lunedì 3 luglio 2023

Politica ed Economia. Non è più tempo di nazionalismi

Riflessione per capire il mondo entro cui viviamo

L’agenda economica nazionale (PNRR, MES, ...) di cui insistentemente i media ci inondano senza, peraltro, molto farci capire, va divisa in tre capitoli finalistici: 

1)  consolidare i progressi fatti durante il Covid e trasformare in -principi ispiratori- quegli interventi nelle "inevitabili" prossime crisi a cui i regimi di vita da terzo millennio ci conducono; 

2) arrivare ad un compromesso sulla riforma del Patto di stabilità in ambito UE; 

3) impostare l’agenda del futuro per dare all’Europa gli strumenti per l'autonomia strategica.

Parte prima.

Effettivamente le tante misure messe in campo in ambito UE per far fronte al Covid vanno consolidate, fatte entrare a sistema: 

--esse hanno infatti introdotto elementi di solidarietà tra Paesi,

-- si è fatto strada il principio del debito comune quale strumento (temporaneo, al momento) per far fronte all’emergenza. 

--è indispensabile evitare in caso di crisi futura che l’esperienza del Pnrr risulti inefficace. 

L’Italia, in assoluto è la più grande beneficiaria del Next Generation Eu (Ngeu), ed ha grandi responsabilità nel dover dimostrare che l'opportunità PNRR non si riveli in solito grande flop. Nuocerebbe non solo a noi italiani che ci riveleremmo degli "incapaci", ma anche alla costruzione di un’ Europa solidale, la metà verso cui devono puntare le generazioni che ci seguiranno.

Parte Seconda

Nel 1941 gli italiani
Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi
elaborarono il
Manifesto di Ventotene.



La Commissione ha lavorato alla riforma del Patto di stabilità, cambiandone l’impostazione. 

== E' stata introdotta una certa flessibilità sulla velocità a cui un Paese è tenuto a raggiungere l’obbiettivo di debito. Ridurre la grandissima massa di debito, che caratteritta in assoluto in tutto l'Occidente l'Italia, troppo velocemente è -effettivamente-  negativo per la crescita socio-economica. 

Si punta alla possibilità di un consolidamento più lento, con un piano di bilancio strutturale a medio termine da presentare a Bruxelles, da valutare sulla base di una analisi della sostenibilità del debito medesimo. Per essere accolta l'intenzione italiana richiede un dialogo (confronto continuo) tra la Commissione e il Paese coinvolto, che poi prevalentemente riguarda i soliti paesi superindebitati: Italia e Grecia, sopratutti.

Molti in Italia (sovranisti?)  lamentano l’eccessiva interferenza di Bruxelles. I paesi nordici "rigoristi", Germania in primis,  contrastano l'eccessiva flessibilità ed esigono l'introduzione delle «salvaguardie» sui deficit sopra al 3%, ossia il rientro immediato, indipendentemente dalla analisi di sostenibilità. 


Il governo italiano punta sulla «golden rule», ossia sullo scorporo degli investimenti verdi dal calcolo del debito, ma la proposta non ha finora raccolto adesioni.

Parte terza.

Serve lungimiranza nel disegnare le riforme

L’Unione Europea, in relazione al nuovo quadro politico che va sviluppandosi con la guerra in Ucraina,  deve saper integrare Paesi molto diversi per condizioni economiche e persino culturali. Spuntano non solo problemi di stabilità socio-enonomiche, ma anche necessità di costruire un’idea comune su cosa sia necessario fare insieme per difendere l’autonomia strategica dell’Europa, che si sta rivelando essere relativamente vulnerabile. 

1) ci siamo scoperti dipendenti dal gas russo, 

2) adesso spunta palese la dipendenza dalla Cina per le materie prime e le tecnologie rinnovabili.


L’Europa è tuttavia necessitata a muoversi in questo contesto. E al momento non tutti i paesi mostrano consapevolezza.

Le elezioni europee del 2024 si misureranno su questa sfida. L’Europa dovrà disporre di diversi strumenti per mobilitare risorse nazionali e comuni, risorse pubbliche e private da sottrarre ai governi nazionali. Serviranno riforme, coordinamento tra politiche nazionali, interazione tra Bruxelles e capitali europee, alleanze strategiche e capacità negoziale. 

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Si parli di Pnrr, di Patto di stabilità o di autonomia strategica europea. La sostasnza, vera, è che non è più tempo di sovranismo, serve l'Europa sempre più unita.

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