martedì 19 settembre 2023

Considerazioni sulla parlata arbëreshe di Contessa Entellina -///- Avv. Domenico Cuccia

Considerazioni sulla parlata arbëreshe di Contessa Entellina


Contessa è dei tre centri siciliani in cui si parla ancora l’arbëresh quello più a rischio. I fenomeni economici e
sociali che hanno provocato la disgregazione della comunità originaria, sparsa ormai nelle americhe, con
l’emigrazione di fine 800 e primi del 900, e nell’Italia settentrionale, in Europa e in Australia, con
l’emigrazione del secondo dopoguerra, hanno provocato con la diminuzione costante della popolazione un
declino continuo del numero degli albanofoni. Contemporaneamente è aumentata la presenza dei non
albanofoni provenienti dai paesi vicini. Si è ampliata pure la tendenza di contrarre i matrimoni con coniugi
provenienti da altre zone linguistiche e l’uso, invalso tra le stesse famiglie albanofone, di non insegnare ai
figli l’albanese ma l’italiano come prima lingua.
Io stesso, che non vivo perennemente a Contessa ma a Palermo, mi rivolgo in italiano agli interlocutori di
cui non conosco la base linguistica, passando con gioia all’albanese se scopro che sanno parlare l’arbëresh.
In questo mese di settembre 2023, nel quale sono stato più presente nella mia comunità di origine, mi sono
chiesto se la parlata albanofona di Contessa abbia gli anni contati e se la nostra comunità rischia, presto, di
fare la fine di Mezzojuso e di Palazzo Adriano, ossia quella di centri di origine arbëreshe in cui si conserva
l’identità, la tradizione religiosa e culturale ma si è perso l’uso della lingua.
Devo dire che un buon lavoro è stato compiuto dagli insegnanti delle scuole elementari, originarie di
Contessa, che ancor prima dell’entrata in vigore della legge regionale n. 26 del 1998, su iniziativa di due
deputati: Francesco Di Martino di Contessa e Gianni Petrotta di Piana degli albanesi, e della legge nazionale
n. 482 del 1999, hanno iniziato a insegnare la lingua, la cultura e le tradizioni arbëreshe nelle scuole.
Purtroppo il continuo calo demografico ha provocato la perdita dell’autonomia scolastica, che la scuola di
Contessa, come scuola con la presenza di una minoranza linguistica, aveva ottenuto, riducendo di molto
l’opera positiva della scuola per la conservazione della lingua.
Ma non è tutto negativo. Ultimamente si è sviluppato tra i contessioti il fenomeno identitario. Contessa ha
ricevuto nell’ultimo ventennio la visita di due presidenti della Repubblica albanese: Rexhep Meidani e Ilir
Meta. La statua di Giorgio Castriota Skanderbeg, simbolo dell’identità nazionale albanese, opera dello
scultore contessioto Vincenzo Muratore, è stata collocata nello Spiazzo greco. Molti cittadini, per mettersi
in contatto tramite i social, con albanesi arrivati più recentemente in Italia dall’Albania e dal Kossovo,
cercano di migliorare il loro albanese, tentando di superare il gap nascente dal mancato insegnamento
dell’albanese scritto in età scolare. Non è poi del tutto vero che passata questa generazione degli anziani
nessuno parlerà più l’albanese. Ci sono dei trentenni che lo parlano ancora molto bene, alcuni presenti nel
Consiglio comunale e nella Giunta municipale.
Bisognerebbe, inoltre, distinguere tra i contessioti residenti e i contessioti che, seppure non formalmente
residenti, continuano a mantenere rapporti con la propria comunità di origine, a iniziare da quelli che
vivono nel capoluogo regionale o in centri vicini, e da quelli che, residenti in nord Italia e all’estero,
raggiungono Contessa durante i mesi estivi e la festa dell’8 settembre. Ebbene in questo periodo la lingua
prevalente ritorna a essere l’arbëresh.
Guardando alla comunità contessiota in maniera un po’ più ampia qualche speranza di sopravvivenza
culturale e linguistica, ad avviso di chi scrive, ancora c’è.
Avvocato Domenico Cuccia


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