lunedì 15 gennaio 2024

Un Personaggio


Alessandro Trocino:  Laureato in Giurisprudenza, ha scritto di cronaca e di politica. Giornalista del «Corriere della Sera», è autore del libro inchiesta sulla Lega Nord, Razza Padana, edito dalla Bur.

Anni: 45




Il senso della vita



Secondo Kierkegaard ci sono tre 

fasi nella vita. La prima è quando 

cerchiamo nuovi piaceri e sperimentiamo 

nuove strade. Può essere il sesso,

 la droga, ma anche semplicemente dei viaggi. 

È la fase estetica

La seconda è quando non ci basta più, 

quando la fase «consumistica» si risolve 

con la domanda: è tutto qui? 

E allora cerchiamo di entrare nella «macchina» 

della vita, nei suoi ingranaggi. Il filosofo 

la chiama la fase etica: ci si innamora, 

si sperimentano rapporti di coppia, ci si 

sposa, si fa carriera. Anche questa fase, 

a volte, si esaurisce. 

E allora si passa alla 

terza fase, quella «religiosa». Si cerca, 

cioè, un nuovo senso alla vita, che trascende 

la nostra quotidianità. Si associa la propria 

vita alla causa o a un senso più profondo che 

va oltre noi stessi. A volte è la religione,

 a volte la meditazione e comunque 

qualcosa che ha a che fare con la spiritualità



Queste tre fasi si possono applicare a fasi 

cronologiche della vita delle persone ma 

anche ad attività. 

Prendiamo la lettura. Si può leggere per diletto,

 per cercare qualcosa di interessante e piacevole. 

Ma dalla fase estetica si può passare a quella 

etica, se si usa la lettura per imparare e crescere. 

Se poi leggi per capire il senso della vita, sei 

nella fase religiosa. 



La bellezza della filosofia di Kierkegaard, 

sostiene Arthur C. Brooks, è proprio questa: 

la possibilità di evadere dalla noia con nuovi 

approcci, che ci consentano di vivere 

pienamente. Si può vivere pienamente 

senza conoscere gli Houthi? Certamente sì. 

Si può vivere pienamente pescando salmoni?

 Ovviamente sì. Puoi concentrarti sulla carriera, 

perfezionare certe tue attitudini o talenti, o 

anche solo trasformare attività ripetitive e 

apparentemente noiose in meditazioni 

trascendentali illuminanti. Non c’è una scala 

di valori tra le varie fasi. La vita è 

sostanzialmente inutile, per chi non 

ha un approccio religioso. Spenderla 

spaccando legna tutta la vita, o leggendo 

Kierkegaard o diventando un campione di 

scacchi, è sostanzialmente equivalente. 

Quello che cambia è se si concepisce la vita 

come un fenomeno collettivo, un’esperienza 

che facciamo insieme agli altri

Allora 

scopriamo che ci sono altre dimensioni. 

Che siamo immersi in un flusso temporale 

e in un universo popolato da altre persone. 

Pannella amava ripetere una frase enigmatica, 

modificandone una di Bergson:

 «La durata è la forma delle cose». 

La felicità può essere istantanea? 

Oppure è una finzione, un piacere superficiale 

che solo nella durata assume una forma piena, 

percepibile? 

Nessun commento:

Posta un commento