volesse leggere l'intervento di

Giacomo Matteotti, per intero. piggi qui Matteotti

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