giovedì 6 luglio 2023

I corleonesi. Quell'espressione che per decenni ha demonizzato un'area territoriale dell'Isola

 La guerra di mafia degli anni Ottanta (2) 

 La Mafia, negli anni ottanta del Novecento, su cui ci proponiamo per alcune pagine sul Blog di riflettere e di trarre conclusioni -nei limiti in cui può farlo qualunque persona che sia nata e cresciuta in Sicilia e che voglia ammettere l'esistenza qui di seri impedimenti a che questa terra si liberi dei tantissimi lacci che impediscono la crescita umana, sociale ed economica-, non controllava direttamente lo scorrere del tempo e delle vicende territoriali direttamente; lo faceva ( e in taluni casi è verosimile che continui a farlo) attraverso il controllo per via indiretta dei ceti politici locali, meglio se gravitavano attorno ai partiti dell'area di governo.

Giovanni Falcone, prima di essere
assassinato, da magistrato fu
uno dei protagonisti del 
maxiprocesso alla
cupola mafiosa
siciliana.





L'inquinamento della vita civile nell'Isola era talmente palese che solamente chi si proponeva di voler essere cieco e privo di olfatto  non si accorgeva di quanto il contesto fosse sfugito alla legalità. Sfogliare oggi i giornali di allora, che pure riportavano le sconcezze di certa politica, crea grande sconforto civico. Certo, non tutto era colluso, ma buona parte della politica (ovviamente e prevalentemente, lo era -in buona parte- quella dell'area di governo).

==Politica di favori,

==Garanzia d'impunità,

==Coperture burocratiche,

==Tutela di privilegi,

=Cointeressenze  nelle attività economiche delle pp.aa.,

==Politica delle mance in cambio al sostegno elettorale,

==Fenomeno criminale gestito politicamente in vista degli scambi reciproci. 

  Negli anni "Ottanta" del Novecento il quadro del fenomeno mafioso era, effettivamente, diverso da quello dei primi decenni del Novecento, quello che noi contessioti conosciamo bene attraverso lo studio storico-sociologico condotto dal prof. Anton Bloch, dell'Università di Amsterdam. Lo studioso olandese scrutò e trovò, ancora in qualche modo vitale -in ambito territoriale locale-, la mafia del feudo e quella immediatamente successiva. 

 Negli anni '80 del Novecento in tutta l'Isola ad essere vitale era la "mafia degli affari", quella che si era consolidata, già, col sacco di Palermo (Il giornalista Stefano Baudino così tratteggia sin dal suo sorgere post-seconda guerra mondiale questa nuova mafia: A cavallo tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta del secolo scorso, a Palermo, vennero concesse 4200 licenze edilizie, gran parte delle quali intestate ad una manciata di prestanome, dal sindaco della città Salvo Lima e dall'assessore ai lavori pubblici Vito Ciancimino, con la compiacenza di molti istituti di credito, i quali non esitarono a finanziare, in un vortice di illegalità e malaffare e molto spesso in piena violazione delle norme di tutela del patrimonio pubblico, gli imprenditori legati alle famiglie mafiose di Palermo. Questo fu, insomma, il Sacco di Palermo).

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