sabato 14 ottobre 2023

Il fanatismo non credente

 Un articolo interessante di Angelo Panebianco è oggi riportato sul Corriere della Sera su quanto accade in queste ore in Medio Oriente, in Palestina. Il titolo è già di per se eloquente 

“Il Fattore  Fanatismo Religioso”.

 Riportiamo alcuni brani: 

Che cosa sia il fanatismo religioso è per lo più incomprensibile per persone come gli europei.

Infatti gli europei vivono da tanto tempo in società secolarizzate ove la parola Dio ha ancora un significato solo per minoranze sempre più esigue e le stesse istituzioni religiose (sia protestanti che cattoliche) cercano di andare incontro allo «spirito del tempo» e cioè secolarizzano in larga misura il proprio messaggio. Gli europei del XVI secolo, del tempo delle guerre di religione nel Vecchio Continente, non avrebbero avuto difficoltà a capire di cosa stiamo parlando. Allora, in Europa, i fanatici religiosi c’erano eccome e, da una parte e dall’altra, commettevano atrocità di ogni genere. Nei mondi religiosi, accanto a maggioranze di credenti mansueti che osservano quietamente i precetti della loro religione, sono presenti anche gruppi, più o meno ampi, di pericolosi estremisti. Sfortunatamente, sono le minoranze estremiste e non le maggioranze mansuete di credenti a condizionare maggiormente la storia del loro tempo. Valeva per i cristiani nel XVI secolo come in altri momenti, vale per i musulmani in varie fasi della loro storia. 

Il fanatico religioso può commettere atrocità perché una voce interiore gli dice che sta eseguendo la volontà di Dio. Come potrebbero gli europei capire una cosa simile? Certo, nell’età delle ideologie, abbiamo avuto la nostra parte di fanatici. Ma si trattava di fanatici politici. Ad esempio, le Brigate rosse ammazzavano in nome di secolarissime baggianate, come la rivoluzione proletaria. Ma non avrebbero mai trucidato deliberatamente bambini. Quando venivano catturati dalle forze dell’ordine, tolta una quota di irriducibili, i brigatisti, spesso, si mettevano a cantare come usignoli. Erano (ridicolmente) definiti «pentiti».

A proposito del fanatismo religioso bisogna tenere conto di due fatti evidenti. Il primo è che gli esseri umani, quali che siano le loro credenze, non riescono quasi mai a comportarsi in modo del tutto coerente con esse. E questo vale anche per il fanatico religioso. Il quale, se se ne dà l’occasione, può benissimo commettere atti criminosi per piacere o per vantaggio personale pensando che Dio comunque lo perdonerà data la sua dedizione alla Causa. Figurarsi poi se fra i capi di Hamas non ce ne siano di quelli che sfruttano la credulità dei seguaci per il proprio tornaconto. 

Il secondo fatto è che il fanatismo religioso non fa scomparire gli interessi e i calcoli di chi lo sfrutta per finalità del tutto mondane, che nulla hanno a che fare con cause religiose rilette e reinterpretate in chiave estremista. All’epoca delle guerre di religione in Europa, i vari sovrani sfruttavano o cercavano di sfruttare a proprio vantaggio le azioni distruttive generate dal fanatismo religioso. La stessa cosa accade oggi. Ad esempio, perché il presidente della Turchia, prezzemolo-Erdogan, ormai mediatore a tempo pieno (si tratti di Ucraina o di Palestina), sta «trattando» con Hamas? Perché, sfruttando il suo ruolo, che condivide col Qatar, di grande protettore dei Fratelli musulmani (di cui Hamas è una costola) , pensa di ottenere vantaggi spendibili in altre negoziazioni in cui è impegnato (con gli americani e non solo).

Segue

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