lunedì 22 aprile 2024

Il delitto Matteotti (2)

 Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine il 22 maggio 1885. Il padre, Girolamo, era un piccolo commerciante che possedeva anche alcuni terreni. Era secondo di tre figli frequentò l’Universita’ di Bologna e si avviò subito alla vita politica collegandosi al movimento socialista di quel primo novecento.

Già nel 1910 era fra i protagonisti della vita politica e amministrativa di Rovigo e sindaco del comune di Marzana, in provincia di Rovigo. Al Congresso di Reggio Emilia (1912) si schierò in posizioni anti-Turati e per l’espulsione dal Partito di Bonomi e Bissolati perseguendo posizioni antimilitaristiche. Mostra comunque posizioni conciliaristiche rispetto alle varie posizioni politiche esistenti all’interno del Partito Socialista di quell’inizio del Novecento; sostanzialmente era un uomo pragmatico disponibile alle alleanze fra i vari gruppi che agitavano la vita interna del Partito.

Dal 1915 si impegna nelle attività di rafforzamento delle cooperative dell’area emiliano-romagnola contando anche sul sostegno della Banca provinciale del Polesine. Proprio l’attività’ svolta in favore delle cooperative gli ha accresciuto il favore delle campagne romagnole e la grande influenza all’interno del Partito. Allo scoppio della Prima guerra mondiale la posizione del Partito socialista e di Matteotti e’ per la neutralità. In quel contesto sorge e si incancrenisce il rapporto politico col massimalista Mussolini, che punta invece per l’interventismo. Avvio’ in quei mesi di inizio della prima guerra mondiale una lunga serie di comizi antimilitaristi. Fu per lui un periodo di forte impegno e resistenza proprio per essere stato un antimilitarista e pacifista, col suo partito prevalentemente posizionato sull’espressione ne’ aderire ne’ sabotare. Egli continuocomunque ad essere visceralmente neutralista e ancora più intransigente di quello dei settori più radicali del PSI. Senonche’ gli arrivò’ il richiamo alle armi e assegnato ad un reggimento di artiglieria.  Il Comando di Verona ritenendolo un “pervicace, violento agitatore, capace di nuocere  in ogni occasione agli interessi nazionali” ne dispose l’allontanamento dalla zona di guerra e lo internò’ a Campo Inglese, nella Sicilia Orientale.

(Segue)

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