lunedì 19 giugno 2023

Nostri giorni. Le diseguaglianze e la società (2)

Una questione, quella delle diseguaglianze,

che grava sull'umanità, dall'alba del mondo. 




Benedetto Croce
«Il liberalismo non coincide
col cosiddetto liberismo
economico, col quale ha
avuto bensì concomitanze,
ma sempre in guisa
provvisoria e contingente,
senza attribuire alla massima
del lasciar fare e lasciar
passare
altro valore che
empirico, come valida in certe
circostanze e non valida in
circostanze diverse»

La scienza economica nasce, si afferma in quanto scienza, con Adam Smith (1723-1790); prima di lui non esisteva l'economia politica, è con lui che nasce la scuola classica, punto ancora oggi di riferimento del "liberismo".



























Prima di Smith, delle questioni in materia socio-economica ad occuparsene era il mercantilismo che si occupava delle questioni di governo di uno stato dibattendo sulle problematiche dell'usura e sulle opportunità o meno di impiegare del denaro pubblico al di fuori delle spese di governo. Pur essendo i secoli anteriori al Settecento secoli di profonda miseria per vastissimi strati sociali, il fenomeno non rientrava nei campi di analisi nè dei potenti che governavano le società nè degli studiosi (che -generalmente- erano uomini di formazione religiosa). Le sofferenze della stragrande maggioranza delle popolazioni, per migliaia di anni, dal sorgere della civiltà umana, non furono oggetto di interesse nè dei potenti, nè dei letterati.

Fu con gli studi di Adam Smith, e col sorgente ruolo degli "economisti", che iniziano ad essere affrontati modi e criteri finalizzati a migliorare il livello di vita delle società, delle comunità locali e delle comunità statuali. Ciò non significa che nel corso dei secoli la povertà non costituisse un problema, tutt'altro. Era ritenuto parte del destino umano.

E' con la scuola classica settecentesca e con i primi studi di Adam Smith che ci si interroga su come migliorare il livello di vita delle società; più specificatamente -all'inizio- della società britannica. La "scuola economica classica" nasce infatti in Inghilterra. Le intenzioni iniziali non furono finalizzate a ridurre quella vasta area sociale, ma di puntare alla sua crescita sociale.

Oltre ad Adamo Smith, la iniziale scuola classica di economisti vide figure come Thomas Malthus, David Ricardo e John Stuard Mill i quali tutti iniziarono a riflettere se le loro formulazioni teoriche avessero effettivi riscontri ed avessero, quindi, un senso. I loro studi, ovviamente, necessitarono della messa in campo di specifiche politiche concrete. 

Non si trattò di una transizione facile dalla carenza di studi alla messa in atto della cosiddetta politica economica.  Bisognava transitare dalla carità, dal ruolo della Chiesa e dei baroni ad un diverso assetto che potesse garantire un nuovo/diverso equilibrio, stimolare quello che fu definito -per la prima volta- il sistema economico, in vista di migliorare la qualità di vita. Si trattò, allora, di far nascere, in quella fase storica, il liberismo e con esso l'economia di mercato.

Ci proponiamo di cogliere, a grandi linee, la logica del liberismo, che mette in archivio il feudalesimo, e -poi- ancora, la logica politica del socialismo-democratico, che sorgerà ad un secolo di distanza dal liberismo, con l'intento di corregerne le conseguenti ed inevitabili storture sociali connesse alla logica del mercato.

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